ANGIÒ, Ercole Francesco duca di

Enciclopedia Italiana (1929)

ANGIÒ, Ercole Francesco duca di (fino al 1576 duca di Alençon)

Federico Chabod

Figlio di Enrico II e di Caterina de' Medici, nacque a Fontainebleau il 18 marzo 1554. Cominciò a partecipare alla vita politica nel 1573; e il momento era propizio alla sua smodata ambizione. Gli ugonotti in guerra contro la monarchia; una parte della stessa nobiltà cattolica malcontenta del potere dei Guisa; i moderati, cioè i politici, inquieti per le conseguenze di tante lotte: una condizione di cose, dunque, quanto mai precaria e incerta. Ed ecco i politici, mossi e da desiderio di salvare l'unità nazionale e, anche, da interessi privati offesi, rivolgersi verso il duca di Alençon, come un possibile capo, già durante l'assedio di La Rochelle (marzo-maggio 1573). Da allora, il principe, legatosi con Enrico di Navarra e con altri dei più influenti personaggi cattolici e ugonotti, e, più tardi, con lo stesso partito ugonotto, che giunse a designarlo come suo capo, si pose in aperto contrasto con i due fratelli maggiori, successivamente re di Francia, Carlo IX ed Enrico III; anzi, i rapporti divennero così tesi ch'egli finì col fuggire da Parigi (15 settembre 1575) e riparare a Dreux, raggiunto subito da molti nobili. Attorno a lui, erede presuntivo della corona, si strinsero e i politici e gli ugonotti che, in piena rivolta contro la monarchia, cercavano di legittimare così la propria azione. Solo per la mediazione di Caterina de' Medici si poté conchiudere la pace di Étigny o di Monsieur (7 maggio 1576), che, mentre dava garanzie e concessioni agli ugonotti, riconosceva al giovane principe l'Angiò, la Touraine, il Berry, con il titolo di duca d'Angiò. Soddisfatta così in parte la propria ambizione, egli si riavvicinava allora al fratello Enrico III e si staccava dagli alleati del giorno innanzi; combatteva anzi contro di essi, al riaccendersi della guerra, impadronendosì di La Charité e di Issoire (aprile-giugno 1577); ma, rinnovatisi i dissidî con Enrico III, l'A. fuggiva nuovamente da Parigi, riparando ad Angers (15 febbraio 1578).

Tuttavia, la sua attenzione era adesso rivolta altrove, verso i Paesi Bassi. Qui, la lotta contro gli Spagnoli pareva offrire più vasto campo ad un'ambizione principesca: e l'A., che riprendeva, se pure con altri intenti, i disegni di Coligny, era già dal 1577 entrato in trattative sia con l'aristocrazia cattolica, sia con Guglielmo di Nassau principe di Orange, l'uno e l'altro desiderosi di amicarselo. Ora, il 13 luglio 1578, egli entrava in Mons, per forzar la situazione e vincere le riluttanze dei calvinisti, e riusciva a concludere un primo trattato con gli Stati Generali dei Paesi Bassi (Anversa, 13 agosto 1578), in virtù del quale assumeva il titolo di "difensore della libertà dei Paesi Bassi contro la tirannia degli Spagnoli" pur senza ottenere diritto alcuno d'intromissione nel governo interno del paese. Ma la sua situazione rimaneva precaria e incerta. Vi fu, da una parte, vivo allarme della Spagna che minacciò guerra alla Francia, se truppe francesi fossero penetrate nelle Fiandre; né celò le sue apprensioni la stessa Elisabetta d'Inghilterra, che non intendeva vedere un francese insediarsi nei Paesi Bassi. Dall'altra, evidente ritrosia dei ribelli a sottoporsi ad un nuovo padrone. Non sostenuto da Enrico III, privo di mezzi proprî e abbandonato quasi completamente dai suoi stessi alleati, egli doveva pertanto ritornare in Francia, sulla fine del 1578. E tuttavia, continuò a mantenersi in rapporti continui con Guglielmo di Nassau, riprendendo ad un tempo il progetto di matrimonio con Elisabetta d'Inghilterra, già abbozzato negli anni precedenti. Una visita ch'egli fece alla regina nell'agosto del 1879, parve foriera di prossime nozze; mentre le trattative con l'Orange e con l'Unione di Utrecht sboccavano in un nuovo trattato (Plessis-Les-Tours, 19 settembre 1580), per cui il duca diveniva "principe e signore" dei Paesi Bassi, a condizione di rispettare tutte le franchigie e privilegi loro, e sotto il controllo continuo degli Stati Generali. Una sovranità, cioè, puramente formale, concessa dall'Unione per avere, attraverso il duca d'Angiò, l'aiuto del re di Francia, che, questa volta, era o pareva disposto a sostenere il fratello; e pertanto tutt'altro che atta a soddisfare l'ambizione del principe. Il quale, perciò, consumato il 1581 e il 1582 in operazioni militari di scarsissimo costrutto, in manovre diplomatiche e, ancora, nelle trattative matrimoniali con Elisabetta, cercò di risolvere la equivoca situazione con un colpo di forza, facendo occupare dalle truppe francesi, inviate in suo aiuto dalla stessa Caterina de' Medici, le città dei Paesi Bassi (17 gennaio 1583). Ma il tentativo fallì specialmente ad Anversa; e il duca fu costretto a ritornare in Francia. Nuove speranze si riaffacciarono tra il 1583 e il 1584, quando le città dell'Unione, minacciate dagli Spagnoli, ricorsero ancora a lui, accettando persino come suo eventuale successore Enrico III, cioè acconsentendo virtualmente all'unione con la Francia (trattato di Delft, 25 aprile 1584). Ma il 10 giugno 1584, prostrato dalla tisi, l'A. moriva a Château Thierry. Il progetto di lui era totalmente fallito: parte, per le difficoltà della cosa in sé (diffidenza dei ribelli calvinisti contro un cattolico, tendente all'assolutismo; insufficiente appoggio della monarchia francese, che allora del resto non era in grado di svolgere una politica estera in grande stile); parte, anche, per l'incapacità dell'irrequieto duca a compiere un'impresa di tal genere.

Bibl.: F. De Crue, Le parti des politiques au lendemain de la Saint Barthélemy, Parigi 1892; J. H. Mariéjol, Catherine de Médicis, 2ª ed., Parigi 1920; cfr. Lettres de Catherine de Médicis, IV-VIII, Parigi 1891-1901. Per i rapporti con Elisabetta d'Inghilterra, J. A. Froude, History of England from the fall of Wolsey to the defeat of the spanish Armada, Londra 1887, XI. Per la questione dei paesi Bassi, G. Groen van Prinsterer, Archives ou correspondance inédite de la Maison d'Orange-Nassau, Iª serie, Leida 1835-1847, VI-VIII; J. M. B. C. Kervyn de Lettenhove, Les Huguenots et les Gueux, Bruges 1885, V, VI; P. L. Muller e A. Diegerick, Documents concernant les relations entre le duc d'Anjou et les Pays-Bas, 1576-83, voll. 5, L'Aja 1889-99; H. Pirenne, Histoire de Belgique, IV, 3ª ed., Bruxelles 1927.

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