Empirismo

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

empirismo

Anna Lisa Schino

L'esperienza come unica fonte della conoscenza

L'empirismo è un un indirizzo di pensiero che riconduce tutte le nostre conoscenze all'esperienza esterna (le sensazioni relative al mondo fuori di noi) e interna (la riflessione autocosciente). Più che una dottrina è, quindi, un richiamo alla concretezza e alla sensibilità

Significato del termine

Empirismo deriva dal greco empeirìa, che significa "esperienza", con particolare riferimento alla pratica scientifica e alla scienza medica. Il filosofo scettico Sesto, detto appunto Empirico (vissuto tra la fine del 2° secolo d.C. e l'inizio del 3°) usa questo temine quando definisce empirici i medici che respingono le dottrine astratte e dogmatiche (dogmatismo), ma studiano invece i fenomeni così come si presentano e seguono le indicazioni della natura e i bisogni del corpo. Da questa definizione emerge con chiarezza qual è il metodo dell'empirismo, che muove dai dati sensoriali come base di partenza di qualsiasi forma di sapere e procede dalla sensazione al concetto, e non viceversa.

Ponendo nell'esperienza l'origine di tutte le nostre conoscenze, l'empirismo si oppone all'innatismo e al razionalismo, che fanno derivare la conoscenza o dalle idee innate o per deduzione da principi razionali evidenti e con valore universale.

Nella storia della filosofia l'empirismo è rappresentato, nell'antichità, in particolare dagli epicurei (Epicuro) e dagli stoici (stoicismo); nell'età moderna soprattutto da Francesco Bacone, John Locke e David Hume. Quest'ultimo portò l'empirismo verso posizioni scettiche (scetticismo), suscitando la reazione di Immanuel Kant che operò una sintesi delle ragioni dell'empirismo e del suo opposto, il razionalismo.

Metodo e fonti della conoscenza

L'empirismo afferma che la conoscenza è accettazione dei dati sensoriali nella loro concreta e particolare immediatezza. Nella conoscenza umana si parte quindi sempre dal particolare: non esistono nozioni universali che condizionano il movimento del pensiero, ma l'universalità delle nozioni (ottenuta attraverso generalizzazioni) è soltanto un punto d'arrivo, una conquista. Il metodo dell'empirismo è quindi l'induzione.

L'empirismo non riconosce alcuna conoscenza che non derivi da un contatto immediato del soggetto con l'oggetto. La fonte primaria di ogni conoscenza è costituita dai dati empirici che prendono il nome di sensazioni, percezioni, impressioni, ma anche di idee. Stoici ed epicurei sostenevano che gli oggetti esterni tramite le sensazioni lasciano un'"impronta" nella mente dell'uomo e usavano questo termine per mettere in risalto l'aspetto recettivo e passivo del soggetto. Locke, rifacendosi alla tradizione del pensiero antico, enunciava il principio secondo cui "non c'è niente nell'intelletto che prima non sia stato nei sensi". L'uomo, cioè, conosce ed elabora a livello astratto (nell'intelletto) solo ciò che ha sperimentato a livello di sensibilità.

Allargando il discorso oltre il problema della conoscenza, si può dire che l'empirismo inserisce e risolve la vita intellettuale e spirituale dell'uomo nell'insieme dei contatti e delle relazioni che esso ha con il mondo esterno: Hume spiega tutti i sentimenti dell'uomo (compresi quelli religiosi) in strettissima dipendenza dalle esperienze sensibili; nel positivismo evoluzionistico la genesi dell'intelligenza umana è spiegata con le condizioni ambientali.

La polemica antimetafisica

L'empirismo limita al dato empirico l'ambito della conoscenza e nega al pensiero la possibilità di andare oltre, nega quindi la possibilità di una metafisica. Se tutte le nostre idee derivano dall'esperienza sensibile, nessuna di esse ci può condurre oltre il loro contenuto. Il pensiero non può affermare se non ciò che cade sotto i sensi, cioè quello che è relativo al soggetto che percepisce. Di conseguenza, secondo Hume, non si può affermare l'esistenza della sostanza intesa come "ciò che esiste in sé e per sé". L'idea di sostanza non ha un corrispettivo in una determinata esperienza, e neanche è la conclusione di una dimostrazione razionale, perché l'esistenza si dà, non si dimostra. È soltanto una proposizione metafisica che contrasta con le esigenze dell'empirismo. La sostanza diventa così una semplice costruzione mentale, alla quale non corrisponde nessun dato.

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