EFESO

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi EFESO dell'anno: 1960 - 1973 - 1994

EFESO (v. vol. III, p. 219 e S 1970, p. 289)

A. Bammer

Nei dintorni della città i più antichi siti archeologici risalgono all'Età del Bronzo. Si tratta di monticoli situati presso Torbalı, a Ν di E., sulla costa a S della città, e del castello di Ayasoluk a Selçuk. Due tratti di mura micenee si sono conservati sull'Ilicatepe, a S di Kuşadasi, e sul Büyükkale in direzione di Tire. La fortezza micenea sull'Ilicatepe è da identificare presumibilmente con la città di Apasa in Arzawa, citata nei testi ittiti.

Ceramiche micenee e reperti funerari sono stati scoperti non solo presso la Porta della Persecuzione a Selçuk, ma anche a Halkapınar, un villaggio presso Βelevi, e sulla penisola Yılancı Burun, presso Kuşadası e presso l’Artemìsion. Per quanto riguarda l'Età del Ferro, i rinvenimenti più antichi provengono dallo scavo al di sotto dell'agorà della città romana e dall’Artemìsion. Hogarth aveva designato gli edifici di culto da lui ritrovati con le lettere A, Β e C: la lettera A, secondo la sua cronologia, sta a indicare l'edificio più antico, le lettere Β e C due costruzioni più tarde. Ma gli scavi eseguiti nel 1987 hanno dimostrato che l'edificio A non è il più antico, bensì il più recente; è stato individuato, inoltre, un basamento rettangolare circondato da sei colonne, dell'VIII sec. a.C., non notato da Hogarth.

Attorno a questo basamento fu contemporaneamente eretto un naòs, che corrisponde all'edificio Β di Hogarth. Quest'ultimo costituiva la cella di un tempio con peristasi con otto colonne sul lato lungo e quattro su quello corto. Le dimensioni complessive di questo periptero del periodo geometrico sono 13,50 x 9,40 m. All'epoca della costruzione del tempio di Creso, la parte orientale del naòs Β fu riempita di terra e utilizzata come fondamento per un naìskos di marmo. Sotto il crepidoma Ν del tempio arcaico è situato un basamento quadrato di m 1 x 1, che risale al VII sec. a.C., da cui provengono offerte votive e ossa di animali che ne testimoniano la funzione cultuale.

Nella parte O del tempio di Creso c'è una costruzione, orientata in direzione N-S e lunga 34,50 m (100 piedi ionici), le cui fondazioni sono costituite da piccole lastre di pietra calcarea. L'alzato, invece, doveva essere di marmo: lo si deduce da una soglia (appunto marmorea) conservata in situ. Gran parte di questa sovrastruttura fù presumibilmente utilizzata per le fondazioni del tempio di Creso. A S dell'edificio, chiamato hekatòmpedos, si trovano un piccolo basamento quadrato e un edificio absidato, probabilmente databile, come l'hekatòmpedos, verso la fine del VII sec. a.C.

Dopo gli scavi condotti negli ultimi anni si può dire che la larghezza complessiva del tempio di Creso doveva essere di 59,93 m, mentre quella dell'edificio tardoclassico, che poi lo sostituì, era di 71,74 m: di conseguenza, le indicazioni di Plinio (Nat. hist., XXXVI, 95) non sono esatte.

Il tempio tardoclassico fu anche ampliato verso O. Le columnae caelatae che si trovavano nel tempio di Creso furono replicate nell'edificio tardoclassico; non sappiamo però nulla a proposito dei capitelli. Sono stati trovati anche altri frammenti delle scene mitologiche della sima marmorea che ornava l'edificio arcaico: un sileno e un gigante che reca un elmo forgiato a testa di leone. Insolita è la diversità di dimensioni delle figure della sima, che dovevano essere distribuite in due fregi di differente altezza, collocati l'uno sul lato esterno, l'altro invece sul lato interno del sekòs a cielo aperto.

La ricostruzione proposta per l'altare tardoclassico (fascia con staccionata, fregio a meandro, fregio figurato, con un'amazzone del tipo «Sciarra» e, sopra, un colonnato), è da mettere a confronto con altre interpretazioni che avanzano l'ipotesi di una semplice parete di protezione. Si sono conservati anche due tumuli del V sec. a.C. con resti di una copertura a volta, situati uno a monte del mausoleo di Belevi, l'altro su quella che era l'isola di Syrie. Vi sono anche, accanto alla grandiosa architettura tardoclassica dell'Artemìsion, notevoli capitelli ionici arcaizzanti, del IV sec. a.C., che probabilmente facevano parte di un periptero.

L'architettura tardoclassica a E. è caratterizzata da tratti arcaici. Particolari tecnici e stilistici dell’Artemìsion si ritrovano nell’Artemìsion di Sardi e più tardi nell'altare di Pergamo. Oltre all'importante architettura del mausoleo di Belevi, che originariamente si ritiene sia stato fatto erigere da Lisimaco, sono degni di nota anche i capitelli ionici di epoca ellenistica.

