EMILIA-ROMAGNA

Enciclopedia Italiana - III Appendice (1961)

EMILIA-ROMAGNA (XIII, p. 898; App. II, 1, p. 849)


Dopo che nel 1947 la regione ha assunto la doppia denominazione di Emilia-Romagna, i gravi danni causati dalla guerra sono stati riparati ed è intervenuta tutta una serie di modificazioni che hanno rafforzato la sua economia. Non sono mancate variazioni anche nel campo della geografia fisica. Così nel Bolognese il lago di Castel dell'Alpi, che si era già formato nel 1870 e nel 1909 ed era scomparso per interramento, si è riformato ancora una volta nel 1951, in seguito a una frana staccatasi dalla pendice del M. dei Cucchi.

A Cortemaggiore nel 1949 venne accertata l'esistenza di ricchi giacimenti metaniferi e di nuove tracce di petrolio al di sotto della coltre alluvionale, nell'anticlinale miocenica (prod. di petrolio 70 mila t annue, con un massimo di 81.510 nel 1953). Anche altrove si è sviluppata l'estrazione del metano; i pozzi produttivi sono già diverse centinaia e si spingono fino a 5000 m; essi forniscono circa il 25% della produz. nazionale e si estendono dal Piacentino al Ravennate; una rete di metanodotti (2000 km) collega i campi di Cortemaggiore, Malalbergo e del Ferrarese coi principali centri industriali dell'Italia settentrionale. Parte del metano estratto serve per produrre energia elettrica (centrale di Piacenza di 130.000 kW) e resine sintetiche, mentre il giacimento di Ravenna alimenta un impianto per la produzione di gomma sintetica e di fertilizzanti. A Cortemaggiore nel 1957 la produzione è stata di oltre un miliardo di m3; nei pressi è sorta una moderna raffineria e nel 1955 è stata ultimata la costruzione d'un impianto di craking catalitico (v. cortemaggiore, in questa App.). Nel 1952 è stato costruito a Fiorenzuola d'Arda uno stabilimento per imbottigliamento di gas liquido. Dal 1950 funziona a Ravenna un complesso industriale (SAROM) per la lavorazione industriale degli olî minerali importati dal Vicino Oriente; data la scarsezza dei fondali è stato necessario costruire al largo un'isoletta artificiale, alla quale mette capo un oleodotto di 12 km.

La popolazione, che nel 1936 contava 3.327.000 ab. e 3.519.580 nel 1951, è aumentata a 3.665.482 ab. alla fine del 1959. L'incremento è dovuto principalmente a movimento naturale (eccedenza dei nati vivi sui morti), mentre il bilancio tra arrivati e partiti si salda quasi alla pari: l'incremento naturale medio risulta quindi scarso ed è da mettere in rapporto col quoziente annuo di natalità piuttosto basso. Sensibile è però il divario tra provincia e provincia e mentre Ferrara, Piacenza e Reggio mostrano dal 1951 un declino della loro popolazione, le province di Bologna, Ravenna e Forlì segnano un forte aumento (rispettivamente di 66.999,26.743 e 28.602 ab.). In genere si nota che mentre nella pianura, soprattutto in quella alta e nella cimosa costiera, la popolazione continua ad aumentare, nelle regioni montagnose la popolazione diminuisce, dato che l'esodo verso l'estero è piuttosto notevole (8300 persone nel 1955), specie dalle zone franose o dove la proprietà è troppo frazionata.

L'agricoltura continua ad essere il nerbo dell'economia emiliana, tanto più che poderose bonifiche hanno permesso di intensificare le colture, che il consumo dei concimi è in forte aumento e che le cooperative usano copia sempre maggiore di mezzi meccanici. Il 51,8 della popolazione (1951) vive dell'agricoltura e della pesca. Nelle valli di Comacchio la bonifica di Valle Isola (5800 ha) ha ristretto ancor più la zona adibita alla pesca, mentre da parte dei consorzî è proseguita la sistemazione di canali e di argini. Sono state estese anche le irrigazioni, costruendo due grossi bacini sui torrenti Tidone ed Arda (della capacità di 12 e di 15,5 milioni di m3), creando molti laghetti collinari ed estendendo la pratica dell'irrigazione a pioggia, attingendo l'acqua a falde sotterranee. L'estensione delle aree irrigue è ora valutata a 87.000 ha, pari al 9% della superficie agraria, ma sarà presto aumentata, specie in prov. di Ferrara, con la costruzione del canale irriguo emiliano-romagnolo. L'E. R. fornisce il 15% della produzione nazionale di frumento, il 48% della barbabietola da zucchero, il 50% della canapa, il 20% dei pomodori, il 7,5% dell'uva, il 30% di pere e mele (specie per il recente sviluppo del frutteto nel Ferrarese), il 20% delle pesche, il 16% delle ciliege. Anche nell'allevamento l'E.R. continua ad occupare uno dei primi posti col 17% dei capi bovini e il 16% dei suini.

La popolazione attiva dedita all'industria è del 18,3% (1951), con 303.000 addetti. Rilevanti progressi sono stati compiuti nelle industrie casearia, conserviera (concentrati di pomodoro del Parmense, con una produz. di 240.000 q nel 1957), dei succhi di frutta (Massa Lombarda), saccarifera, come pure nell'industria tessile (maglieria), automobilistica (officine Ferrari e Maserati di Modena). Nel campo delle comunicazioni l'autostrada del Sole traversa l'Emilia nei tratti Piacenza-Bologna e Bologna-Firenze. Recente è la costruzione del canale di grande comunicazione, per natanti di 600 t, derivato dal Po di Volano presso Migliarino. L'idrovia Pontelagoscuro-Ferrara-Mare valorizza la zona industriale in corso di sviluppo nel retroterra di Porto Garibaldi. In fiorente sviluppo è l'industria turistica e alberghiera soprattutto nei centri balneari (da Cervia a Cattolica), come pure nelle stazioni termali e di soggiorno (Salsomaggiore, Porretta Terme, Castrocaro, ecc.).

Bibl.: L. Gambi, L'insediamento umano nella regione della Bonifica Romagnola, Roma 1949; G. Medici e G. Orlando, I braccianti della bassa Pianura Padana, Bologna 1952; M. Boldrini, Problemi economici del metano, Roma 1953; G. Merlini, La Romagna frutticola, Napoli 1954; F. Carullo, Le colline bolognesi e la loro sistemazione idraulico-agrario-forestale, Bologna 1955; M. Ortolani, La casa rurale nella pianura emiliana, Firenze 1945; Atti ufficiali della Conferenza economica tosco-emiliana, Bologna 1957.

TAG

Barbabietola da zucchero

Valli di comacchio

Fiorenzuola d'arda

Emiliano-romagnolo

Industria tessile