El-‛ALAMEIN

Enciclopedia Italiana - II Appendice (1948)

el-‛ALAMEIN (A. T. 115)

Vincenzo LONGO

Villaggio posto lungo la costa mediterranea dell'Egitto a 30°45′ di latit. nord e a 28°55′ di longit. est (Green.), nella parte più concava di quella accentuata insenatura che è nota col nome di Golfo degli Arabi. È anche stazione della ferrovia che congiunge Alessandria (da cui el-‛A. dista 120 km.) a Marsā Matrüh. In questa zona il tavolato calcareo desertico (Deserto Libico) giunge fino al mare, fornandovi una costa alta ma debolmente frastagliata e importuosa. Tuttavia a sud di el-‛A. questo tavolato si abbassa bruscamente, con un erto ciglione, fino a una cinquantina di metri sotto il livello marino, dando luogo a una depressione longitudinale larga circa 30 km. Più a sud questa depressione è bordata da uno stretto e lungo rilievo, culminante nel Qūr el-Leben (210 m.) e nel Qāret es-Samara (192 m.).

La battaglia di el-Alamein.

La battaglia si svolse dal 23 ottobre al 5 novembre 1942 fra i Britannici attaccanti e gli Italo-tedeschi in difensiva, nella regione compresa fra el-‛Alamein e le depressioni di el-Qattara, regione che rappresentava l'estrema punta raggiunta, il 30 giugno 1942, dalla fortunata offensiva condotta dal gen. E. Rommel. Il terreno costituisce, tatticamente, una stretta non aggirabile, essendo la depressione impercorribile. Lungo la stretta, con andamento generale meridiano, erano state costituite le contrapposte organizzazioni difensive. Molto robusta quella britannica, che aveva sostenuto gli attacchi sferrati dalle forze dell'Asse, in varie riprese, nel periodo giugno-settembre 1942; quella italo-tedesca risultò invece più forte alle ali, con una zona debole al centro.

Gl'Inglesi impegnarono nella battaglia tutte le loro risorse. L'8ª armata britannica, destinata all'offensiva, costituì uno strumento di potenza bellica superiore a quello avversario. Fattore importante di successo furono il nuovo carro armato Shermann, nonché i nuovi cannoni controcarro. Il predominio aereo, strategico e tattico, importantissimo fattore di vittoria, era anch'esso da parte degl'Inglesi, che potevano anche fruire, nelle zone costiere, del concorso dell'artiglieria navale. Il rifornimento del carburante, altro importante aspetto dell'organizzazione, era del tutto assicurato dai depositi del Medio Oriente. Da parte dell'Asse, giunsero in rinforzo la divisione italiana paracadutisti "Folgore", impiegata poi come fanteria, la 164ª divisione tedesca, con qualche minore unità. La preparazione italo-tedesca fu deficiente, anche per le sempre maggiori difficoltà dei trasporti marittimi, insidiati dalle forze navali inglesi e che ebbero un'influenza negativamente decisiva sul rifornimento del carburante.

I piani operativi britannici prevedevano un attacco principale a nord, contro il tratto più forte della difesa nemica (costituì fattore di sorpresa per l'Asse e fu decisione conveniente in conseguenza della superiorità dei mezzi); attacco concomitante a sud, per fissare le forze avversarie ivi schierate. L'asse di gravità dell'attacco doveva puntare sulla linea di rifornimento dell'avversario. L'attacco doveva essere preceduto da una preparazione di artiglieria assolutamente insolita, per intensità e durata, in questa campagna. Metodo d'attacco:1) l'azione preparatoria (di "sgretolamento" e di usura) della fanteria, artiglieria e carri d'appoggio diretto doveva esser distinta dall'azione della massa dei carri d'impiego risolutivo; 2) la prima doveva tendere, con carattere similare a quello degli attacchi della prima Guerra mondiale, allo scopo tattico del massimo logoramento delle forze nemiche, riserve comprese; la seconda allo scopo strategico risolutivo, mirante alla eliminazione delle forze dell'Asse in Africa. Il nuovo metodo d'attacco rappresentò l'adeguata contromisura inglese al metodo di Rommel mirante a distruggere le forze corazzate avversarie, inducendole ad impegnarsi a fondo fin dai primi atti della battaglia ed approfittandone per logorarle o distruggerle con azioni astutamente predisposte di artiglieria controcarro e di carri proprî. Il nuovo metodo britannico fu uno dei fattori della vittoria. Esso mirò soprattutto ad ottenere la sorpresa, in ogni campo.