L'epoca repubblicana è documentata da alcuni monumenti: l’heròon di Gaio Memmio, che reca sull'attico fregi, forse opera del famoso scultore Evander, raffiguranti soldati; e un tempio sull'agorà superiore, di cui si sono conservate solo le fondazioni. Anche in età imperiale si continua a erigere edifici sacri: p.es. un tempio doppio presso il Pritaneo, dedicato forse al Divo Giulio e alla Dea Roma, e un grande tempio pseudodiptero dell'età dei Flavi, il c.d. Tempio di Domiziano, situato su una grande terrazza. La facciata Ν di questa terrazza è a due piani, il piano inferiore è dorico, mentre nel piano superiore vi sono figure di telamoni. Recentemente, la terrazza Ν è stata datata in epoca antonina, e le figure dei telamoni sono state interpretate come barbari. La statua colossale dell'imperatore Tito, che doveva trovarsi all'aperto sopra la terrazza, viene ora ricostruita come una figura seduta.

La fontana di Domiziano, eretta nel 92-93 d.C., sul lato E della Piazza di Domiziano, si compone di due parti: un'architettura a nicchie, rivolte verso l’agorà superiore, e una grande abside, rivolta verso la Piazza di Domiziano. Nell'abside è stato trovato un gruppo con Polifemo, che vi fu collocato soltanto in un secondo tempo. Si suppone che la destinazione originaria di questo gruppo dovesse essere il frontone del tempio situato nell'agorà superiore.

Oltre agli edifici a pianta centrale, come p.es. un edificio funerario sulla strada verso Aydın, è tipico dell'architettura romana del II sec. d.C. un altare ad ante, eseguito a imitazione di taluni grandi altari ellenistici. I rilievi dell'altare - eretto in onore di Lucio Vero, vincitore dei Parti - noti già da tempo, sono stati sistemati nell'Ephesos Museum di Vienna in modo nuovo. Per stabilire la collocazione originaria della costruzione, si è preso in considerazione un basamento situato a E della Biblioteca di Celso. Di recente si è rinvenuto un frammento di bassorilievo raffigurante Helios-Apollo.

Le architetture romane a facciata «scenografica» (articolata cioè in numerose edicole e nicchie) riguardano soprattutto le fontane, come p.es. (oltre a quella, già ricordata, di Domiziano) lo hydrekdochèion di Lecanio Basso, il ninfeo di Traiano e la fontana sulla strada verso Magnesia, ma anche la Biblioteca di Celso (la facciata di quest'ultima è stata di recente sottoposta ad anastilosi).

A S dell’Èmbolos (la c.d. Via dei Cureti), sono stati scavati due complessi di abitazioni. Le insulae racchiudevano abitazioni su tre terrazze, con gli ambienti disposti attorno a cortili a peristilio. La «Casa della Pendice 2» comprende sette abitazioni, di cui due poste sulla terrazza superiore, tre su quella mediana e altre due su quella inferiore. Alle abitazioni si accedeva di regola dalle ripide viuzze che passavano a fianco delle insulae. Dalla posizione delle scale si capisce che queste case erano a più piani: potevano misurare da alcune centinaia fino a 1000 m2.

Alcuni ambienti erano muniti di impianto di riscaldamento sotto il pavimento e vi erano anche bagni e servizi igienici. Le pareti erano dipinte con affreschi, i pavimenti coperti con mosaici. Quanto all'arredamento, si sono conservati mobili di bronzo e di marmo, statue e oggetti decorativi. Tutte le camere affacciavano sui pergolati del peristilio. Le mura di queste abitazioni risalgono a un'epoca compresa tra il I e il III sec. d.C.; le pitture murali appaiono già nel I sec. d.C., ma la maggior parte di esse risale al II e al III sec., mentre i mosaici datano tra il II e il III sec. d.C. Nel IV sec. d.C. molte di queste abitazioni vennero interrate; successivamente, in epoca tardoantica, alcune furono riedificate e spesso utilizzate come officine.

Entrambe le insulae includono una grande basilica privata che si estende su due piani; conosciamo il nome di uno dei due proprietari: Gaio Flavio Furio Apto. Le basiliche documentano la trasformazione della basilica romana da ambiente originariamente pubblico ad ambiente interno alle case private.

Nel III sec. d.C., diversamente da quanto era accaduto nel II sec., si costruì meno nel settore pubblico che in quello privato. Fu appunto nel III sec. che si edificò molto nella zona delle Case delle Pendici e si realizzarono arredi di grande gusto. Il diverso indirizzo dell'attività artistica si coglie anche nei ritratti. Al I e al II sec. d.C. risalgono complessivamente 18 ritratti di imperatori e 32 ritratti di privati, mentre del III sec. si sono conservati un unico ritratto d'imperatore e 61 ritratti di privati. Lo spostamento della committenza dall'ambito pubblico a quello privato non sta a indicare una perdita di risorse, ma piuttosto un nuovo orientamento degli interessi sociali ed economici.

Nella tarda antichità, le grandi piazze perdono d'importanza, si riducono nelle dimensioni perché occupate da abitazioni, e la loro funzione viene ora assolta da monumentali strade porticate, come p.es. l’Embolos, l’Arkadianè e la Stoà di Servilio. L'idea dominante non è quella dell'ampliamento, bensì quella della ristrutturazione e riqualificazione della città. I vecchi quartieri vengono rivitalizzati, gli edifici più antichi ricostruiti, nuovi edifici sono eretti con i resti di quelli antichi. La diminuzione della superficie della città fa sì che nascano nuove porte, come la Porta d'Ercole, fatta costruire dal prefetto Flavio Costanzio. Gli edifici sacri cristiani hanno uno sviluppo rapido: le chiese di Santa Maria e di San Giovanni Evangelista si trasformano in strutture complesse dalle molteplici funzioni. Anche la cella dell’Artemìsion fu trasformata in una grande chiesa.

