PORRO, Edoardo

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 85 (2016)

PORRO, Edoardo

Valentina Cani

PORRO, Edoardo. – Di famiglia lombarda, nacque a Padova il 13 settembre 1842 da Giovanni, ingegnere del catasto, e da Maria Anna Cassola.

In seguito al trasferimento del padre, trascorse l’infanzia a Milano dove frequentò il Ginnasio liceale dell’arcidiocesi.

Nel 1860 si iscrisse alla facoltà di medicina dell’Università di Pavia, laureandosi nel 1865.

Dopo il periodo di pratica, nel novembre 1867 fu nominato chirurgo assistente all’ospedale Maggiore di Milano. Come molti giovani studenti e laureati dell’Ateneo lombardo, partecipò attivamente al Risorgimento, interrompendo periodicamente l’attività ospedaliera. Fu medico aggiunto di battaglione nell’8° reggimento dei volontari italiani che operarono in Trentino guidati da Garibaldi e nel luglio 1866 fece parte dell’ambulanza ai comandi del ginecologo e ostetrico Malachia De Cristoforis. Nell’agosto 1867 fu attivo nell’assistenza ai colerosi durante l’epidemia scoppiata a Milano e nelle campagne limitrofe.

Garibaldino convinto, nonostante la salda fede cattolica partecipò alla spedizione di Mentana nel novembre 1867; dopo la sconfitta l’impegno patriottico lasciò definitivamente posto alla carriera professionale. Orientato verso l’ostetricia, alla fine del 1868 divenne assistente alla Regia scuola ostetrica dell’ospedale Maggiore di Milano diretta da Pietro Lazzati, di cui prese provvisoriamente il posto nel 1871, fino all’arrivo del nuovo titolare, Domenico Chiara, nell’ottobre 1872 (Il Biennio 1860-70 alla Maternità di Milano: rendiconto clinico, osservazioni pratiche e note critiche, Milano 1872). Nello studio presentato per il concorso alla cattedra di ostetricia a Milano (Risultati apparenti e risultati veri del parto precoce artificiale. Considerazioni e deduzioni pratiche, Milano 1871) si concentrò sulle storie cliniche che comportavano un forte coinvolgimento umano del medico, tenuto ad affrontare difficili casi di coscienza, come la scelta tra la madre e il bambino nei parti più difficili. Sostenne con convinzione e audacia la pratica dell’aborto terapeutico in presenza di malformazioni pelviche o di mal posizionamento della placenta o del feto. In casi come questi l’unica alternativa era il parto cesareo, una tecnica chirurgica così rischiosa da comportare quasi sempre la morte della donna. Nel 1872, nominato consulente ostetrico all’istituto Santa Corona, espose ai nuovi colleghi un Caso di aborto provocato per grave ristrettezza pelvica da osteomalacia (Milano 1872).

Tra il 1873 e il 1875 fu assorbito da un’intensa attività clinica, testimoniata anche da diverse pubblicazioni di ambito clinico-chirurgico (Placenta centralmente previa, emorragia grave, procidenza del braccio destro ecc., in Gazzetta medica italiana - Lombardia, s. 6, VI (1873), pp. 97-101; Fibro-mioma uterino collocato nel setto vescico vaginale. Ostacoli e particolarità avutesi durante il parto estrinsecazione spontanea ed enucleazione artificiale del tumore, Bologna 1873). Pubblicò numerosi lavori sulla distocia, anche di carattere monografico (Bacino distocico per atrofia. Narrazione clinica e considerazioni eziologiche, Milano 1873; Pelvi distocica per vizio congenito di formazione e per influenza rachitica, distacco parziale della vagina dall’utero, cambiamento consecutivo di presentazione. Generalità sul meccanismo di deformazione della parete anteriore del bacino ed indicazioni che ne derivano, Milano 1873) e redasse alcune voci per l’enciclopedia medica Vallardi (Catino, in Enciclopedia medica italiana, I, 1, Milano 1873, pp. 443-513; Cefalotripsia, ibid., pp. 643-654). Le sue osservazioni spaziarono dalla pratica (Lo speculum uteri nella pratica dei parti, in Annali universali di medicina, s. 1, CCXVI (1873), pp. 295-330) alla farmacologia ostetrica (Intorno alla segala cornuta. Le levatrici possono esse prescriverla ed i farmacisti eseguire le loro prescrizioni? Relazione fatta all’adunanza del Comizio farmaceutico milanese, Torino 1873), oltrepassando anche l’interesse ostetrico e ginecologico con argomenti insoliti (Mezzo semplice per impedire la masturbazione nei ragazzetti, in Gazzetta medica italiana - Lombardia, s. 7, I (1874), p. 176).

L’esperienza maturata in corsia e nelle visite prestate ai più indigenti in città e in campagna lo aiutò a sviluppare una notevole sensibilità clinica e abilità chirurgica. Nel 1874, il drammatico insuccesso di un’operazione di ovariotomia (Ovariotomia eseguita in Milano il giorno 3 maggio 1874, Milano 1874) si sommò a quello di una fetotomia (Idrocefalia - rottura spontanea dell’utero - inserzione membranacea del funicolo ombilicale…, in Annali universali di medicina e chirurgia, s. 1, CCXXXI (1875), pp. 42-64). Questi fallimenti non lo scoraggiarono, anzi lo stimolarono a verificare sperimentalmente i risultati tendenzialmente positivi ottenuti dagli interventi di laparotomia ginecologica. Aveva intravisto una via di salvezza per le partorienti nella possibilità di far seguire al taglio cesareo la rimozione di utero e ovaie, eliminando così la possibile causa delle infezioni letali per le donne. Nel 1874, su consiglio di Eusebio Oehl, fisiologo e apprezzato sperimentatore dell’Università di Pavia, eseguì con successo un’amputazione utero-ovarica su tre coniglie gravide.

