BÉART, Emmanuelle

Enciclopedia del Cinema (2003)

Béart, Emmanuelle

Riccardo Martelli

Attrice cinematografica francese, nata a Saint-Tropez il 14 agosto 1965. Di una bellezza delicata e al tempo stesso provocante, è riuscita a superare l'immagine di sex symbol in cui era stata imprigionata nella prima fase della carriera e a diventare una delle più versatili attrici del suo Paese. Benché abbia interpretato in diverse occasioni figure di donne passionali e aggressivamente seducenti, la sua fama è legata soprattutto ai personaggi fragili e vulnerabili dei film di Claude Sautet.

Figlia di un celebre cantante folk, ha cominciato a lavorare come attrice-bambina all'età di sette anni. È passata a parti da adulta dal 1983; dopo alcuni film di modesto livello, che sfruttavano soprattutto le sue attrattive fisiche, una prima affermazione è giunta con il ruolo di un'adolescente appassionata e vendicativa in Manon des sources (1986; Manon delle sorgenti) di Claude Berri che, pur rivelandone le capacità drammatiche (premiate con un César), l'ha consacrata sex symbol nazionale degli anni Ottanta. L'incontro con l'attore Daniel Auteuil (che per undici anni è stato al suo fianco nella vita e sullo schermo) ha coinciso con la progressiva liberazione da questa limitativa immagine; un primo passo in questa direzione è stato rappresentato, tra la fine del decennio e l'inizio del successivo, dall'interpretazione di personaggi tragici come la tossicomane di Les enfants du désordre (1989) di Yannick Bellon, la prostituta di J'embrasse pas (1991; Niente baci sulla bocca) di André Téchiné, e soprattutto la modella di La belle noiseuse (1991; La bella scontrosa) di Jacques Rivette, il film che, per quanto di-stribuito in una versione drasticamente tagliata, ha cominciato a farla conoscere anche all'estero. La vera svolta è stata segnata dall'incontro con Sautet, diventato una sorta di padre spirituale per l'attrice, che sotto la sua guida ha impersonato due memorabili figure di donne tormentate, protagoniste di amori impossibili, in Un cœur en hiver (1992; Un cuore in inverno) e in Nelly et Monsieur Arnaud (1995; Nelly e Monsieur Arnaud), opere in cui l'attrice ha saputo elaborare un registro interpretativo contenuto e sottotono ma di grande intensità, per lei fino a quel momento inedito. Più estroversi, e talvolta provocatori, sono stati altri ruoli dello stesso periodo, come le mogli infedeli dei due melodrammi della gelosia L'enfer (1993; L'inferno) di Claude Chabrol e il costoso e ambizioso Une femme française (1995; Una donna francese) di Régis Wargnier. Questo film, l'ultimo in cui ha recitato con Auteuil, è stato causa della più grave crisi della sua carriera: al fallimento artistico e all'insuccesso commerciale si sono aggiunte la fine del suo matrimonio e le critiche dei giornali che, sovrapponendo i suoi problemi personali al difficile ruolo di donna in cerca dell'amore assoluto da lei portato sullo schermo, hanno confuso il personaggio con l'attrice. Dopo una serie di altre parti sbagliate e di insuccessi, dal 1999 la B. ha ritrovato il favore della critica e del pubblico con personaggi più vicini a quelli interpretati all'inizio del decennio, come la casalinga frustrata e nevrotica, ma vitale di La bûche (1999; Pranzo di Natale) di Danièle Thompson, e la donna forte e serena di Les destinées sentimentales (2000) di Olivier Assayas.

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