Nel campo della scultura E. è famosa soprattutto per le sue statue di piccolo formato della prima epoca arcaica. In occasione degli scavi effettuati nell’Artemìsion in questi ultimi anni, sono state ritrovate importanti statuette femminili in oro e in avorio. Raffigurazioni di animali in avorio, nello stile animalistico eurasiatico, e un pendaglio realizzato con la tecnica della granulazione, raffigurante un toro e una testa di leone, fanno capire l'importanza che ebbero a E. i nomadi, soprattutto i Cimmeri.

Sono da annoverare tra gli originali dello stile severo una parte del rilievo della sima che ornava il tempio di Creso e un rilievo che raffigura la dea Cibele seduta. Alla fine del V sec. a.C. risale un rilievo con decreto. Tra le copie più importanti di epoca classica vanno ricordate la metà sinistra d'una testa-ritratto d'un generale e la testa dell’Atena Medici; una testa di Eros da un originale di Lisippo; e una testa dell’Artemide Colonna. Particolarmente importante per l'epoca ellenistica è la decorazione figurata del mausoleo di Belevi, con i cassettoni a rilievo e un sarcofago. Sempre da E. provengono: una straordinaria testa interpretata come ritratto di Lisimaco; un'erma individuata come ritratto d'un principe ellenistico; un fregio, raffigurante la battaglia con i Galati, che fu forse eseguito in occasione dell'ultima guerra tra Pergamo e i Galati, subito dopo il 167 a.C.; un fregio con una battaglia tra cavalieri; un altro fregio con armi, di provenienza ignota. Infine, sono stati trovati nella città due rilievi con Cibele, una statuetta della medesima divinità, quattro rilievi raffiguranti un banchetto funebre, tre stele funerarie e un rilievo votivo con una scena di banchetto.

Di epoca repubblicana sono una testa rinvenuta nel criptoportico della terrazza di Domiziano e una testa veristica della metà del I sec. a.C., come anche i rilievi dell'attico del già ricordato monumento di Memmio.

Tra le sculture degli edifici di epoca romana sono da citare quelle del serbatoio d'acqua di Lecanio Basso: torsi di due tritoni, due Afroditi delle stesse dimensioni, forse del tipo «Louvre-Napoli», un'altra Afrodite, una Hera di E. e altre due statue panneggiate. Inoltre, durante gli scavi della fontana di Domiziano (si ricordi, a tale proposito, il Gruppo di Polifemo) sono stati rinvenuti il torso di un'Afrodite, un guerriero ignudo giacente con una benda sui capelli, una testa di Zeus con calotta cranica inserita. Dal Ninfeo di Traiano proviene un complesso di sculture datate in epoche diverse: una statua di Androclo con cane, un Dioniso vestito di chitone e di pelle di pantera, un Dioniso di tipo eclettico, a imitazione del c.d. Apollo del Tevere, la statua di una donna vestita di un lungo chitone, che forse raffigura Giulia Lydia Laterane, menzionata nell'iscrizione. Sono stati trovati anche un satiro giacente, un'Afrodite o ninfa di fontana, con una conchiglia sul petto, una figura femminile panneggiata in stile arcaizzante e una statua di Kore.

Tra i ritratti romani e tardoantichi, rinvenuti negli ultimi anni, ve ne sono due, a grandezza naturale, di Tiberio e di Livia, un busto, di grandezza superiore al naturale, di Marco Aurelio, una testa-ritratto del III sec. d.C., una testa tardoantica, riconducibile a una statua, che mostra una grande somiglianza con la famosa testa di Eutropio.

Nella «Casa della Pendice 2» sono stati trovati 18 frammenti di intagli in avorio, eseguiti, per la maggior parte, in basso e altorilievo. Si può ricostruire un fregio, che risale alla tarda epoca traianea o alla prima epoca adrianea, riferibile alle guerre di Traiano in Oriente.

Tra le pitture murali della «Casa della Pendice 2» sono da citare soprattutto quelle di un oecus dell'abitazione 1 con scene di teatro e una scena mitologica di metamorfosi: inoltre, il ben noto Socrate, una camera con Apollo e le Muse e scene di giardino. Tra i mosaici sono da ricordare uno in tessere di pasta vitrea con pavoni, su una volta a botte, e uno pavimentale raffigurante un ippocampo, nonché una scena con leoni. È poi da menzionare anche una volta a botte con rilievi a stucco. La datazione degli affreschi e dei mosaici è in parte controversa. Dell'arredamento della «Casa della Pendice 2» fa poi parte un serpente di bronzo, non necessariamente identificabile con il dio Glicone.

Murata come lastra pavimentale, è stata trovata nella chiesa di San Giovanni Evangelista una lastra con un'iscrizione, poi inserita in un ambone, su cui è incisa una legge doganale concernente la provincia d'Asia (Monumentimi Ephesenum).

