ELETTROCARDIOGRAFIA

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

ELETTROCARDIOGRAFIA (XIII, p. 721)

Vittorio PUDDU

Si vanno oggi sempre più diffondendo gli apparecchi elettrocardiografici ad amplificazione elettronica, di piccolo peso (circa 10 kg.), portatili. Sono stati inoltre introdotti apparecchi che eseguono contemporaneamente parecchie registrazioni (2, 3 0 più derivazioni, tracciato dei toni del cuore, tracciato dei polsi ecc.).

Si producono anche apparecchi capaci di registrare il tracciato senza dover ricorrere al procedimento fotografico: si fa uso, in questi casi, di un particolare sistema di registrazione a "punta calda", ovvero semplicemente ad inchiostro (vedi fig.). Il vecchio elettrocardiografo a corda, benché il suo valore intrinseco non venga posto in discussione, tende ad essere sempre più abbandonato perché più fragile, più pesante, spesso di uso più complicato dei moderni apparecchi ad amplificazione elettronica, che oggi sono praticamente gli unici, almeno nell'Europa continentale, ad essere costruiti.

Oltre alle tre classiche derivazioni, introdotte da W. Einthoven, si impiegano oggi correntemente altre derivazioni, e precisamente:

1) Le derivazioni toraciche, nelle quali un elettrodo viene posto sulla superficie del torace, in diversi punti, in modo da esplorare elettivamente diverse zone della superficie cardiaca. L'altro elettrodo può essere collegato con uno degli arti ovvero con particolari sistemi isopotenziali.

2) Le derivazioni unipolari degli arti, nelle quali si raccolgono elettivamente i potenziali delle zone cardiache rivolte verso ognuno dei tre arti esaminati, e che sono particolarmente importanti per definire la posizione elettrica del cuore.

Oltre che nello studio dei disturbi del ritmo, l'elettrocardiografia trova oggi vastissimo impiego per la diagnosi delle affezioni miocardiche e specialmente per la diagnosi delle malattie delle coronarie. Essa non di rado consente di porre diagnosi precise di angina pectoris, di infarto miocardico, e di altre alterazioni del cuore, anche quando i sintomi clinici sono assenti, scarsi o atipici.

Bibl.: Fra i più recenti testi di elettrocardiografia ricordiamo i seguenti: G. Burch e T. Winsor, A Primer of Electrocardiography, Filadelfia 1947; V. Fattorusso e O. Ritter, Atlas d'Électrocardiographie, Parigi 1948; E. Goldberger, Unipolar Lead Electrocardiography, Filadelfia 1947; A. Graybiel e P. D. White, Electrocardiography in Practice, Filadelfia-Londra 1946; M. Holzmann, Klinische Elektrokardiographie, Zurigo 1945; A. Jouve, J. Senez e J. Pierron, Diagnostic Électrocardiographique, Parigi 1946; L. N. Katz, Electrocardiograpy, Filadelfia 1941; E. Lepeschkin, Das Elektrokardiogramm, Dresda e Lipsia 1947; D. Scherf e L. J. Boyd, Elettrocardiografia clinica, Napoli 1947; D. Sibilia, L'Elettrocardiogramma, Roma 1948.

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