RAMIREZ MONTALVO, Eleonora

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 86 (2016)

RAMIREZ MONTALVO, Eleonora

Maria Pia Paoli

RAMIREZ MONTALVO, Eleonora. – Nacque a Genova il 6 luglio 1602 da Giovanni, secondo signore del feudo della Sassetta, e da Elisabetta Torrebianca (o Buti, o Basi).

Le origini incerte della madre, che aveva sposato Giovanni a Montevarchi con matrimonio segreto il 27 maggio 1604, provocarono una lunga serie di liti ereditarie con i fratelli di Giovanni dopo la sua morte, avvenuta nel 1606.

Per motivi non ben chiari, Giovanni era stato confinato nel carcere di Volterra. Qui la futura moglie Elisabetta lo raggiunse nel 1598 finché, dopo essere riuscito a fuggire a Genova, ottenne dal granduca Ferdinando I de’ Medici di tornare in Toscana nel 1603, stabilendosi però a Montevarchi.

Rimasta vedova, la madre di Eleonora si trasferì con i figli a Firenze presso il Collegio di S. Giovannino retto allora dai padri della Compagnia di Gesù Marcellino Albergotti (cugino di Eleonora) e Cosimo Pazzi. L’istruzione di Eleonora avvenne nel monastero delle clarisse di S. Jacopo; la lettura di libri devoti si alternò a quella di libri profani e di cavalleria, in un ambiente turbato dalle liti fra le famiglie delle due vedove Montalvo, Elisabetta Torrebianca e la cognata Elisabetta Martelli, moglie di Ernando Ramirez Montalvo.

Indotta a sposarsi, Eleonora contrasse matrimonio con Orazio Landi il 30 agosto 1620. I suoi direttori spirituali e biografi, sulla base di testimonianze dirette e di attestati seguiti alla morte di Eleonora, raccontano che la donna visse in castità con Orazio, nonostante i coniugi alternassero periodi di convivenza sia nella dimora di città sia in quella di campagna. Dopo la morte della madre, nel 1621, Eleonora Ramirez si ammalò e prese a frequentare le case dei parenti Montalvo e dei cugini Del Nero e Agostini, dedicandosi a un periodo di svaghi e coltivando l’esercizio del canto e del suono della spinetta. In seguito a dissesti finanziari del marito, nel 1626 andò ad abitare in casa del fratello minore Francesco, finché nel 1631 non tornò ad abitare con il marito. Tra il 1625 e il 1626 Eleonora aveva vissuto in solitudine e fu allora che, probabilmente ispirata dall’esempio di Giovanna de Seyllans di Marsiglia, fondatrice di un gruppo di terziarie francescane in Assisi, cominciò a maturare la sua vocazione di educatrice pur essendo fortemente attratta anche dalla vita contemplativa e missionaria.

Le notizie circa il suo percorso interiore e le varie fasi e vicende del suo apostolato furono raccolte dal suo primo direttore spirituale, il gesuita Cosimo Pazzi, autore di un voluminoso manoscritto – iniziato nel 1631 e concluso nel 1637 – intitolato Memoriale di alcune cose spettanti alla signora Lionora Montalvo, con il sottotitolo di Selva di divini favori et molte virtuose ationi. Pazzi descrive le illuminazioni e rivelazioni vissute da Eleonora, alla quale aveva insegnato a concentrarsi nell’orazione mentale, liberandola dalle eccessive mortificazioni corporali cui era solita sottoporsi. Per contro, dopo la morte di Pazzi, avvenuta nel 1638 e a lui predetta da Eleonora stessa, il nuovo direttore spirituale, il gesuita Luigi Antinori, tentò di moderare gli afflati misticheggianti della sua diretta. Affine a lei per temperamento artistico e atteggiamenti mistici rivolti al culto della Ss. Trinità fu invece il padre fogliantino di S. Maria della Pace Francesco Carlo Maillard Tournon, che fin dal 1653, mentre Eleonora era ancora in vita, raccolse materiali per la sua beatificazione.

