Solleder, Emil

Enciclopedia dello Sport (2004)

Solleder, Emil

Alessandro Gogna

Germania • Monaco di Baviera, 1889-Meije (Francia), 30 giugno 1931

Il grande alpinista tedesco iniziò la sua attività di arrampicatore a poco più di 20 anni quando si trasferì dalla sua città natale nelle Alpi di Kitzbühel. Per un certo periodo vi gestì un rifugio; in seguito, adattandosi ai più svariati lavori, vagabondò a lungo per le Alpi orientali. Profondamente individualista e animato da un innato spirito di avventura, faceva parte di quella numerosa schiera di alpinisti tedeschi che, nel difficile clima del primo dopoguerra, acquisiti i progressi tecnici introdotti da Hans Dülfer, Otto Herzog e Hans Fiechtl, li perfezionarono sulle pareti di massicci calcarei austriaci e bavaresi, come il Karwendel, il Kaisergebirge e altri, giungendo ben presto a un livello che permise loro di affrontare e superare i 'grandi problemi' sia nelle Dolomiti sia in tutte le Alpi. Nonostante una struttura fisica assai gracile, grazie a una notevole forza di volontà e a un costante allenamento, Solleder entrò in possesso dei mezzi atletici che gli consentirono grandi successi. Ben presto si affermò compiendo brillanti prime, in particolare nel Karwendel, e divenendo una guida tra le più apprezzate, a proprio agio non solo sul calcare ma anche su granito e su ghiaccio. Le Dolomiti erano diventate, in quegli anni, il terreno di gioco degli scalatori tedeschi, che vi portavano l'esperienza e lo spirito della nuova scuola. Solleder colse un primo successo superando la friabile parete Nord della Furchetta, nel gruppo delle Odle. Compagno in quell'impresa fu Fritz Wiessner (che nel 1939 si distinse in una sfortunata spedizione sul K2). Sei giorni più tardi, il 7 agosto 1925, dopo un tentativo conclusosi in modo avventuroso, Solleder, in cordata con Gustav Lettenbauer, superò di slancio i 1200 m della parete Nordovest del Civetta. Per l'arditezza e la linearità del percorso, per le dimensioni della parete e il continuo susseguirsi di difficoltà estreme, l'exploit, che si impose come un netto progresso rispetto alle pur notevoli imprese fin lì condotte, suscitò grande interesse negli ambienti alpinistici e fu considerato come il classico esempio di scalata di VI grado (solo 15 chiodi di assicurazione). Solleder ritornò ancora sulle Dolomiti negli anni seguenti: nel 1926, dopo aver tracciato una nuova via sul versante Nord del Catinaccio, superò con un'ardua scalata, compiuta con Franz Kummer, l'imponente parete orientale del Sass Maor. Perse la vita mentre, concludendo la traversata della Meije, stava approntando una corda doppia.

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