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Architettura romana: E. Fossel, Zum Tempel auf dem Staatsmarkt in Ephesos, in OJh, L, 1972-1975, p. 212 ss.; E. Fossel, G. Langmann, Grabungen in Ephesos von 1960-1969 bzw. 1970. Nymphaeum des C. Laecanius Bassus, ibid., app., p. 301 ss.; W. Alzinger, Grabungen in Ephesos von 1960-1969 bzw. 1970. Das Regierungsviertel, ibid., p. 229 ss.; H. Vetters, Die Neapler «Galerie» (zu Philostrat, Eikones I4), ibid., p. 223 ss.; Α. Bammer, Die politische Symbolik des Memmiusbaues, ibid., p. 220 ss.; M. Wörrle, Zur Datierung des Hadrianstempels an der Kuretenstrasse in Ephesos, in AA, 1973-1974, p. 470 ss.; H. Vetters, Neue römische Stockwerkbauten mit Wandmalerei in Ephesos, in AntK, XVII, 1974, p. 143 s.; id., Zum Stockwerkbau in Ephesos, in Mélanges Mansel, I, Ankara 1974, p. 69 ss.; Α. Bammer, Zu ÖJh 50, 1972-1975, Beibl. 242 ff, 249 ff, in OJh, LI, 1976-1977, p. 57 s.; id., Das Denkmal des C. Sextius Pollio in Ephesos, ibid., app., p. 77 ss.; id., Ein spätantiker Torbau in Ephesos, ibid., app., p. 93 ss.; M. Wegner, Gewundene Säulen von Ephesos, ibid., p. 49 ss.; H. Vetters, Philostrats Stoa, in The Proceedings of the loth Int. Congr. of Classical Archaeology..., cit., p. 523; id., Basilica privata, in Festschrift E. Diez, Graz 1978, p. 211 ss.; Α. Bammer, Elemente flavisch-trajanischer Architekturfassaden aus Ephesos, in OJh, LH, 1978-1980, p. 67 ss.; P. Roos, Wieder verwendete Startblöcke vom Stadion in Ephesos, ibid., p. 109 ss.; M. Wegner, Soffitten von Ephesos und Asia minor, ibid., p. 91 ss.; W. Koenigs, W. Radt, Ein kaiserzeitlicher Rundbau (Monopteros) in Pergamon, in IstMitt, XXIX, 1979, p. 317 ss.; R. Naumann, Römische Friese und Schrankenplatten aus Kleinasien, in RM, LXXXVI, 1979, p. 331 ss.; M. Castelfranchi, II battistero della Chiesa di San Giovanni ad Efeso, in Actes du 15e Congrès int. d'études byzantines, Athènes 1976, Atene 1981, p. 129 ss.; A. Bammer, Architektur und Klassizismus, in Hephaistos, III, 1981, p. 95 ss.; B. Fehr, Archäologie und Gesellschaft. Archäologen, Techniker, Industrielle - Betrachtungen zur Wiederaufstellung der Bibliothek des Celsus in Ephesos, ibid., p. 107 ss.; H. Vetters, Nochmals zur Basilica privata, in RM, XXIII, 1981, p. 209 ss.; M. Büyükkolançi, Zwei neugefundene Bauten der Johannesbasilika von Ephesos, Baptisterium und Skenophylakion, in IstMitt, XXXII, 1982, p. 236 ss.; R. Pohanka, Zum Bautypus des Pavillons von Qal Eh Zohal in NordostAserbeidschan, Iran, in AMI, XVI, 1983, p. 237 ss.; W. Jobst, C. Schwanzar, Embolosforschungen 1, in OJh, LIV, 1983, app., p. 149 ss.; G. J. Lang, Ein Zwischenbericht zur Anastylose des Südtores der Agora von Ephesos, in AW, XV, 1984, p. 23 ss.; S. R. F. Price, Rituals and Power, Cambridge 1984; H. Vetters, Paries Communis, in Studia in Honorem C. M. Danow (Ann. de l'Université de Sofia, Fac. d'Histoire, 76,2), Sofia 1984, p. 445 ss.; F. Hueber, Der Embolos, ein urbanes Zentrum von Ephesos, in AW, XV, 1984, p. 3 ss.; G. Wiplinger, Zum Hanghausprojekt in Ephesos, in OJh, LVI, 1985, p. 83 ss.; Id., Neues zum Hof H2/SR 27 des Hanghauses 2 von Ephesos, in Lebendige Altertumswissenschaft..., p. 204 ss.; S. Karwiese, Das Beben unter Gallien und seine anhaltenden Folgen, ibid., p. 126 ss.; G. L. Lang, Zur oberen Osthalle der Agora, der «Neronischen Halle» in Ephesos, ibid., p. 176 ss.; H. Thür, Ephesische Bauhütten in der Zeit der Flavier und der Adoptivkaiser, ibid., p. 181 ss.; F. Hueber, Antike Baudenkmäler als Aufgabengebiet des Architekten, ibid., p. 391 ss.; H. Engelmann, Die Bauinschriften des Prytaneions von Ephesos, ibid., p. 155 ss.; D. Knibbe, Der Asiarch M. Fulvius Publicianus Nikephoros, die ephesischen Handwerkszünfte und die Stoa des Servilius, in OJh, LVI, 1985, p. 71 ss.; W. Jobst, Zur Standortbestimmung und Rekonstruktion des Parthersiegahares, ibid., p. 79 ss.; id., Ein Hospitium im Hanghaus 2 von Ephesos, in Lebendige Altertumswissenschaft..., cit., p. 200 ss.; id., Zur Bau-und Bildkunst der Spätantike in Ephesos, in Pro arte antiqua..., cit., II, p. 195 ss.; id., Ein spätantiker Strassenbrunnen in Ephesos, in'Studien zur spätantiken und byzantinischen Kunst, I. F. W. Deichmann gewidmet (Römisch-Germanisches Zentralmuseum. Monographien, 10), Bonn 1986, p. 47 ss.; M. Torelli, Il monumento efesino di Memmius. Un capolavoro dell'ideologia nobiliare della fine della Repubblica, in SciAnt, II, 1988, p. 403 ss.; W. Jobst, Ein spätantikes Säulenmonument aus Ephesos, in IstMitt, XXXIX, 1989, p. 245 ss.; S. Karwiese, Erster vorläufiger Gesamtbericht über die Wiederaufnahme der archäologischen Untersuchung der Marienkirche in Ephesos (DenkschrWien, 200), Vienna 1989; H. Thür, Das Hadrianstor in Ephesos (Forschungen in Ephesos, XI,1), Vienna 1989; id., Arsinoe IV, eine Schwester Kleopatras VII, Grabinhaberin des Oktogons von Ephesos?, in ÖJh, LX, 1990, p. 43 ss.; U. Outschar, Zum Monument des C. Memmius, ibid., p. 57 ss.; H. Zahbelicky, Ein spätantiker Bau im südlichen Hafenbereich von Ephesos, Izmir 1991, p. 197 ss.

