MODIGLIANI, Enrico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 75 (2011)

MODIGLIANI, Enrico

Italo Farnetani

– Nacque a Roma il 19 sett. 1877 da Lazzaro (Eleazar) e da Ester Piperno. La sua famiglia faceva parte della comunità ebraica di Roma e aveva vissuto fino al 1870 all'interno del ghetto. Ebbe tre fratelli: Guido, Silvio e Lamberto.

Dopo aver conseguito la maturità classica, nel 1903 si laureò in medicina e chirurgia presso

l'Università di Roma con una tesi sperimentale ammessa al premio Girolami. Iniziò quindi a frequentare la clinica pediatrica della stessa università, diretta da L. Concetti.

Nel 1906 si recò a Parigi per frequentare la clinica diretta da A.B. Marfan, presso l'Hôpital des enfants malades. Divenuto assistente della clinica pediatrica dell'Università di Roma, ebbe incarichi di sempre più importanti: dal 1911 responsabile del reparto di isolamento, nel 1912 fu nominato aiuto e nello stesso anno conseguì la libera docenza con una tesi su Il rene nella difterite e nella scarlattina (Roma 1912).

La prima parte dell'attività del M., che si può considerare il suo periodo scientifico teorico, è influenzata dagli indirizzi di ricerca coevi e in particolare da quelli tipici della scuola di Concetti. Si occupò infatti soprattutto dei disturbi della nutrizione, di pediatria sociale e di malattie infettive. Interessante il saggio Sui fenomeni di catalessi nei bambini rachitici (in Atti del VI Congresso pediatrico italiano1907, a cura di G. Berti - M. Pincherle - A. Lorenzini, Padova 1908, pp. 190-204), perché già evidenzia l'impostazione orientata verso la pediatria sociale che avrebbe caratterizzato il secondo periodo dell'attività del Modigliani.

Vi presentò tre casi clinici di bambini affetti da rachitismo per dimostrare che l'ambiente familiare, in particolare le maggiori attenzioni da parte della madre e un'integrazione dietetica, determinavano un netto miglioramento clinico con la regressione di molti sintomi. Documentò la pubblicazione anche con quattro fotografie, modalità estremamente rara per quel tempo. Intervenendo nella discussione della propria relazione riferì che il rachitismo sarebbe stato causato anche dalla cattiva aerazione degli ambienti (ibid., p. 215). Nel saggio Sul passaggio delle albumine eterogenee nelle urine dei neonati (ibid., pp. 348, 495-500), dimostrò che la somministrazione ai neonati di quantità medie di albumina di uovo, di latte di vacca, di siero di bue, non determina la comparsa di albuminuria. Anche in questo studio si nota già lo spirito del M.: suo obiettivo era quello di dimostrare la possibilità di integrazioni alimentari tollerate dall'organismo; dati che gli torneranno utili in seguito, quando dovrà organizzare l'alimentazione nelle varie strutture da lui dirette. In un'altra comunicazione (Sulla cura dell’enterocolite dissenteriforme col solfato di soda, ibid., pp. 729-732) confermò l'utilità della somministrazione di solfato di soda nel trattamento dell'enterocolite dissenteriforme. Lo studio Il babeurre (il latticello) e il suo uso nella pratica infantile, con prefazione del Concetti (Veroli 1911), è invece particolarmente importante perché rappresenta una trattazione sistematica di tutti gli aspetti del siero di burro che allora era impiegato nei casi di gastroenteropatia acuta. Tale pubblicazione fu annunciata al congresso di Palermo della Società italiana di pediatria che si svolse dal 20 al 23 apr. 1911 (Atti del VII Congresso pediatrico italiano… 1911, a cura di R. Jemma - S. Cannata, Palermo 1912, pp. 320-322) e nel quale il M. presentò anche una ricerca dal titolo Le iniezioni endovenose e intrapolmonari di siero antidifterico nella polmonite grave  (ibid., pp. 354-357).

La partecipazione alla Grande Guerra rappresentò lo spartiacque tra i due periodi dell'attività scientifica e professionale del Modigliani. Richiamato alle armi nel 1915 in qualità di ufficiale medico, fu destinato a dirigere un ospedale da campo lungo l'Isonzo, ove si dedicò in particolare ai soldati affetti da patologia da congelamento. Ammalatosi seriamente, venne congedato prima del termine del conflitto con il grado di maggiore medico di complemento. T. Luzzati riferisce che contrasse una patologia broncopolmonare con residuati. Fu sottoposto a un intervento chirurgico, ma la malattia ne minò il fisico, conducendolo in seguito a morte prematura.