Il piano italo-tedesco prevedeva, a quanto può dedursi dai dati noti, un atteggiamento difensivo, col proposito di distruggere il massimo possibile di carri nemici, in vista di eventuali sviluppi controffensivi proprî. Furono costituite due masse di forze più potenti alle estremità della posizione, nel supposto che l'attacco principale nemico si sarebbe sferrato contro il centro, topograficamente e tatticamente più debole: le due masse laterali dell'Asse avrebbero allora serrato sui fianchi l'avversario, attenagliandolo (manovra arieggiante quella classica di Canne).

Comandanti britannici: gen. H. Alexander (comandante delle forze Medio Oriente) e gen. B. Montgomery (comandante dell'armata attaccante); italiano: maresciallo Ettore Bastico; tedesco: maresciallo Edwin Rommel.

Lineamenti sintetici di sviluppo della battaglia. - Prima fase (23-25 ottobre 1942: azione iniziale). - Alle ore 21,30 cominciò il bombardamento di preparazione (artiglierie terrestri e navali), con notevoli effetti materiali e morali. Quando gli sminatori nel settore nord ebbero aperti due corridoi per l'attacco principale, s'iniziò l'avanzata della fanteria, artiglieria e carri d'appoggio diretto, per l'azione di "sgretolamento". Finti tentativi di sbarco alle spalle della linea nemica mascherarono le vere intenzioni britanniche e distrassero forze nemiche dal settore principale. L'attacco concomitante, a sud, ottenne l'effetto di fissare due divisioni corazzate nemiche; quello principale, a nord, determinò una sacca. Gl'Italo-tedeschi passarono intanto al contrattacco. Nella notte sul 25 i Britannici penetrati nella sacca corsero il pericolo di rimanervi presi dentro, gl'Italo-tedeschi si lasciarono sfuggire questa favorevole occasione e, d'altra parte, il generale Montgomery, di fronte a qualche incertezza dei suoi, confermò risolutamente l'ordine di proseguire l'attacco. Questa decisione deve essere annoverata tra i fattori principali del successo.

Seconda fase (pomeriggio del 25-31 ottobre: azione di penetrazione e di usura). - Alle ore 12 del 25, l'asse di gravità dell'attacco fu spostato in direzione della costa, con movimento verso nord. Il 26, di fronte alla resistenza avversaria e sempre nell'intento di ottenere un preventivo importante effetto di distruzione e logoramento dell'avversario prima d'impegnare a fondo le proprie forze corazzate d'impiego risolutivo, il comando britannico iniziò la formazione di una potente massa di rottura, dislocando verso nord la 4ª div. indiana e la 7ª corazzata e sostituendo qualche unità di prima schiera. Anche questa decisione ebbe grande influenza sull'esito favorevole della lotta. Da parte dell'Asse era stato effettuato anche qualche spostamento verso nord (21ª div. corazzata tedesca). I Britannici ebbero cura di attirare sempre verso la costa, con tentativi di sbarco, l'attenzione degl'Italo-tedeschi, che logorarono così - assecondando l'intento inglese - le loro forze corazzate d'impiego risolutivo, consumando altresì la loro scarsa disponibilità di carburante (due loro petroliere furono affondate il 27 ottobre all'entrata del porto di Tobruch) in contrattacchi che vennero in buona parte disarticolati dall'aviazione avversaria, la quale dominò quasi incontrastata. Un grande concentramento di carri dell'Asse subì il 27 gravi danni, nella zona a sud di Tell el-‛Aqqaqir, ad opera dell'aviazione britannica.

Terza fase (1°-3 novembre: attacco a fondo e rottura): il gen. Montgomery intuì esser giunto il momento per la risoluzione della battaglia: il 1° novembre lanciò l'attacco a fondo (operazione "supercharge"), in corrispondenza dell'estremità meridionale del settore nord. Creata una "testa di ponte" ad ovest della posizione nemica, le forze corazzate britanniche si scontrarono nella zona di Tell el-‛Aqqaqir con quelle dell'Asse, che subirono gravi perdite. Intanto, la massa di rottura britannica andava allargando la breccia. In vista di tale situazione, il gen. Rommel, giunto il terzo giorno della battaglia, decise la ritirata.

Quarta fase (4-5 novembre: sfruttamento del successo): la 51ª div. scozzese e la 4ª indiana sboccarono risolutamente oltre la posizione nemica, mentre le divisioni corazzate passarono allo sfruttamento del successo e combatterono vittoriosamente il 5 nella zona di Fuka. Le unità mobili dell'Asse ripiegarono, mentre quelle appiedate (italiane) rimaneva sul posto e continuarono la resistenza, finché dovettero arrendersi. L'inseguimento non fu immediato (il gen. Montgomery intendeva prima riorganizzare le unità).

La battaglia di el-‛Alamein segnò una svolta decisiva nel corso della guerra: con essa l'iniziativa strategica nel settore del Mediterraneo passò definitivamente in mano anglosassone.

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