Scultura: V. M. Strocka, Ein ephesisches Urkundenrelief, in ÖJh, XLIX, 1968-1971, p. 41 ss.; F. Eichler, Zum Partherdenkmal von Ephesos, ibid., suppl., p. 102 ss.; R. Fleischer, Eine späthellenistische Gruppe vom Pollionymphäum in Ephesos, ibid., p. 137 ss.; id., Aphroditetorso vom Pollionymphäum in Ephesos, ibid., p. 165 ss.; id., Artemisstatuette aus dem Hanghaus 2 in Ephesos, ibid., p. 172 ss.; E. Winter, Eine ägyptische Bronze aus Ephesos, in ZAS, XCVII, 1971, p. 146 ss.; S. Lattimore, The Bronze Apoxyomenos from Ephesus, in AJA, LVI, 1972, p. 13 ss.; E. Atalay, S. Türkoglu, Ein frühhellenistischer Porträtkopf des Lysimachos aus Ephesos, in OJh, L, 1972-1975, app., p. 123 ss.; R. Fleischer, Grabungen in Ephesos von 1960-1969 bzw. 1970. Skulpturenfunde, ibid., p. 421 ss.; id., Artemis von Ephesos und verwandte Kultstatuen aus Anatolien und Syrien (EPRO, 35), Leida 1973; F. Harl, Reste einer archaistischen Reliefpinax aus Ephesos in Wien, in AA, 1973, p. 133 ss.; E. Atalay, Ein späthellenistisches Grabrelief aus Ephesos, ibid., p. 231 ss.; W. Oberleitner, Zwei spätantike Kaiserköpfe aus Ephesos, in JbKSWien, LXIX, 1973, p. 127 ss.; I.W. Deichmann, Zur spätantiken Bauplastik von Ephesos, in Mélanges Mansel..., cit., I, p. 549 ss.; Β. Sismondo Ridgway, A Story of Five Amazons, in AJA, LXXVIII, 1974, p. 1 ss.; ead., The Amazon's Bell. An Addendum to A Story of Five Amazons, ibid., LXXX, 1976, p. 82 ss.; P. Devambez, La groupe statuaire des Amazones à Ephèse, in CRAI, 1976, p. 162 ss.; M. Weber, Die Amazonen von Ephesos, in Jdl, XCI, 1976, p. 28 ss.; J. Bousquet, L'Hermès de Scopas à Ephèse, in RevPhil, LI, 1977, Ρ· 22 ss-j V. M. Strocka, Die frühesten Girlandensarkophage. Zur Kontinuität der Reliefsarkophage in Kleinasien während des Hellenismus und der frühen Kaiserzeit, in Studien zur Religion und Kultur Kleinasiens..., cit., p. 882 ss.; Κ. Parlasca, Zur Artemis Ephesia als Dea Natura in der klassizistischen Kunst, ibid., p. 679 ss.; R. Fleischer, Artemis von Ephesos... Supplement, ibid., p. 324 ss.; Β. Sismondo Ridgway, The Five Ephesian Amazons, in The Proceedings of the ioth Int. Congr. of Classical Archaeology..., cit., p. 761 ss.; E. Atalay, Späthellenistische Grabreliefs aus Ephesos, ibid., p. 611 ss.; S. Türkoglu, Les trois portraits trouvés à Ephèse, ibid., p. 905 ss.; H. Lauter, Ein republikanisches Triumphalmonument aus Ephesos, ibid., p. 925 s.; E. Atalay, Ein Sophistensarkophag, in ÖJh, LH, 1978-1980, app., p. 52 ss.; R. Fleischer, Eine bekleidete Nachbildung der Artemis von Ephesos, ibid., p. 63 ss.; T. Dohm, Altes und Neues über die ephesischen Amazonen, in Jdl, XCIV, 1979, p. 112 ss.; J. Inan, E. Alfoldi-Rosenbaum, Römische und frühbyzantinische Porträtplastik aus der Türkei. Neue Funde, Magonza 1979; W. Jobst, Porträtkopf des Tiberius aus Ephesos, in Forschungen und Funde, Festschrift B. Neutsch, Innsbruck 1980, p. 197 ss.; M. Dawid, Bemerkungen zu zwei Relieffriesen aus dem ephesischen Elfenbeinfund, ibid., p. 95 ss.; J. Meischner, Fragen zur römischen Porträtgeschichte, unter besonderer Berücksichtigung kleinasiatischer Beispiele, in BJb, CLXXXI, 1981, p. 143 ss.; W. Oberleitner, Ein hellenistischer Galater-Schlachtfries aus Ephesos, in JbKSWien, LXXVII, 1981, p. 57 ss.; M. Dawid, Rundplastische Schnitzereien aus dem ephesischen Elfenbeinfund, in Pro arte antiqua. Festschrift H. Kenner, I, Vienna 1982, p. 49 ss.; R. Fleischer, Zwei eklektische Statuen, ibid., p. 123 ss.; M. Aurenhammer, Römische Portraits aus Ephesos. Neue Funde aus dem Hanghaus 2, in ÖJh, LIV, 1983, p. 105 ss.; R. Fleischer, Zu den trajanischen Elfenbeinfriesen aus Ephesos, in AA, 1983, p. 539 ss.; H. Weber, Die Amazonen von Ephesos, II, in Jdl, XCIX, 1984, p. 75 ss.; Β. Andreae, Odysseus. Archäologie des europäischen Menschenbildes, Francoforte 19842; G. Langmann, Eine Kaiserstatue (?) in Ephesos, in ÖJh, LVI, 1985, p. 65 ss.; E. Atalay, Un noveau monument votif hellénistique à Ephèse, in 1985, p. 195 ss.; R. Meriç, Rekonstruktionsversuch der Kolossalstatue des Domitian in Ephesos, in Pro arte antiqua..., cit., II, p. 239 ss.; W. Oberleitner, Drei unbekannte Köpfe des Partherdenkmals, ibid., p. 258 ss.; E. Pochmarski, Ein Kinderkopf (Eros) aus Ephesos, ibid., p. 295 ss.; E. Diez, Die Repräsentantinnen der Stadt Ephesos, in Lebendige Altertumswissenschaft..., cit., p. 216 ss.; W. M. Strocka, Zuviel Ehre für Scholastikia, ibid., p. 229 ss.; M. Aurenhammer, Athena Medici in Ephesos, ibid., p. 212 ss.; Κ. J. Hartswick, The So-Called 'Ephesos Amazon'. A New Identification, in Jdl, CI, 1986, p. 127 ss.; T. Ganschow, Überlegungen zur Parthermonument von Ephesos, in AA, 1986, p. 209 ss.; U. Muss, Silen und Gigant auf dem ephesischen Simenfries, in ÖJh, LVII, 1986-87, p. 29 ss.; P. Moreno, Vita e arte di Lisippo, Milano 1987, in part. p. 192 ss.; U. Muss, M. Büyükkolanci, Archaische Frelplastik aus Ephesos, in ÖJh, LVIII, 1988, p. 36 ss.; V. M. Strocka, Zeus, Mamas und Klaseas, ephesische Brunnenfiguren von 93 n.Chr., in Festschrift Jale Inan, Istanbul 1989, p. 77 ss.; E. Atalay, Weibliche Gewandstatuen des 2. Jhs. n. Chr. aus ephesischen Werkstätten (DenkschrWien, 206), Vienna 1989: E. Rudolf, Attische Sarkophage aus Ephesos, Vienna 1989; M. Aurenhammer, Die Skulpturen von Ephesos, Idealplastik, I (Forschungen in Ephesos, X,1), Vienna 1990; E. Rudolf e altri, Der Sarkophag des Quintus Aemilius Aristides (DenkschrWien, 230), Vienna 1992.