Nel novembre 1875 fu nominato professore ordinario di clinica ostetrica all’Università di Pavia e pochi mesi dopo ebbe l’opportunità di applicare la nuova tecnica operatoria su una donna affetta da una grave forma di rachitismo. Nel maggio 1876 eseguì con successo nella clinica dell’ospedale S. Matteo di Pavia il primo taglio cesareo con amputazione utero-ovarica. La partoriente, Giulia Cavallini, sopravvisse all’operazione dando alla luce una bambina, chiamata Maria Alessandrina Cesarina. La tecnica elaborata da Porro consentiva di ridurre l’ampiezza della ferita, subito chiusa e medicata, evitando gravi emorragie e infezioni. Per la prima volta il parto cesareo non doveva più essere considerato un intervento quasi inevitabilmente fatale per la donna. La sua monografia Dell’amputazione utero-ovarica come complemento di taglio cesareo (Milano 1876) diventò presto una pietra miliare della letteratura ostetrica, legando indissolubilmente il nome del medico alla rivoluzionaria tecnica che fu applicata con successo dai più autorevoli medici ostetrici dell’epoca, italiani e stranieri. Il ‘metodo di Porro’ ebbe grande successo in Gran Bretagna e i resoconti dei nuovi interventi praticati trovarono spazio su riviste prestigiose come The British Medical Journal e The Lancet. Nel 1880-81 l’operazione, ormai universalmente conosciuta in Europa, fu eseguita con successo anche negli Stati Uniti e poco dopo in Messico.

L’attività privata a Milano lo portava a ripetute assenze da Pavia, contribuendo ad alimentare malumori nella comunità accademica. A ciò si sommarono i gravi problemi di salute, dovuti all’aggravarsi della sifilide che aveva contratto molto probabilmente nel 1871 durante una manipolazione di rivolgimento ostetrico eseguita su una donna affetta dalla malattia. Nel gennaio 1880 fu costretto a chiedere un congedo di due mesi per l’aggravarsi dei disturbi che lo affliggevano sempre più gravemente. Nel 1882 lasciò definitivamente Pavia per tornare alla direzione della maternità dell’ospedale Maggiore e della scuola ostetrica.

Come membro del Consiglio degli istituti ospitalieri, fu attivo nella risistemazione dei nuovi padiglioni (Progetti e proposte per l’Ospedale Maggiore e per l’Ospizio provinciale degli esposti e delle partorienti in Milano, Milano 1885; Riforme attuate ed in progetto per l’Ospedale Maggiore di Milano e LL. PP. Uniti, Milano 1889) spingendosi a prefigurare l’istituzione a Milano di una nuova università che vide la luce qualche anno più tardi anche grazie all’opera di Luigi Mangiagalli, suo successore e allievo. Dal 1882 fu per quattordici anni consigliere comunale di Milano e dal 1891 senatore del Regno. Il suo sincero patriottismo e un alto senso della giustizia lo indussero a manifestare la propria vicinanza ai reclusi politici in seguito ai moti del 1898, tra i quali Filippo Turati e il giornalista Carlo Morussi, che assistette in carcere. Fece parte di numerose società filantropiche e scientifiche, fu membro effettivo dell’Istituto lombardo di scienze e lettere e nel 1900 fu nominato presidente della Società italiana di scienze naturali.

Morì il 18 luglio 1902 a causa della nefrite sifilitica che lo aveva irrimediabilmente colpito, lasciando Leopolda Magnaro, la moglie già provata dalla morte del figlio Giampaolo, colto da difterite in tenera età, e la figlia, Maria.

Fonti e Bibl.: Milano, Archivio storico civico - Biblioteca Trivulziana, Stato civile, Ruoli generali della popolazione (1835), voll. 14, 45; Pavia, Archivio storico dell’Università, Fascicoli personali studenti, ad nomen; Fascicoli personali docenti, E.P.; Medicina e chirurgia, Iscritti, b. 219.

L. Mangiagalli, Commemorazione del m. e. E. P., in Rendiconti del R. Istituto lombardo di scienze e lettere, s. 2, XXXVIII (1900), pp. 77-84; E. Truzzi, L’operazione cesarea P., Roma 1901; A. Monti, In memoria di E. P., in Bollettino della Società medico-chirurgica di Pavia, n.s., I (1926), pp. 550-553; G. Castelli, E. P. il celebre ostetrico, il volontario garibaldino, in L’arte ostetricia, XXXIV (1937), pp. 74-93; Id., E. P., in L’Ospedale Maggiore, XXXVI (1938), 1, pp. 34-45; Id., Figure dell’Ottocento alla ‘Cà Granda’. Amministratori. Medici. Farmacisti, Milano 1940, pp. 509-532; L. Belloni, La scuola ostetrica milanese. Dai Moscati al P., Milano 1960; D. Franchetti, La scuola ostetrica pavese tra Otto e Novecento, Milano 2012, pp. 170-216; P. Mazzarello, E si salvò anche la madre. L’evento che rivoluzionò il parto cesareo, Torino 2015, passim.

TAG

Malachia de cristoforis

Biblioteca trivulziana

Fibro-mioma uterino

Luigi mangiagalli

Filippo turati