ELEFANTINA

Enciclopedia Italiana (1932)

ELEFANTINA (Ελεϕαντίνη, Elephantĭne; in egiziano Yeb)

Giuseppe Ricciotti

Isola del Nilo di fronte ad Assuan (v.). Deve la sua fama al rinvenimento di un fondo di papiri aramaici, importantissimo per la storia e per la religione ebraica del V secolo.

I papiri aramaici di Elefantina. - Nel 1903 fu venduto a Luxor un papiro scritto in aramaico, e dal suo studio apparve che proveniva da antichi abitanti dell'isola di Elefantina. L'anno seguente, in occasione di sterri, altri 10 papiri d'indole analoga furono ritrovati: erano intatti, con le cordicelle di inviluppo e i sigilli illesi. L'importanza del ritrovamento provocò speciali missioni scientifiche tedesche e francesi per l'esplorazione archeologica. Negli anni seguenti furono ritrovati, insieme con ostraca, altri papiri (quasi tutti dalla missione tedesca) i quali, tra frammentarî e interi, superarono la cinquantina. Il fragile materiale si era conservato per oltre 25 secoli intatto sotto la sabbia grazie all'asciuttezza del suolo, giacché la pioggia è colà un fenomeno quasi sconosciuto.

I papiri sono scritti in aramaico, sia quelli d'indole giuridica e ufficiale sia quelli d'indole privata: l'aramaico infatti aveva, al tempo dei papiri, acquistato il posto di lingua internazionale nell'impero persiano. Tanto più volentieri l'avevano adottata i Giudei, autori dei papiri, sostituendola all'avito ebraico, come contemporaneamente si andava facendo anche nella composizione dei libri sacri (v. aramei, III, p. 952), con le parti aramaiche dei quali la lingua dei papiri ha perfetta affinità. A parte gli ostraca e i frammenti di minima estensione, i papiri si raggruppano in: liste di nomi proprî, lettere di carattere collettivo o individuale, documenti legali di vario genere. Un gruppo letterario è poi rappresentato da buona parte d'una versione aramaica della storia di Ahīqār (v.), da una versione aramaica dell'iscrizione di Dario I a Behistūn, e da Vualche altro frammento narrativo. L'importanza eccezionale di questi documenti è dovuta al fatto che provengono da Giudei e risalgono a un periodo oscurissimo per la storia di quel popolo, cioè al sec. V a. C., e precisamente dal 494 fino a poco dopo il 410 a. C. Dal loro esame risulta che i Giudei costituivano in Elefantina una colonia militare, insieme con elementi persiani e babilonesi, messa su quella posizione strategica per impedire un'invasione dell'Egitto dal sud lungo la via del Nilo. I Giudei erano colà installati - come risulta dai documenti - prima che Cambise conquistasse l'Egitto (525), si è quindi supposto che vi pervenissero o in occasione della distruzione di Gerusalemme fatta da Nabucodonosor (586), oppure qualche anno prima, allorché il faraone Psammetico II ebbe con sé forze giudaiche nella spedizione contro l'Etiopia (pseudo A istea, 13; Erodoto, II, 161). Preziose notizie sulle condizioni religiose della colonia si hanno dai documenti. Quei Giudei adoravano regolarmente il Dio d'Israele, Iahvè (Yahō), ma avevano avuto anche un tempio locale in cui gli offrivano sacrifici - il che non si accorda con la legislazione del Pentateuco. Nel 410 quel tempio fu distrutto; probabilmente, fra varî motivi di rivalità di razza, il principale a provocare la distruzione dovette essere quello religioso: i commilitoni egiziani infatti abitavano il finitimo quartiere e vi avevano un tempio del dio egiziano Gnum (Chnum) dalla testa di montone, onde non dovettero tollerare il rituale sacrificio dell'agnello pasquale praticato nel tempio di Yahō. Risulta infatti che quei Giudei osservavano il rito della Pasqua ebraica. Ma nel loro culto c'era anche del sincretismo: accanto e insieme a Yahō, erano adorati Ismbethel, la dea ‛Anathbethel, ecc. Molta luce gettano i varî documenti sulla vita privata dei coloni giudei, come pure vi tornano nomi di personaggi già noti dalla Bibbia e da Giuseppe Flavio. Il ritrovamento dei papiri di Elefantina ha dato origine a una copiosa letteratura, specialmente per la conferma che alcuni hanno creduto di trovare nel culto del tempio di Iavhè all'ipotesi della scuola critica intorno all'origine tarda della legislazione mosaica.

Bibl.: A. H. Sayce e A. E. Cowley, Aramaic Papyri discovered at Assuan, Londra 1906; Ed. Sachau, Aramäische Papyrus und Ostraka aus einer jüdischen Militärkolonie zu Elephantine, Lipsia 1911; A. E. Cowley, Aramaic Papyri of the fifth Century B. C., Oxford 1923, con ulteriore bibliografia; E. Meyer, Der Papyrusfund von E., 2ª ed., Lipsia 1912; T. Witzel, Documenti aramaici del secolo V a. C. trovati nell'Egitto superiore, in Rivista storico-critica di scienze teologiche, V (1909), pagine 680 segg. 737 segg.

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