VERATTI, Emilio

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 98 (2020)

VERATTI, Emilio

Maria Carla Garbarino

Nacque a Varese (nel quartiere di Biumo superiore), da Pasquale e da Marietta Trolli, il 24 marzo 1872. Dopo essersi diplomato al Liceo classico di Varese, si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia, frequentando fin da studente l’Istituto di patologia generale diretto da Camillo Golgi. Per l’ultimo anno decise però di trasferirsi in un’altra Università, forse spinto dal timore che i difficili rapporti del suo maestro Golgi con l’anatomo-patologo Giacomo Sangalli potessero penalizzarlo in sede di laurea.

Discusse a Bologna la tesi Sulla struttura e il significato di alcune cellule della corteccia cerebrale, laureandosi con lode nel 1896 con Romeo Fusari, docente di anatomia microscopica, che era stato un tempo anch’egli allievo di Golgi. Il lavoro presentato vinse nel 1897 il premio Vittorio Emanuele II per la miglior dissertazione di laurea. Veratti tornò ben presto a Pavia, desideroso di riprendere il lavoro all’Istituto di patologia generale, tanto da rifiutare un posto da assistente di Luigi Sala, docente di anatomia umana. Divenne però, nel 1902, assistente di istologia, sostituendo Francesco Radaeli.

Risale a questi anni una memoria sui centri acustici dei mammiferi (Su alcune particolarità di struttura dei centri acustici nei mammiferi, Pavia 1900) che gli era valso nel 1899 il premio Fondazione Fossati all’Istituto Lombardo di Milano, del quale era divenuto socio nel 1898. In seguito alla prematura morte di Giovanni Marenghi, nel 1903 Veratti ebbe il posto di aiuto di patologia generale, impegnandosi nell’organizzazione del laboratorio di Golgi e acquisendo grande abilità in tutte le tecniche istologiche.

Gli interessi di Golgi influenzavano profondamente, in quegli anni, anche le linee di ricerca dei suoi collaboratori: la tecnica della reazione nera, in particolare, veniva utilizzata dai suoi allievi, con opportune modifiche, per lo studio di vari tipi di tessuti. Veratti si concentrò sulla struttura del muscolo in diverse specie animali (oltre ai mammiferi, uccelli, rettili, anfibi, pesci crostacei e insetti). Ricerche di questo tipo erano già state condotte da Ramón y Cajal e da Fusari, ma quelle di Veratti rivelarono con chiarezza l’esistenza di un sistema reticolare distribuito nel sarcoplasma, descritto in un lavoro del 1902, corredato da splendide tavole, pubblicato dapprima in una relazione preliminare e poi in una stesura più estesa (Sulla fine struttura della fibra muscolare striata, in Rendiconti Istituto Lombardo, 1902 n. 35, pp. 279-283; Ricerche sulla fine struttura della fibra muscolare striata, in Memorie del R. Istituto Lombardo, Classe di Scienze Matematiche e Naturali, 1902, n. 19, pp. 87-133).

Lo studio di Veratti sul reticolo sarcoplasmatico (struttura legata alla liberazione del calcio nella fibra muscolare e ai processi fisiologici che portano alla contrazione del muscolo), inizialmente non ebbe grande risonanza, ma venne riscoperto e apprezzato tra la fine degli anni Cinquanta e l’inizio degli anni Sessanta del Novecento, nell’ambito di nuove ricerche legate agli sviluppi dell’elettrofisiologia e della microscopia elettronica. Il lavoro fu tradotto e ripubblicato negli Stati Uniti (Investigations on the fine structure of the striated muscle fiber, transl. by C. Bruni - H.S. Bennett, -D. de Koven, in Journal of Biophysical and Biochemical Cytologie, 1961, vol. 10, n. 4, pp. 3-59), corredato da una foto giovanile di Veratti e da una breve nota autobiografia redatta dallo studioso ormai novantenne.

