CUCCIA, Enrico

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

CUCCIA, Enrico

Piero Ceschia

Banchiere, nato a Roma nel 1907 da famiglia siciliana. Si laurea in legge e sposa la figlia del fondatore dell'Iri, A. Beneduce. Nel 1936 viene inviato dal governo a fare luce su alcuni episodi di corruzione in Africa Orientale, missione per cui ottiene i complimenti di Mussolini. Entra all'ufficio studi della Banca Commerciale Italiana, di cui diventa nel 1943 condirettore centrale. Alla fondazione dell'istituto di credito a medio termine Mediobanca, nel 1946, ne diventa amministratore delegato per volontà di R. Mattioli, presidente della Banca Commerciale Italiana, azionista con Banco di Roma e Credito Italiano della nuova Mediobanca. C. imposta lo sviluppo dell'Istituto secondo linee di attività diverse da quelle pensate dal suo ideatore Mattioli, che vedeva in Mediobanca un finanziatore a medio termine della ricostruzione e dello sviluppo dell'economia italiana, e privilegia la funzione di banca d'affari e di finanziaria di partecipazioni. Un gruppo ristretto di privati (tra cui Pirelli e la banca francese Lazard) entra nel capitale della banca e sottoscrive un patto di sindacato, rimasto segreto fino al 1985, che dà uguale peso di voto al 57% detenuto dalle tre banche pubbliche e al 6% dei privati.

Sotto la guida di C., Mediobanca si pone al centro di un intreccio di partecipazioni azionarie nei principali gruppi italiani (tra cui le assicurazioni La Fondiaria, Generali, Sai; i gruppi industriali Pirelli, Fiat, Montedison, Olivetti, Mondadori; le finanziarie Gemina, Ferruzzi Finanziaria, Italmobiliare, Cofide), in posizione spesso determinante grazie allo strumento del patto di sindacato per il mantenimento del controllo da parte delle famiglie imprenditoriali originarie.

Da questa posizione svolge un ruolo centrale, sotto forma di finanziamento e di mediazione e consulenza finanziaria, nelle operazioni relative ai principali gruppi italiani: la fusione tra Montecatini ed Edison nel 1966; l'ingresso della banca libica Lafico nell'azionariato della Fiat nel 1976, con una quota del 10% che ne faceva il primo azionista dopo gli Agnelli; la successiva uscita dei libici dall'azionariato Fiat nel 1986, con un'operazione che per le sue modalità danneggia alcune importanti banche internazionali e provoca una caduta dei prezzi di Borsa; gli accordi tra Pirelli e Dunlop; nel 1988 il piano di riassetto finanziario della Ferruzzi, indebitata dopo la scalata alla Montedison, con la fusione tra la Ferruzzi Finanziaria e la controllata Meta, operazione che provoca una brusca caduta dei corsi di Borsa.

Nel 1985 l'Iri non rinnova il mandato a C. quale suo rappresentante nel consiglio di Mediobanca: C. mantiene il posto in consiglio quale rappresentante del socio privato Lazard, banca francese. Dal 1988 è presidente onorario della banca. È cavaliere del lavoro dal 1978.

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