Elettroneurofisiologia

Enciclopedia della Scienza e della Tecnica (2008)

elettroneurofisiologia

Mauro Capocci

Lo studio del sistema nervoso, sia centrale sia periferico, per mezzo della misurazione delle attività elettriche ed elettromagnetiche che lo contraddistinguono. I neuroni che costituiscono il sistema nervoso hanno normalmente una differenza di potenziale tra interno ed esterno di circa −65 mV. Tale differenza può essere modificata grazie all’azione di un altro neurone, il cui segnale (mediato dal passaggio nelle sinapsi di molecole di neurotrasmettitori) può polarizzare o depolarizzare la membrana neuronale (rispettivamente, inibendo o eccitando il neurone). Il neurone viene però attivato solo quando viene raggiunta una soglia di depolarizzazione di 10 mV: superata tale soglia d’attivazione, il segnale elettrico viaggia lungo l’assone e arriva a un terminale dove può eccitare un altro neurone o stimolare la contrazione di un muscolo. Tale attività elettrica può essere misurata con diverse tecniche che registrano le variazioni di potenziale nei neuroni. Il sistema nervoso centrale, e in particolare il cervello, è studiato sopratutto per mezzo dell’elettroencefalografia e della stimolazione magnetica transcranica. La prima, utilizzata sin dagli anni Venti del Novecento, consiste nel registrare l’attività elettrica del cervello per mezzo della misurazione delle differenze di potenziale esistenti tra gli elettrodi applicati sullo scalpo del soggetto. La seconda, più recente, si effettua invece stimolando i neuroni cerebrali con il campo elettrico generato da un campo magnetico. Applicate al cervello, queste metodiche hanno il vantaggio di poter essere utilizzate facilmente e per un tempo relativamente prolungato, mentre soffrono soprattutto di una bassa risoluzione in termini spaziali, specialmente rispetto ad altre tecniche (per es., la tomografia ad emissione di positroni o la risonanza magnetica funzionale) che forniscono informazioni anatomiche più accurate. Per il sistema nervoso periferico, si utilizza soprattutto l’elettromiografia che, tramite appositi elettrodi in forma di aghi, permette di rilevare la risposta muscolare agli stimoli elettrici. Questa tecnica si utilizza soprattutto a scopo diagnostico, per evidenziare eventuali disfunzioni della trasmissione nervosa o della contrattilità muscolare. Altre tecniche, che per la loro invasività sono utilizzate perlopiù per scopi di ricerca, utilizzano elettrodi intracranici che misurano l’attività elettrica in zone relativamente ristrette del cervello. Elettrodi situati all’interno del cranio sono anche utilizzati in alcuni tipi di interventi terapeutici contro patologie neuronali quali il morbo di Parkinson.

→ Medicina riabilitativa

CATEGORIE