ERACLEA Lincestide

Enciclopedia dell' Arte Antica (1973)

ERACLEA Lincestide (v. vol. iii, p. 392)

F. Parise Badoni

Fondata con probabilità da Filippo II (le fonti sono molto scarse e non del tutto esplicite su quest'argomento) in seguito alle guerre illiriche, come punto strategico ai confini dello stato macedone e del mondo illirico, ebbe una grande importanza militare nei primi secoli che seguirono la sua fondazione. In posizione naturale molto favorevole, ai bordi di una pianura molto vasta e fertile, attraversata dalla via Egnatia, E. prosperò particolarmente nei primi anni dell'Impero. Per un secolo e mezzo infatti, la Macedonia fu l'unica provincia romana sulla penisola balcanica, la base dell'espansione romana verso il N della penisola e la sua via di penetrazione verso l'oriente. Nella bassa epoca imperiale E. divenne sede episcopale; alla fine del V sec. essa cadde per due volte successive nelle mani dei Goti. In seguito si riprese; nel 553 il suo vescovo Benignus rappresentò al Concilio di Costantinopoli l'arcivescovo di Salonicco. Probabilmente essa soccombette con le invasioni slave del VI secolo.

In questi ultimi anni si è rivolta particolare attenzione al settore ad E della fortificazione, al complesso cioè delle tre basiliche una delle quali era stata in passato erroneamente indicata come "palazzo". Il rapporto fra le costruzioni e la loro successione, è ancora in gran parte da chiarire: esse dovrebbero essere datate, soprattutto in base ad alcuni particolari architettonici, all'incirca al V-VI sec. d. C. La basilica A, collocata immediatamente ad E della basilica G, si sovrappone a una costruzione di età romana: l'ambiente centrale formava un'unità con l'insieme di edifici a N e comunicava probabilmente con altri edifici romani, il portico a E e le terme. Il bacino rinvenuto al centro di quest'ambiente, apparteneva verosimilmente alla prima basilica paleocristiana, fungendo da battistero e rimanendo poi con tale funzione anche nella seconda fase di essa. Nell'ambiente orientale attaccato al battistero, si è constatata l'esistenza di un pavimento più antico, di livello inferiore. Quest'insieme orientale faceva probabilmente parte della grande basilica più antica ad occidente (basilica C). La disposizione delle costruzioni romane presenti in tutta la zona, hanno quasi sicuramente determinato la singolare disposizione di queste basiliche, collocate praticamente una di seguito all'altra: a 8 m dal muro orientale della basilica C, infatti, si è scoperto il muro orientale e l'abside di una basilica più antica (B), di cui si sono rinvenuti, sotto il pavimento in mosaico del nartece della basilica A, i livelli pavimentali. Il battistero, con la prima chiesa episcopale (A), dovrebbero appartenere al V secolo.

Sul lato meridionale, a breve distanza da questi edifici, si trova la cinta muraria di età romana, che presenta in molti punti una doppia cortina: quella esterna dovette essere costruita dopo l'assalto di Teodorico, nel 479. Nello stesso periodo la basilica A dovette subire grandi trasformazioni.

Il mosaico del pavimento del nartece della basilica C, recentemente pubblicato, è costituito da un pannello centrale a forma di rettangolo allungato (19,40 × 2,60) contornato da un bordo a meandro con pesci negli spazi romboidali formati da esso. Nello spazio centrale è raffigurata una allegoria del paradiso, in cui alberi carichi di frutti con uccelli svolazzanti, fiancheggiano un medaglione centrale, nel quale sono rappresentati due cerbiatti disposti ai lati di un kàntharos adorno di tralci di vite. Al di sopra dei cervi, due pavoni. Tra gli alberi, animali simbolici. Il mosaico viene datato alla fine del V, inizî del VI secolo. Gli editori vi riconoscono un apporto di elementi egiziani e siriaci e maestranze probabilmente di Costantinopoli.

Nel settore NE rispetto alle basiliche, è stato individuato un portico di pianta rettangolare, limitato a N da un muro (di cui restano le fondazioni) e a S da un colonnato di cui sono conservate tre fondazioni con rispettive basi di colonne. I capitelli sono di tipo corinzio, analoghi ad alcuni tipi di Pergamo e del Foro Traiano, probabilmente databili al II secolo. In esso è stata pure rinvenuta una bella statua di togato con base iscritta da cui si deduce il nome del cittadino di E., H. T(itos) F(lavios) Oreste. In base a dati stilistici ed epigrafici, il monumento viene datato alla prima decade del Il sec. d. C.: la capigliatura è tipica di alcuni ritratti di età traianea. Un altro monumento con statua femminile acefala, viene datato alla medesima epoca. Non lontano dal portico è stata pure rinvenuta una replica del Menandro.

Ignota resta per ora la destinazione di questo portico, sia che esso facesse parte di un complesso termale o di altro edificio pubblico, sia che fosse per sè stante e fiancheggiasse il Foro o l'arteria principale della città. L'ipotesi che il Foro fosse situato al posto occupato attualmente dalla grande basilica A è più che probabile. I monumenti funerarî di E. L. in epoca imperiale, sono perlopiù stele (altezza m 1,50, larghezza 50-60 cm), la cui metà inferiore è occupata dall'iscrizione, quindi seguono una o due fasce di rilievi e terminano con un frontoncino. In genere è rappresentato un banchetto funebre o un cavaliere. Più frequenti sono le figurazioni di personaggi stanti (probabilmente i defunti) tipici per i monumenti funerarî della Macedonia settentrionale.

A Porodin (7 km da Bitola), si è scavato in questi ultimi anni un insediamento tardo Neolitico. Esso va collocato nella prima metà del III millennio. Dovette cessare intorno al 2500 a. C., a causa probabilmente di un incendio.

Bibl.: Scavi di Eraclea: Heraclée, I, 1961 (Bitolj 1961, in francese); Herakleja, II, 1965 (Bitolj 1965, in serbo, con riassunto in francese). Mosaico del nartece della basilica C: Heraclea, III, 1967 (Bitolj 1967, in inglese). Insediamento tardo-neolitico: Porodin, Bitolj 1960.