Veratti portò avanti con passione il lavoro di ricerca e l’attività di docente; la sua produzione scientifica, tuttavia, fu forse penalizzata dal suo stesso rigore, che lo portava ad atteggiamenti ipercritici sulla propria opera, e lo spingeva a rifiutare di apporre il nome in pubblicazioni degli studenti che lavoravano al suo fianco, per non sottrarre meriti ai giovani collaboratori.

L’ampiezza stessa dei suoi interessi – fu autore di oltre settanta lavori – ostacolò forse la possibilità di approfondire un campo di studi in particolare. Si occupò di temi legati alla salute pubblica fin da quando, studente del quarto anno, aveva assistito Achille Monti, in uno studio sull’inquinamento del sistema fognario che poteva essere collegato a una epidemia di tifo (La fognatura di Pavia e l’inquinamento delle acque del Ticino in rapporto alle condizioni igieniche della città, Roma 1895, in collaborazione con A. Monti), dedicandosi anche alla microbiologia, un campo di ricerca relativamente giovane e di grande utilità sociale in un Paese ancora flagellato da difterite e febbre tifoidea, che avrebbe di lì a poco dovuto affrontare anche le epidemie di spagnola e di encefalite letargica. A partire dal 1906 gli venne affidato anche l’insegnamento della batteriologia, incarico che tenne fino al 1936.

La sua attività di docente si riflette nella pubblicazione di importanti manuali di patologia generale (Corso di patologia generale ad uso degli studenti di medicina, Pavia 1921) e batteriologia (Corso di batteriologia, Pavia 1931; Manuale di batteriologia pratica, Milano 1940), che videro numerose edizioni, utilizzate a lungo a Pavia e adottate anche in altre Università.

Allo scoppio della Grande Guerra, Veratti si arruolò come ufficiale medico lavorando nell’Ospedale militare Collegio Borromeo e dirigendo poi l’Ospedale militare di circa seicento posti letti organizzato al Collegio Ghislieri. Intanto si occupava dei servizi batteriologici dell’ospedale di riserva di Pavia, coordinando ricerche per l’individuazione tempestiva di portatori di vibrioni colerici e per la terapia dei soldati che tornavano dal fronte affetti da malaria. A Pavia Veratti ebbe inoltre la direzione tecnica dell’Istituto sieroterapico vaccinogeno fondato da Golgi presso l’Istituto di patologia generale, costituito da alcuni locali e dalle stalle annesse, dove si preparavano il vaccino antivaioloso e il siero antidifterico. Alla chiusura dell’Istituto, Veratti utilizzò gli apparecchi di contenzione per gli animali di grossa taglia per proseguire le ricerche avviate da Adelchi Negri, giovane studioso prematuramente scomparso che Veratti aveva seguito agli esordi della carriera. I ‘corpi di Negri’, individuati negli animali rabidi, che divennero un importante strumento diagnostico per l’idrofobia, erano infatti particolarmente evidenti nel cervello dei bovini inoculati.

Al pensionamento, nel 1918, di Golgi, del quale era sempre stato fedele collaboratore, tanto da accompagnarlo nel 1906 a Stoccolma in occasione dell’assegnazione del premio Nobel, la cattedra di Golgi fu temporaneamente retta da Veratti, per essere poi definitivamente assegnata ad Aldo Perroncito. Veratti passò allora, nel 1921, a dirigere un piccolo laboratorio di batteriologia nella Clinica medica dell’Università. Solo nel 1930, in seguito alla scomparsa di Perroncito, divenne ufficialmente docente di patologia generale, fino al pensionamento, nel 1942.

A Veratti si deve anche il merito di aver raccolto e ordinato con paziente cura una imponente mole di carte golgiane, oggi conservate nel Fondo Veratti dell’Archivio del Museo per la storia dell’Università di Pavia e fu tra i curatori del quarto volume dell’Opera omnia di Golgi, pubblicato nel 1929.

Morì a Varese il 24 febbraio 1967.

Fonti e bibliografia

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