Con il ritorno alla vita civile iniziò il secondo periodo dell'attività del M., dedicato all'organizzazione nel campo della pediatria sociale. All'inizio del 1918, in concomitanza con la soppressione a Roma della ruota degli esposti, istituì nella capitale l'Opera di assistenza materna, di cui fu, oltre che organizzatore, anche direttore sanitario. Nel marzo 1919, in un'adunanza della sezione romana della Società italiana di pediatria, riferì i risultati del primo anno di attività dell'istituto, dimostrando che in questo periodo l'abolizione a Roma della ruota non aveva determinato un incremento del numero di infanticidi rispetto agli ultimi sei anni, come si era temuto. Tali brillanti risultati erano stati ottenuti anche grazie all'attività dell'Opera, che peraltro in seguito si incrementarono ulteriormente.

Nei primi tre anni di attività, l'ente assisté 444 madri nubili; tra queste, 440 ottennero il riconoscimento della maternità; il 62% lo fecero attraverso l'ufficio legale. Su 232 madri accolte che chiesero il collocamento al lavoro, 161 riuscirono a ottenerlo. Nei primi due anni di attività, inoltre, la mortalità infantile si ridusse al 6,50% (a fronte del 38% nel  brefotrofio di Roma) e in particolare quella per disturbi della nutrizione all'1,75%.

Già dagli inizi del 1918 il M. istituì altri vari servizi, fra i quali il consultorio domenicale per poppanti e divezzi (bambini che avevano compiuto il primo anno di età), subito assai frequentato. L'esperienza del consultorio mostrò al M. che la soluzione al problema dell'alimentazione dei bambini piccoli non poteva limitarsi alla promozione dell'allattamento al seno, quando le madri con gravi problemi sia economici sia abitativi, al momento del divezzamento, non avevano possibilità né di acquistare né di preparare prodotti idonei per il bambino. Pertanto, nel giugno 1919, con l'aiuto delle patronesse dell'Assistenza materna, attivò in via sperimentale una Cucina infantile per dieci bambini presso la Cucina popolare, al 196 di via Labicana, in Roma.

La cucina era aperta tutti i giorni dalle 11 alle 12 e la distribuzione dei cibi era gratuita. In un anno il numero dei bambini assistiti passò da 10 a 123. Questo fu il primo esempio in Italia di struttura organizzata per la distribuzione di prodotti da svezzamento. Il 12 apr. 1920 fu aperta una seconda cucina infantile in via Marmorata 82, nel popoloso quartiere del Testaccio, presso la Cucina popolare degli istituti Domenico Orano. A differenza della precedente, i pasti erano distribuiti ai figli legittimi di famiglie povere. In pochi mesi fu frequentata da 70 bambini tra i 7 e i 30 mesi di età.

Secondo l'impostazione del M., la Cucina infantile non doveva essere un semplice distributore di alimenti ma piuttosto un'integrazione del consultorio e i bambini iscritti dovevano essere visitati settimanalmente dal pediatra (Una nuova istituzione di assistenza all'infanzia: la Cucina infantile, in Atti del IX Congresso pediatrico italiano1920, a cura di R. Jemma - I. Nasso, Napoli 1921, pp. 115-123). Progressivamente nacquero altre strutture per l'assistenza dei bambini illegittimi o poveri; nacquero così varie strutture: l'albergo materno, l'ambulatorio Enrico Toti, la stazione di profilassi sociale di Tor Pignattara, il nido Baronessa Fassini presso l'industria Viscosa destinato ai figli delle operaie. Realizzò anche un ristorante familiare, aperto dalle 11 alle 13 e dalle 18 alle 20, e un servizio di  consultazioni ostetrico-ginecologiche per l’assistenza prenatale. Nel 1923 l'intera organizzazione fu eretta a ente morale, divenendo Opera nazionale assistenza materna.

Al IX Congresso pediatrico italiano (Trieste, 24-26 sett. 1920), il M., in qualità di segretario della Società italiana di pediatria, presiedette la seduta inaugurale e tenne la prima relazione generale, dal titolo L'assistenza alla prima infanzia.

