MAINARDI, Enrico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 67 (2006)

MAINARDI, Enrico

Ennio Speranza

Nato a Milano il 19 maggio 1897 da Ferdinando e Luigia Gnocchi, fu avviato dal padre allo studio del violoncello a soli quattro anni. A otto anni diede il suo primo concerto pubblico eseguendo una sonata di L. van Beethoven. Si diplomò nel 1910 presso il conservatorio di Milano sotto la guida di G. Magrini e contemporaneamente si dedicò all'attività concertistica sia come solista sia in formazioni cameristiche. A Bologna ebbe l'occasione di suonare in duo con O. Respighi. Ricevette da S. von Heusegger l'invito a suonare in Germania il concerto per violoncello e orchestra di R. Schumann: non fu che il primo di una serie di concerti che lo posero via via in stretto contatto con il mondo tedesco. Proprio nell'anno del diploma debuttò con l'orchestra filarmonica di Berlino, ma la notorietà internazionale giunse nel 1913 in occasione del Festival Bach-Reger di Heidelberg. Qui il giovane M. si cimentò brillantemente in tre suites per violoncello solo di J.S. Bach e, soprattutto, eseguì in prima assoluta la sonata op. 116 in la minore per violoncello e pianoforte di M. Reger, accompagnato dal compositore stesso, che dimostrò per il solista sedicenne un grande apprezzamento. Quell'incontro fu favorito dal violoncellista e didatta H. Becker, con cui il M. si perfezionò dal 1912 presso la Hochschule für Musik di Berlino.

Durante il primo conflitto mondiale il M. interruppe l'attività concertistica, in seguito anche a un'acuta crisi personale, che risolse tornando a Milano e continuando gli studi di composizione con G. Orefice, per diplomarsi quindi nel 1918. Gli interessi compositivi presero maggiore corpo sotto l'influenza di G.F. Malipiero, mentre nel 1921 riprese a studiare il violoncello con Becker. Si esibì in duo con W. Backhaus e, per qualche tempo, fu primo violoncello solista in orchestra prima a Dresda e poi a Berlino, collaborando in seguito anche con E. Kleiber. Dal 1922 suonò in duo e in trio con E. Consolo (pianoforte) e A. Serato (violino); da questo periodo in poi gli incontri furono molti e di altissimo livello: in duo con E. Dohnányi, in trio con I. Pizzetti e Serato, con S. Gazzelloni e G. Agosti e, dal 1941, con E. Fischer e G. Kulenkampff, alla cui morte subentrò nel 1948 W. Schneiderhan. Dal 1945 suonò frequentemente in duo con C. Zecchi.

L'attività didattica non fu meno intensa e importante di quella concertistica: dal 1929 fu chiamato, insieme con E. Feuermann, a succedere a Becker alla Hochschule di Berlino, rinunciando tuttavia a tale incarico dopo un solo anno. Nel 1933, con un decreto straordinario, venne costituita appositamente per il M. la cattedra di perfezionamento di violoncello presso l'Accademia nazionale di S. Cecilia di Roma, che tenne sino al 1968. Ricoprì cariche didattiche a Lucerna e al Mozarteum di Salisburgo, tenendo corsi al Festival di Edimburgo, all'Accademia Sibelius di Helsinki, all'Accademia di Stoccolma e a Bonn. Tra i suoi allievi si possono citare A. Baldovino, Joan Dickinson, S. Palm, M. Perenyi, K. Storck.

Dal 1933 il M. cominciò a incidere per la Deutsche Grammophon e in seguito per altre importanti case discografiche. Tra le numerose registrazioni è d'obbligo citare quelle del Don Quixote di R. Strauss diretta dal compositore stesso (Deutsche Grammophon, 1933), delle sei suites di Bach (Archiv, 1957), del concerto di Schumann (Deutsche Grammophon, 1957) e della sonata op. 116 di Reger (Orfeo, 1973, con C. Seemann).