Fra il marzo del 1626 e l’ottobre del 1627 la Ramirez abitò in casa del fratello al canto degli Alberti e poi in Oltrarno, in Borgo S. Niccolò, cominciando a radunare delle fanciulle abbandonate che nel 1628 si fusero con quelle del Ceppo. Varie vicende personali, la morte in duello del fratello Francesco avvenuta nel luglio del 1631, la causa dotale che ne seguì, l’epidemia di peste che colpì anche Firenze e che vide Eleonora prodigarsi con preghiere e austerità di vita, segnarono gli esordi delle sue prime fondazioni, dette delle fanciulle del Ss. Sacramento e poi denominate Ancille della Beatissima Vergine sulle quali, per analogia con le caratteristiche e le vicende dell’istituto delle dame inglesi, fondato da Mary Ward nel 1606, caddero i sospetti della congregazione romana sopra i Vescovi e regolari.

Le fanciulle accolte dalla Ramirez, all’inizio povere e poi sia popolane sia nobili, vestivano un abito nero ed erano tenute al digiuno, al silenzio, all’orazione vocale e mentale, al lavoro in comune e all’apertura di coscienza improntata alla spiritualità di s. Ignazio di Loyola. La confessione era settimanale e la comunione frequente. Era previsto un noviziato e uno stabilimento simile alla professione religiosa, ma non la clausura, mentre la castità era oggetto di un voto privato.

Gli ‘usi’ oppure ‘ordini’ dati da Eleonora alla sua prima comunità furono utilizzati a lungo e ispirati alla Regola prima di s. Chiara. La morte del padre Pazzi e la disavventura di un altro istituto fiorentino fondato dalla vedova Faustina Mainardi, figlia spirituale del canonico Pandolfo Ricasoli, entrambi processati dal locale tribunale dell’Inquisizione nel 1641, provocarono una crisi anche nelle fondazioni delle fanciulle di Eleonora ormai note come Montalve.

Non scoraggiata da questi ostacoli, nel 1645 Eleonora Ramirez stese delle nuove Costituzioni per la sua fondazione, approvate dall’arcivescovo Pietro Niccolini; decisivo inoltre fu il supporto finanziario di alcune benefattrici vicine alla granduchessa Vittoria della Rovere e soprattutto l’aiuto di Giovan Francesco Baldesi stimato e amato dalla Ramirez come un fratello. Trasferite in altra casa in via dell’Amore, nella parrocchia di S. Lorenzo, e ridotte al numero di dodici, denominate variamente Ancille della Ss. Vergine Madre di Dio, Ancille della Divina Incarnazione o talvolta della Beata Vergine Annunziata, le fanciulle non dovevano essere necessariamente orfane, ma nate da «buone et honorate persone» e passare sotto la guida di una superiora accogliente e serena. Scrittrice di rappresentazioni devote, Eleonora permise alle Ancille di mettere in scena vite di sante in ottava rima da lei composte.

Nel 1650 giunse a compimento il proposito di Eleonora, spesso palesato nel testo delle sue Rivelazioni, di fondare una nuova casa per fanciulle nobili in luogo ritirato, fuori dalla città, intitolato alla Ss. Trinità, dove dare maggiore spazio al raccoglimento spirituale. Fu così che a questo fine acquistò dal granduca Ferdinando II la villa La Quiete appartenuta alla granduchessa Cristina di Lorena e dove anche Eleonora prese dimora insieme a diciotto fanciulle e a due gentildonne che si occupavano di loro. Vicine al modello delle Stabilite nella Carità istituite a Firenze da don Vittorio Dell’Ancisa, le Minime Ancille della Ss. Trinità ebbero nuove Costituzioni e nel 1657 furono messe sotto la protezione della granduchessa Vittoria della Rovere.

Silenzio, preghiera, povertà, lavoro accompagnavano il compito delle educatrici, alle quali la Ramirez dedicò uno specifico testo intitolato Istruzioni alle maestre. Alle maestre si raccomandava di guidare le educande nella vita spirituale sulla via della contemplazione e nell’apprendimento di pratiche domestiche oltre che nella lettura, nella scrittura, nel far di conto e nella stesura di memorie familiari sulla scorta dell’antica tradizione memorialistica fiorentina.

La sua profonda fede la spinse a scrivere lettere a vari prelati e ai pontefici Innocenzo X e Alessandro VII, ai quali in particolare manifestò la volontà di rafforzare il culto per la Ss. Trinità piuttosto che per altre devozioni, così come nella sua Autobiografia in terza rima iniziata nel 1636 dietro consiglio del padre Cosimo Pazzi mise al centro della sua venerazione la figura del Cristo e di Maria.

