ERACLIDE Pontico

Enciclopedia Italiana (1932)

ERACLIDE Pontico ('Ηρακλείδης ὁ Ποντικός, Heraclīdes Pontĭcus)

Giorgio DIAZ DE SANTILLANA
Gennaro PERROTTA

Filosofo e scienziato, poligrafo greco, soprannominato ὁ Ποντικός perché originario di Eraclea sul Mar Nero. Fu scolaro di Platone e di Speusippo: dopo la morte di quest'ultimo (338 a. C.), tornò in patria, dove ebbe una scuola. I dossografi lo chiamano qualche volta "peripatetico": questo vuol dire soltanto che in qualche sua dottrina e nel suo modo di scrivere si sentiva, a ragione o no, qualche cosa di "peripatetico". Visse tra il 390 e il 310 (termini probabili, ma approssimati). Scrisse opere etiche, fisiche, grammatiche, "musiche" (Μουσικά), retoriche, storiche. Molte erano dialoghi, assai ammirati nell'antichità: E. mescolava, sul modello di Platone, elementi fantastici a serie teorie filosofiche e scientifiche. L'originalità maggiore è nelle idee fisiche e cosmologiche.

Nel trattato sulla Musica, E. propone l'idea che il ritmo fondamentale della poesia greca sia il tripice ἰὴ παιάν, da cui deriverebbero il trimetro e l'esametro. A E. si è anche attribuita la prima idea delle onde sonore. Ma Heinze dubita si tratti di un altro E. più giovane, che l'avrebbe ricevuta da Senocrate. Nel Περὶ ϕύσεως sviluppò la teoria atomica democritea: egli chiamava gli atomi ὅγκοι ἅναρμοι "corpuscoli indivisibili" e sosteneva che la ragione divina li avrebbe raccolti insieme a formare il mondo. E. suppone agli atomi la capacità di cambiare proprietà secondo le combinazioni, ravvicinandoli così ai nostri elementi chimici. Alle sue vedute si ricollegano Asclepiade e la scuola dei medici empirici. Nel Περὶ τῶν ἐν οὐρανῷ precorse teorie scientifiche importantissime: "E. e i pitagorici - dice Stobeo - affermano esservi mondi innumerevoli, e la Luna essere un mondo come il nostro". Le variazioni di splendore dei pianeti avevano dimostrato impossibile la teoria omocentrica di Eudosso. E. propose quindi di far girare Mercurio e Venere attorno al Sole; questo avrebbe sempre rotato attorno alla Terra, la quale a sua volta rotava su sé stessa in 24 ore. Più tardi, forse da E. stesso, per ragioni di simmetria, si fecero rotare attorno al Sole anche Marte, Giove e Saturno, sistema che fu ripreso da Tyge Brahe; e Aristarco fece l'ultimo passo, mettendo il Sole al centro del mondo. Lo Schiaparelli ha ingegnosamente difeso l'ipotesi, in sé plausibile, che la prima idea d'un sistema eliocentrico si debba a E. Ma la questione resta sub iudice. Sta di fatto che a E. si riferisce Copernico stesso nella lettera dedicatoria a Paolo III del suo De revolutionibus orbium caelestium. Più in là di E. si spinse Aristarco di Samo; nulla possiamo dire dell'influenza di E. su Aristarco.

E. dové avere grande versatilità e genialità. A lui risale, in embrione, la teoria metrica nota come pergameno-romana della derivazione dei versi greci da uno o due prototipi. Gli antichi ammiravano le sue qualità artistiche. Tra l'altro E. si divertiva a comporre "drammi di Tespi".

Bibl.: G. V. Schiaparelli, Origini del sistema eliocentrico presso i Greci, Milano 1898; id., I precursori di Copernico nell'antichità, Milano 1873; P. Tannery, Sur Héraclide du Pont, in Mémoires scientifiques, Parigi 1912; O. Voss, De H. Pontici vita et scriptis, Rostock 1916; Daebritz, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., VIII, col. 472 segg.; F. Enriques e G. Díaz de Santillana, Storia del pensiero scientifico, Milano 1932, cap. XIV.

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