Numismatica: L. Weidauer, Probleme der frühen Elektron-Prägung, Friburgo 1971; G. Manganaro, SGDI, IV, 4, h 49 (DGE 707) e il bimetallismo monetale dì Creso, in Epigraphica, XXXVI, 1974, p. 57 ss.; G. K. Jenkins, Hellenistic Gold Coins of Ephesos, in Festschrift Akurgal (Anadolu, XXI, 1978-80), Ankara 1980, p. 185 ss.; R. Oster, Numismatic Windows into the Social World of Early Christianity: A Metrologica! Inquiry, in JBL, CI-CII, 1982, p. 195 ss.; S. Karwiese, Archäologie und Numismatik, eine neue Evidenz aus Ephesos, in Litterae Numismaticae Vindobonenses, II, 1983, p. 281 ss.; M. Price, Thoughts on the Beginnings of Coinage, in Studies in Numismatic Method Presented to P. Gierson, Cambridge 1983, p. 1 ss.; id., Croesus or Pseudo-Croesus?, in Festschrift für L. Mildenberg, Wetteren 1984, p. 211; S. Karwiese, Der NumismatikerArchäologe, in ÖJh, LVI, 1985, p. 99 ss.; R. Mauterer, Archäologie undArchäometrie, Analytische Chemie in der Archäometrie am Beispiel der Tetradrachmen aus Ephesos, in Lebendige Altertumswissenschaft..., cit., p. 417 ss.; S. Karwiese, Keine Kaiserhochzeit in Ephesos, in Echo. Festschrift für J. B. Trentini..., cit., p. 171; id., The Artemisium Hoard and the First Coins of Ephesus, in Revue belge de numismatique et de sigillographie, CXXXVII, 1991, p. 3 ss.; H. Engelmann, Aelius Aristides und eine ephesische Prägung, in ZPE, LXXXIX, 1991, p. 273 s.