La composizione in versi di questa autobiografia si inseriva in maniera originale in una serie di autobiografie spirituali composte in prosa dalle loro autrici a partire dal XV secolo; il modello della spiritualità ignaziana contenuto negli Esercizi seguito da Eleonora mette in risalto il colloquio diretto con Cristo e la Vergine, mentre la sua esperienza di preghiera è rivolta ad altri interlocutori, ovvero ai suoi confessori e alle sue educande, affettuosamente chiamate ‘colombe’.

Pregustando il giorno della sua morte, indebolita nel fisico, Eleonora terminò la sua operosa esistenza il 10 agosto 1659, in fama di santità, suscitando immediatamente una grande venerazione e la scrupolosa custodia dei suoi scritti e memorie da parte delle Ancille.

Sepolta all’inizio vicino alla chiesa del Conventino, come veniva chiamato l’educandato di via dell’Amore, fu poi inumata sotto il pavimento della chiesa intitolata alla Ss. Trinità presso la villa La Quiete, inaugurata solo molti anni dopo la morte di Eleonora, che tanto aveva desiderato questa edificazione, l’11 ottobre 1688 alla presenza della granduchessa Vittoria della Rovere. Fu la granduchessa a dare incarico al padre scolopio Sigismondo da S. Silverio Coccapani di stendere la biografia di Eleonora Ramirez che, sulla base di quella già scritta dallo scolopio Bartolomeo Guidi, dopo due stesure rimaste manoscritte, vide la luce nel 1731 rivista a cura del sacerdote Matteo Perini. Nella ristampa del 1740, al nome di Eleonora fu aggiunto il titolo di venerabile, concesso dall’arcivescovo di Firenze nel 1739 e nel 1746 esteso a Roma da papa Benedetto XIV.

La causa per la beatificazione, iniziata con il processo informativo ordinario nel 1925, corredata poi da una ricca ricostruzione storica dalla sezione storica della S. congregazione dei Riti nel 1965, non si è ancora conclusa.

Fonti e Bibl.: Le carte relative alla famiglia di Eleonora Ramirez sono conservate presso l’Archivio di Stato di Firenze, in particolare le filze 5 e 6 contengono documenti relativi alla venerabile. La documentazione che riguarda Eleonora – le sue fondazioni educative, le opere in versi (laudi, madrigali, ballate, sonetti) e in prosa inclusa la sua autobiografia in terza rima, le sue lettere, le memorie e biografie scritte dai suoi confessori, le due redazioni manoscritte della Vita composta dallo scolopio Sigismondo Coccapani e i materiali raccolti per la sua causa di beatificazione – è custodita presso l’archivio del conservatorio delle Montalve, a villa La Quiete, località Quarto vicino a Firenze; l’inventariazione analitica non è stata ancora completata. I documenti numerati da 1 a 254 contengono materiale attinente ai secoli XVII-XX e sono disposti sullo scaffale indicato con la lettera I, situato nella stanza grande o ‘delle Ancille’. La gran parte di queste carte riguardanti gli anni della vita di Eleonora e della storia dei suoi educandati, insieme a quelle provenienti da altri archivi e biblioteche di città toscane, di Roma e della Città del Vaticano è stata illustrata e trascritta nella Florentina beatificationis et canonizationis Venerabilis Servae Dei Eleonorae Ramirez Montalvo viduae Landi Fundatricis Ancillarum SS.mae Trinitatis et Divinae Incarnationis (1659), Positio ex officio compilata super introductione causae et super virtutibus, Città del Vaticano 1965. Nella Positio i documenti della famiglia sono ancora indicati come provenienti da Volterra, in particolare dall’archivio della famiglia Montalvo-Matteucci, dove erano pervenuti dopo l’estinzione del ramo maschile dei Ramirez con Giulia di Bernardino, moglie di Felice Matteucci. Alle pp. 531-806 della Positio è allegata l’edizione integrale della seconda redazione manoscritta della Vita della Serva di Dio Leonora R. e di M. …, composta dal padre Silverio Coccapani nel 1698 con dedica al granduca Cosimo III de’ Medici e il cui originale si trova nell’archivio de La Quiete.

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