BERNSTEIN, Eduard

Enciclopedia Italiana (1930)

BERNSTEIN, Eduard

Manfredi GRAVINA

Pubblicista e deputato socialdemocratico tedesco, nato a Berlino il 6 gennaio del 1850, da umile famiglia israelita d'origine polacca. Sin dal 1872, seguendo i consigli d'un suo zio, che era redattore-capo della Berliner Volkszeitung, il B. fu attratto alle dottrine marxiste, ed entrato nel giornalismo, fu segretario del Höchberg, che aveva fondato il periodico socialista Zukunft. Soppressa in Germania la stampa socialdemocratica in virtù della legge contro i socialisti, fatta votare nel 1878 dal Bismarck, il Sozialdemokrat, l'organo ufficiale del partito, si pubblicò a Zurigo, e il B. ne assunse la direzione (1880-1890). Ad istigazione del Bismarck, il B. fu invitato dalle autorità federali a lasciare la Svizzera (1888), ed egli si trasportò allora, col giornale, a Londra. Nel libro Aus den Tagen meines Exils, egli stesso ci descrive le vicende di quel tempo e le relazioni contratte in Inghilterra con C. Marx e con F. Engels. Revocata nel 1890 la legge contro i socialisti, il B. vide rinnovare a suo carico il mandato di cattura da parte della polizia germanica, e dovette perciò prolungare di altri dieci anni il soggiorno all'estero; fino a che, cioè, il nuovo cancelliere Bülow, nella speranza di accentuare le scissioni del partito socialdemocratico tedesco, consentì a farlo tornare in patria. Tra il 1897-98 il B. aveva pubblicato nella Neue Zeit una serie di articoli sui problemi del socialismo, sostenendovi la necessità che alcune delle teorie marxiste venissero sottoposte a revisione, e riassumendo le sue idee nel volume Die Voraussetzungen des Sozialismus und die Aufgaben der Sozialdemokratie, 1899. Esso provocò una vivace polemica col Kautsky, che gli rispose con una pubblicazione: Bernstein u. das sozialdemokratische Programm. La controversia fu portata dinanzi al congresso che il partito tenne l'anno stesso ad Hannover, e quivi il "Revisionismo" del B. fu a grandissima maggioranza respinto. Come conseguenza, il B. lasciò la collaborazione della Neue Zeit, ma continuò a sostenere il proprio pensiero, pubblicando i suoi scritti nei Sozialistische Monatshefte. Presentatosi candidato alle elezioni al Reichstag (1902), riuscì vincitore con i voti della massa operaia di Breslavia. Cadde, invece, alle elezioni del 1906, e dovette aspettare il 1912 per tornare deputato (fino al 1918).

Benché pacifista assoluto, si associò alla maggioranza del partito, che votò, nel 1914, i crediti di guerra; e fu per qualche tempo destinato presso l'amministrazione del Tesoro in qualità di consigliere aggiunto. Ma la forza delle sue convinzioni lo indusse presto a cessare ogni collaborazione, e già nel giugno del 1915 la sua firma appare con quelle del Haase e del Kautsky (col quale si era riconciliato) in calce a un manifesto, in cui si poneva in rilievo che la socialdemocrazia tedesca aveva bensì votato i crediti di guerra, ma doveva ora scindere la sua responsabilità dalla politica bellica dell'impero. Da quel momento, il B. volse ogni attività a promuovere nel più breve tempo possibile la pace, segnatamente con l'Inghilterra, dove il lungo soggiorno gli aveva fatto contrarre relazioni personali ed amicizie. Si schierò temporaneamente fra i socialisti indipendenti e pubblicò un volume: Von den Aufgaben der Juden im Weltkrieg (Berlino 1917), che suscitò molti commenti. Scrisse anche in talune riviste svizzere contro la continuazione della guerra; e ciò gli valse avversioni e odî in Germania.

Scoppiata la rivoluzione, il B. si adoperò con la parola e con l'azione per impedire l'infiltramento in Germania del bolscevismo russo, ed uscì definitivamente dalle fila degli indipendenti per tornare fra i socialisti della maggioranza. Rieletto al Reichstag nel 1920, prese parte, quale delegato del partito, al Congresso socialista internazionale di Ginevra, e si adoperò per conciliare le tendenze talora divergenti del partito stesso. Tra i primi a sostenere, in Germania, la responsabilità degli imperi centrali per la conflagrazione europea, il B. riconobbe basate su giustizia le riparazioni pretese dalle potenze nemiche (Weimar 1920) e si attirò perciò nuovo odio da parte dei nazionalisti e dei conservatori. Troppo vecchio oramai per partecipare ancora alla vita parlamentare attiva, il B. non si è ripresentato agli elettori nel 1928.

Molti sono, oltre a quelli ricordati, gli scritti e le pubblicazioni del B., tra cui notevoli: Sozialismus und Demokratie in der grossen englischen Revolution, Stoccarda 1895 (2ª ed., ibid. 1908); Zur Geschichte und Theorie des Sozialismus, Berlino 1901; Ferd. Lassalle, Berlino 1919; Völkerrecht und Völkerpolitik, Berlino 1919; Erinnerungen eines Sozialisten, Berlino 1918; Dokumente zum Weltkrieg, Berlino 1919; Die Wahrheit über die Einkreisung Deutschlands, Berlino 1920; Die deutsche Revolution, ihre Entstehung, ihr Verlauf und ihr Wert, Berlino 1921; Der sozialismus einst und Jetzt, Berlino 1922. Pubblicò l'epistolario Marx-Engels (Stoccarda 1913), cui seguì una raccolta di discorsi e di lettere del Lassalle, l'epistolario di Engels con lui (Berlino 1925). In Kindheit und Jugendjahre (1926), appunti autobiografici, narrò la sua vita dalla nascita al 1872. Altre note autobiografiche del B. si trovano nel libro di Felix Meiner, Die Volkswirtschaftslehre der Gegenwart in Selbstdarstellungen (Lipsia 1924).

Bibl.: G. Pasquali, Socialisti tedeschi, Bari 1929; P. Löbe, E. Bernstein als Breslauer Abgeordneter, Breslavia 1925.

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