Dotato di un suono incisivo, caldo, pastoso, e di una notevole asciuttezza interpretativa bilanciata da una grande libertà espressiva nella tornitura delle frasi, il M. fu senza dubbio uno tra i più grandi violoncellisti della sua epoca. Il M. si adoperò inoltre con impegno per divulgare la musica italiana dell'epoca, suonando molte prime esecuzioni assolute di pezzi a lui dedicati o semplicemente pagine di quei compositori che sentiva particolarmente affini: citiamo il concerto per violoncello di Pizzetti (1934), il concerto per violoncello (1937) e il Concerto a tre di Malipiero (1938). Il rigore delle sue interpretazioni si riverberava sia nella scelta dei tempi, di preferenza moderati, sia nella scelta dei programmi, ricchi di relazioni, che mai scivolavano nella spettacolarità virtuosistica o nella facilità d'ascolto; fu per esempio tra i primi a eseguire le sei suites per violoncello di Bach in due serate.

Dagli anni Cinquanta il M. si dedicò con maggiore impegno e costanza alla direzione d'orchestra e alla composizione. Gran parte dei suoi lavori (sonate, concerti, musica da camera, pezzi di genere, studi per violoncello, alcuni Lieder scritti per il baritono D. Fischer-Dieskau, ecc.) furono pubblicati dalle case editrici Schott di Magonza e Suvini Zerboni di Milano. Oltre a composizioni proprie, il M. pubblicò diverse revisioni e un'edizione delle suites di Bach munita di un secondo sistema per chiarificare meglio le linee contrappuntistiche. "Il linguaggio del compositore segna una continua evoluzione, dalla raffinata eleganza dei primi lavori alle asciutte, meditative o drammatiche ultime sue pagine - evoluzione parallela, si può dire - all'approfondimento interpretativo dell'esecutore. Legato in partenza a G.F. Malipiero, il M. ha successivamente attinto alla serialità per poi superarla e trovare un linguaggio personale che lo rende difficilmente classificabile fra i suoi contemporanei" (Guarino).

Dal cospicuo catalogo, ancora in attesa di una definitiva schedatura, segnaliamo comunque: trio n. 1 per pianoforte, violino e violoncello (1939); suite per violoncello e pianoforte (1940); sonatina per pianoforte (1941); concerto per violoncello e orchestra n. 1 (1943); sonatina per violino e pianoforte (1943); quartetto per archi (1951); trio n. 2 per pianoforte, violino e violoncello (1954); sonata per violoncello e pianoforte (1955); Elegia per violoncello e archi (1957); concerto per violoncello e orchestra n. 2 (1960); Ballata della lontananza per violoncello solo (1968); sonata per viola e pianoforte (1968); concerto per due violoncelli (1969); Elegische Phantasie per violoncello solo (1969); quartetto per pianoforte e archi (1969); trio per clarinetto, violoncello e pianoforte (1969); quintetto per archi (1970); Divertimento per violoncello e archi (1972). Scritti autobiografici del M. sono stati pubblicati nel volume Bekenntnisse eines Künstlers (Wiesbaden 1977).

Il M., insieme con la seconda moglie Sela, trascorse gli ultimi anni della sua vita a Monaco di Baviera, dove morì il 10 apr. 1976.

Fonti e Bibl.: A. Berrsche, Trösterin Musika. Gesammelte Aufsätze und Kritiken, a cura di H. Rinn - H. Rupe, München 1942, pp. 38 s., 81, 413, 665 s.; K. Schumann, Sarastro auf dem Violoncell, E. M. fünfundsiebzig Jarhe alt, in Musica, 1972, n. 3, p. 278; P. Guarino, in Diz. encicl. univ. della musica e dei musicisti, Le biografie, IV, Torino 1986, p. 585; M. Campbell, The great cellists, London 1988, pp. 192-196; T. Potter, Mixed blessing, in The Strad, CXII (2001), pp. 36-43; Nel mio cuore troppo d'assoluto. Le lettere di A. Toscanini, a cura di H. Sachs, Milano 2002, pp. 152-566 passim; The New Grove Dict. of music and musicians, XV, p. 639; Die Musik in Geschichte und Gegenwart, XI (ed. 2004), Personenteil, coll. 875 s.

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