Pittura: V. M. Strocka, Grabungen in Ephesos von 1960-1969 bzw. 1970. Wandmalerei, in ÖJh, L, 1972-1975, app., p. 469 ss.; id., Theaterbilder aus Ephesos, in Gymnasium, LXXX, 1973, p. 362 ss.; V. M. Strocka, H. Vetters, Die Wandmalerei der Hanghäuser in Ephesos (Forschungen in Ephesos, VIII, 1) Vienna 1977; V. M. Strocka, Die Wandmalerei in römischen Ephesos (50-500 n. Chr.), in The Proceedings of the ioth Int. Congr. of Classical Archaeology..., cit., p. 481 ss.; H. Mielsch, Proteus und Menelaos, ein antoninisches Gemälde in Ephesos, in AA, 1980, p. 550 ss.

Mosaici: W. Jobst, Zum Narthexmosaik der Marienkirche in Ephesos, in OJh, XLIX, 1968-1971, p. 297 ss.; id., Zur Bestattungskirche der Sieben Schläfer in Ephesos, ibid., L, 1972-1975, app., p. 171 ss.; id., Das 'öffentliche Freudenhaus' in Ephesos, ibid., LI, 1976-1977, p. 61 ss.; W. Jobst, H. Vetters, Römische Mosaiken aus Ephesos, I. Die Hanghäuser des Embolos (Forschungen in Ephesos, VIII, 2), Vienna 1977; W. Jobst, Römische Mosaiken in Ephesos, in The Proceedings of the ioth Int. Congr. of Classical Archaeology..., cit., p. 653; W. Jobst, R. Meriç, Ein spätrömischer Mosaikboden in Pygela, in OJh, LII, 1978-1980, app., p. 45 ss.; S. Başaran, Konservierung und Restaurierung eines Glasmosaiks in Ephesos, in Lebendige Altertumswissenschaft..., cit., p. 403 ss.

Stucchi: H. Vetters, Ein Stuckraum in Ephesos, in Pro arte antiqua..., cit., II, p. 335 ss.; E. e H. Werner, Die Restaurierung des Stuckgewölbes im Hanghaus 2 in Ephesos, in Lebendige Altertumswissenschaft..., cit., p. 399 ss.

Ritrovamenti minori: H. Vetters, Eine Standarte aus Ephesos, in IstMitt, XXV, 1975, p. 393 ss.; L. Robert, Dans une maison d'Ephèse un serpent et un chiffre, in CRAI, 1982, p. 126 ss.; F. Brein, Ear Studs for Greek Ladies, in AnatSt, XXXII, 1982, p. 89 ss.; G. Langmann, G. Hölbl, M. Firneis, Die ägyptische Wasserauslaufuhr aus Ephesos, in ÖJh, LV, 1984, app., p. I ss.; Α. Bammer, Bronzen und Sphyrelata aus dem Artemision von Ephesos, in Griechische und römische Statuetten und Grossbronzen, Vienna 1988, pp. 244-248; U. Muss, Die Göttin auf dem Raubtier, in Beitrage Eur Ikonographie und Hermeneutik. Festschrift N. Himmelmann, Magonza 1989, pp. 53-57; Α. Bammer, Bronzen aus dem Artemision von Ephesos, in Echo. Festschrift für J. B. Trentini..., cit., p. 21 ss.; id., Ivories from the Artemision at Ephesus, in Ivory in Greece and the Eastern Mediterranean from the Bronze Age to the Hellenistic Period. 14th British Museum Colloquium, Londra 1992, pp. 185-204; U. Muss, The Goddess on the Panther, ibid., pp. 205-210.

Ceramica: V. Mitsopoulou-Leon, Ein Grabfund des 4. vorchristlichen Jahrhunderts aus Ephesos, in ÖJh, L, 1972-1975, p. 252 ss.; id., Grabungen in Ephesos von 1960-1969 bzw. 1970. Keramik aus der Basilika und dem Prytaneion (ein Uberblick), ibid., app., p. 495 ss.; id., Ein Metallvorbild für hellenistische Tonschüsseln? (Zu einer Henkelform aus Ephesos), in AAA, X, 1977, p. 296 ss.; id., Hellenistische Keramik mit Schlickerdekor aus Ephesos und ihr Verhältnis zur attischen «Westabhang»-Keramik, in Classica et Provincialia..., cit., p. 113 ss.; F. Brein, Geometrische dekorative Keramik aus Ephesos, in The Proceedings of the ioth Int. Congr. of Classical Afcheology...., cit., p. 721 ss.; V. Mitsopoulou-Leon, Töpferateliers in Ephesos, in Pro arte antiqua..., cit., II, p. 247 ss.; C. Ozgünel, Selçuk Arkeologji Müzesinde saklaman Miken pyxisi ve dü¡ündürdükleri («Osservazioni sulla pisside micenea conservata al Museo selgiuchide di archeologia»), in Belleten, LI, 1987, p. 535 ss.; A. Gasser, Die korinthische und attische Importkeramik vom Artemision von Ephesos (Forschungen in Ephesos, XII, 1), Vienna 1990; V. Mitsopoulou-Leon, Die Basilika am Staatsmarkt in Ephesos, Kleinfunde, I. Keramik hellenistischer und römischer Zeit (Forschungen in Ephesos, IX, 2,2), Vienna 1991.