Presentò la comunicazione insieme con G.B. Allaria, che svolse la parte riguardante l'assistenza ai bambini legittimi. Il M., invece, trattò la parte dedicata all'Assistenza alla prima infanzia illegittima (ibid., pp. 63-95, 159-162). Questa importante relazione illustra il pensiero e gli obiettivi del M., che avrebbero costituito la parte specifica della sua attività pediatrica. Notò che il numero degli illegittimi era più alto nelle città più importanti, pertanto pensò che fosse un fenomeno legato all'urbanesimo. Riportò che la mortalità fra gli illegittimi era doppia rispetto a quella degli altri bambini: rispettivamente il 26,9%  dei nati vivi a fronte del 16,1%. Egli individuava la causa di tale squilibrio non nella più alta prevalenza di malattie, ma negli errori nutritivi, soprattutto un allattamento artificiale incongruo, accentuato anche dal numero sempre minore di balie disposte ad allattare. In particolare riferì che il dissesto legato al periodo bellico aveva ridotto in modo drastico il numero delle balie; benché anche il baliatico presentasse, a suo avviso, notevoli problemi. La differenza sostanziale nei differenti tassi di mortalità, però, era dovuta a suo parere soprattutto alla mancanza della madre, alla quale l'istituzione aveva il dovere di sopperire. Propose, pertanto, che la legislazione venisse modificata in modo da prevedere sia la ricerca giuridica della maternità, ma soprattutto quella della paternità – ostacolata, a suo avviso,  da «ragioni egoistiche di sesso» (ibid., p. 77) – in modo da togliere lo stato di illegittimo al bambino. Propose, inoltre, di trasformare in senso estensivo i brefotrofi, con l'istituire accanto al brefotrofio l'asilo materno, un istituto cioè dove la gestante nubile potesse venire accolta negli ultimi mesi della gravidanza, compiervi il parto e rimanervi per tutto l'anno dell'allattamento. In virtù di tali trasfomazioni, propose di convertire il vecchio brefotrofio in un «Istituto di igiene sociale infantile» (ibid., p. 95) che comprendesse, oltre ai compiti di assistenza sanitaria, quello delle visite a domicilio, della distribuzione di abbigliamento, stoviglie, accessori, alimenti, ma anche dell'organizzazione di asili nido presso le industrie.

Nello stesso congresso presentò i risultati di una ricerca svolta in collaborazione con S. De Villa (L'intradermoreazione per la diagnosi precoce della pertosse, ibid., pp. 224 s., e in La Pediatria, XXIX [1921], pp. 337 s.) in cui dimostrò che era possibile eseguire una diagnosi precoce della pertosse iniettando sotto la cute due gocce di un preparato contenente parti del batterio della pertosse. È chiaro, qui, l'interesse del M.: la diagnosi precoce di una malattia infettiva avrebbe permesso un rapido isolamento dei bambini contagiati tale da poter interrompere la diffusione della malattia, procedura importante in strutture con grande affluenza di bambini.

Anche in altri studi (L'azione curativa delle vitamine isolate in alcune sindromi discrasiche della nutrizione e dell'accrescimento, in Gazzetta degli ospedali e delle cliniche, XLV [1924], pp. 1204-1209; L'azione terapeutica delle vitamine isolate in alcune sindromi discrasiche della nutrizione e dell'accrescimento, in  Atti del XI Congresso pediatrico italiano… 1924, a cura di R. Jemma - I. Nasso, Napoli 1925, pp. 597-613), il M. basò le proprie ricerche sulla casistica che aveva osservato, allo scopo di ottenere risultati per il miglioramento delle cure dei bambini che afferivano all'Opera assistenza materna. In base alle osservazioni di vari casi clinici concluse che nei disturbi determinati da enterite o da alimentazione artificiale si potesse risolvere il quadro clinico con una supplementazione vitaminica somministrata sotto forma di preparato farmacologico. Estrema attenzione pose il M. alla composizione qualitativa degli alimenti, soprattutto per i preparati della prima infanzia, basando la scelta sempre sui prodotti che potessero meglio rispondere alle più moderne acquisizioni scientifiche. Nella comunicazione fatta all'adunanza della sezione romana della Società italiana di pediatria il 23 luglio 1922, ad esempio, trattò il tema Osservazioni cliniche sugli alimenti Antolini, che erano alcuni dei prodotti usati nella Cucina materna.

Importante per comprendere, su più larga scala, l'entità del lavoro svolto dal M. – sia riguardo i risultati concretamente ottenuti, sia rispetto all'afflato etico e teorico che vi sottostava – è la sua Relazione morale sul primo quinquennio di funzionamento (1918-1922) dell'assistenza materna, Opera nazionale di assistenza alla maternità ed all'infanzia illeggittima (Roma 1924), che fu presentata presumibilmente proprio al fine di ottenere il riconoscimento di Opera nazionale.

Di ogni donna che chiedeva aiuto veniva compilata una scheda dettagliata, cui seguiva una verifica per assicurarsi che la richiedente avesse detto il vero. Nella Relazione morale si compendiavano, in via definitiva, i principî ispiratori – quello, innanzitutto, di considerare la donna non come colpevole ma come vittima, entro uno spirito assistenziale fattivo, non «elemosiniero» e al di fuori di qualsiasi differenza di censo o di classe –, e si riassumeva in cifre il primo quinquennio di lavoro svolto. I risultati, ancora una volta, devono considerarsi più che apprezzabili, se si considerano i fondi statali irrilevanti e una gestione dell'istituzione sostanzialmente in mano ai volontari: nell'arco di cinque anni scarsi le donne assistite furono 1060 (fra cui solo 41 non riconobbero il figlio, o per deficienze reali o perché affette da tubercolosi e impossibilitate a tenere il bambino); 587 furono i corredini consegnati; 6378 le visite ambulatoriali, e 2582 quelle domiciliari; il 34 per cento delle donne fu ricollocato al lavoro e tutti i prestiti erogati restituiti.

Nel 1905 si era iscritto alla Società italiana di pediatria, di cui fu segretario (1913-20) e consigliere (1920-23). Il 14 genn. 1924, in rappresentanza della Società, partecipò a Roma alla fondazione del premio «Luigi Concetti».

Il M. morì a Roma il 2 apr. 1931.

Poche settimane dopo la morte, l’ Albergo materno fu dedicato alla sua memoria e continuò a funzionare fino allo scoppio della guerra. Tuttavia, nel 1938, dopo che vennero promulgate le leggi razziali, la targa con il suo nome fu sostituita con una dedicata a Rosa Mantoni Mussolini, madre del duce. Riprese a funzionare nel 1944 e continuò ad avere ospiti fino agli anni Settanta.

Il M. aveva sposato Olga Flaschel, dalla quale ebbe due figli, Giorgio e Franco. Olga, nata e cresciuta a Firenze, si era laureata nel 1935 e – partecipe e attiva nella difesa dei diritti civili delle donne e delle madri lavoratrici – fu validissimo aiuto per il M., nonché direttrice e coordinatrice dell'Assistenza materna.

Fonti e Bibl.: Necr., D. Di Robilant, Justae nuptiae, in Boll. maternità e infanzia, VI (1931), 6, pp. 1-9; Roma, Arch. stor. dell'Università degli studi «La Sapienza», Personale docente, AS.2587; C. Comba, [commemorazione], in Atti del XIV Congresso pediatrico italiano1931, a cura di G.B. Allaria - A. Lucca, Varallo Sesia 1931, pp. 935 s.;  T. Luzzati, in La Pediatria, XXXIX (1931), p. 512; G. D'Ormea, Maternità ed infanzia, VI (1931), pp. 245 s. Si vedano inoltre: Atti del V Congresso pediatrico italiano…1905, a cura di L. Concetti - F. Valagussa, Roma 1906, p. 5; Atti dell’VIII Congresso pediatrico italiano… 1913, a cura di G. Berti - M. Pincherle - A. Lorenzini, Bologna 1914, pp. 29 s.; Atti del IX Congresso Pediatrico Italiano…1920, cit., pp. 3 s.; Atti del XIV Congresso pediatrico italiano… 1931, cit., pp. 990 s.; F. Paradiso, Ricordo del prof. Antonino Longo, Catania 1943, p. 7; Id., Antonino Longo, in Medicina e medici nello studio catanese, Catania 1970, p. 128; Id., La nascita della pediatria a Catania, in Scritti in onore di Michele Gerbasi, Napoli 1970, p. 857; I. Farnetani - F. Farnetani, Antonino Longo: la scuola del Concetti e la nascita della pediatria a Catania, in Minerva pediatrica, LIX (2007), p. 831; I. Farnetani, Storia della pediatria italiana. Le origini: 1802-1920, Afragola 2008, pp. 106, 109,123.

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