Epigrafia: H.-G. Pflaum, Vibius Seneca, dux vexilationum classis praetoriae Misenatium et Ravennesium (griech. Inschrift aus Ephesos), in StRomagnoli, XVIII, 1967-1969, p. 255 ss.; D. Knibbe, Neue Inschriften aus Ephesos, II-III, in ÖJh, XLIX, 1968-1971, app., p. ι ss.; R. W. Pleket, Nine Greek Inscriptions from the Cayster-Valley in Lydia, in Talanta, II, 1970, p. 55 ss.; M. Wörrle, Ägyptisches Getreide für Ephesos, in Chiron, I, 1971, p. 325 ss.; W. Jobst, Griechische Wandinschriften aus dem Hanghaus II in Ephesos, in WSt, n.s., VI, 1972, p. 235 ss.; F. S. Kleiner, The Dated Cistophori of Ephesus, in MusNotAmNumSoc, XVIII, 1972, p. 17 ss.; D. Knibbe, Neue Inschriften aus Ephesos IV-VII, in ÖJh, L, 1972-1975, app., ρ. ι ss.; id., Grabungen in Ephesos von 1960-1969 bzw. 1970. Die Inschriften 1960-1969, ibid., p. 407 ss.; M. Marcovich, A New Graffito from Ephesos, in GrRomByzSt, XIV, 1973, p. 61 ss.; A. Lesky, Zu dnern ephesischen Graffito, in WSt, n.s., VII, 1973, p. 240 ss.; D. F. A. Meinardus, The Alleged Advertisement for the Ephesian Lupanar, ibid., p. 244 ss.; R. P. Weiss, Zu dem neuen Graffito-Epigramm aus Ephesos, in Chiron, III, 1973, p. 451 ss.; T. Gerasimov, Zollplombe mit dem Namen der Stadt Ephesos, in BIBulg, XXXIV, 1974, p. 318 s.; D. Korzeniewsky, Trinkspruch auf eine grosszügige Gastgeberin (Epigramm aus Ephesos), in Gymnasium, LXXXI, 1974, p. 513 ss.; L. Robert, Les femmes Théores â Ephèse, in CRAI, 1974, p. 176 ss.; C. Habicht, New Evidence on the Province of Asia, in JRS, LXV, 1975, p. 61 ss.; L. Robert, Sur des inscriptions d'Ephèse II. Sur une lettre d'un proconsul d'Asie, in RevPhil, LI, 1977, p. 7 ss.; E. L. Bowie, The Vedii Antonini and the Temple of Hadrian at Ephesus, in The Proceedings of the ioth Int. Congr. of Classical Archaeology..., cit., p. 867 ss.; T. Pekàry, Statuen in kleinasiatischen Inschriften, in Studien zur Religion..., cit., p. 727 ss.; H. Engelmann, H. Knibbe, Aus ephesischen Skizzenbüchern, in ÖJh, LII, 1978-1980, p. 19 ss.; R. W. Pleket, New Inscriptions from Lydia, in Talanta, X-XI, 1978-1979, p. 74 ss.; S. G. Miller, Drinking Uncut Wine... to Death. Unpublished Greek Epigram for a Youth from Ephesus, in AncWorld, II, 1979, p. 29 s.; C. Börker, R. Merkelbach (ed.), Die Inschriften von Ephesos 2, Nr. 101-599 (Repertorium) (Inschriften griechischer Städte aus Kleinasien, XII, 2), Bonn 1979; W. Seibt, Drei byzantinische Bleisiegel aus Ephesos, in Litterae Numismaticae Vindobonenses Roberto Goebl dedicatae, Vienna 1979, p. 145 ss.; C. Börker, R. Merkelbach, Die Inschriften von Ephesos 5, Nr. 1446-2000 (Repertorium) (Inschriften griechischer Städte aus Kleinasien, XV, 5), Bonn 1980; H. Vetters, Zu römerzeitlichen Bauvorschriften, in Forschungen und Funde, Festschrift B. Neutsch, Innsbruck 1980, p. 477 ss.; L. Robert, Ä travers l'Asie Mineure. Poètes et prosateurs, monnaies grecques, voyageurs et géographie, Parigi 1980, p. 339 ss.; D. Knibbe, Der Staatsmarkt - Die Inschriften des Prytaneions (Forschungen in Ephesos, IX, I, 1), Vienna 1981; B. Iplikçioglu, Prosographisches aus Ephesos, in Lebendige Altertumswissenschaft..., cit., p. 135 s.; H. Engelmann, H. Knibbe, Das Monumentum Ephesenum, in EpigrAnat, VIII, 1986, p. 19 ss.; iid., ibid., XI, 1988, p. 22 ss. - Si vedano inoltre i numerosi articoli in ZPE, 1971 ss.