Husserl, Edmund

Dizionario di filosofia (2009)

Husserl, Edmund


Filosofo tedesco (Prossnitz, od. Prostějov, Moravia, 1859 - Friburgo in Brisgovia 1938). Laureatosi in matematica con una tesi sul calcolo delle variazioni, fu successivamente, per breve tempo, assistente di K. Weierstrass. Allievo di Brentano a Vienna (1884-86), ne subì profondamente l’influenza, e si dedicò poi in modo esclusivo alla filosofia. Fu prof. a Gottinga (dal 1906) e a Friburgo (dal 1916) e diresse il Jahrbuch für Philosophie und phänomenologische Forschung (11 voll., 1913-30). La sua prima opera (in cui sono rifuse le tesi di Über den Begriff der Zahl, 1887), la Philosophie der Arithmetik (1891), è un’analisi dei concetti della matematica, ricondotti agli atti psicologici (la molteplicità, per es., è connessa all’atto del collegare) che ne costituirebbero il fondamento.

La fenomenologia descrittiva

Nel primo volume delle Logische Untersuchungen: Prolegomena zur reinen Logik (1900; trad. it. Ricerche logiche. Prolegomeni ad una logica pura) (➔), l’opera che inaugura la riflessione fenomenologica di H., la psicologia viene considerata ormai scienza empirica e ogni psicologismo rifiutato come inadeguato. Prende corpo l’idea di una filosofia come scienza rigorosa, come scienza a priori, autonoma. Con Philosophie als strenge Wissenschaft (1910; trad. it. La filosofia come scienza rigorosa) H. condanna qualsiasi spiegazione naturalistica e storicistica (come, per es., quella di Dilthey). Nasce la fenomenologia come «psicologia descrittiva», basata sulla distinzione tra intuizione empirica, rivolta all’oggetto individuale, e intuizione categoriale, che a partire dall’oggetto empirico coglie l’universale o la forma in sé. Le forme, che H. definisce anche essenze o idee, sono le strutture costanti dell’esperienza e costituiscono l’oggetto del sapere scientifico. Le indagini dell’ultima parte delle Ricerche logiche, sul giudizio e il significato, propongono la teoria dell’intenzionalità (➔) come strumento privilegiato di analisi. Ogni coscienza è «coscienza di» (sia il suo oggetto un oggetto reale o no); essa implica necessariamente un correlato. L’esperienza, per poter essere determinata significativamente e diventare oggetto di discorso, per poter giungere a essere formulata in proposizioni necessarie e universali, deve pur sempre rinviare a una struttura, a un eidos, oggetto di una particolare intuizione, l’intuizione eidetica, anche se l’essenza stessa non può cogliersi che in un’intuizione dell’individuale. S’innesta a questo punto l’esigenza di prescindere, in un’analisi rigorosa, dai presupposti «obiettivanti» del senso comune e della teorizzazione scientifica, di prescindere cioè dall’«atteggiamento naturale», che inquadra e categorizza la realtà secondo presupposti impliciti, ma non per questo meno condizionanti (si presuppone, tra l’altro, l’esistenza di una «natura»). Si tratta di mettere il mondo tra parentesi (di ricorrere cioè all’epochè ➔), di attuare la «riduzione fenomenologica», onde permettere il raggiungimento di un piano descrittivo puro (e sul carattere descrittivo della fenomenologia H. non mancherà d’insistere anche successivamente) e approdare a un’evidenza apodittica, tale cioè da non poter essere rifiutata. Lo studio del 1913 Ideen zu einer reinen Phänomenologie und phänomenologischen Philosophie (3 voll.; trad. it. Idee per una fenomenologia pura e una filosofia fenomenologica) rappresenta un approfondimento del pensiero di H. in questa direzione (s’introduce la distinzione tra noesi, atto della coscienza, e noema, contenuto, oggetto presente alla coscienza, da studiarsi nella peculiarità del suo esser-dato).

La fenomenologia trascendentale

Le analisi fenomenologiche precedenti avevano permesso a H. di fondare la logica e la matematica come scienze a priori e di aspirare nel contempo a un’ontologia comprensiva su base eidetica. H. si volge ora a elaborare ulteriormente la nozione di riduzione fenomenologica in direzione trascendentale; l’unico residuo che sfugge a qualsiasi riduzione è l’io trascendentale in quanto coscienza pura, pura soggettività, soggettività costituente; il fondamento della logica è anche quello dell’ontologia, ma entrambi rinviano a una soggettività trascendentale. È questa la fase più discussa (e meno accettata anche tra i fenomenologi) del pensiero di H. (Méditations cartésiennes, 1931; trad. it. Meditazioni cartesiane). Gli ultimi scritti sviluppano l’idea di un io trascendentale correlato al mondo e propongono la tematica dell’intersoggettività, degli altri io, mettendo particolarmente l’accento sulla descrizione delle modalità della nostra esperienza comune, sui requisiti di coerenza e adeguatezza dei diversi tipi di esperienza, indagati «riflessivamente». Nell’ultima opera pubblicata (Die Krisis der europäischen Wissenschaften, 1936; trad. it. La crisi delle scienze europee) (➔) H. vuole denunciare la crisi della scienza occidentale, originata dall’incapacità di analizzare i presupposti di quell’atteggiamento naturalistico che ormai la condiziona in modo definitivo; recuperare la dimensione di un’esperienza originaria (antepredicativa), recuperare il mondo della vita (Lebenswelt), attraverso una sempre più approfondita analisi fenomenologica, è ora il compito della filosofia. L’opera di H. ha avuto larga influenza su molti pensatori contemporanei: sull’esistenzialismo di Heidegger (soprattutto in Essere e tempo), sul pensiero di Sartre e, in modo particolare, sulle ricerche di Merleau-Ponty (per non parlare della sua diffusione in ambito tedesco: per es. l’etica di Scheler). In campo psicologico F. Buytendjik e, per quanto riguarda la psicanalisi (analisi esistenziale), L. Binswanger, hanno avvertito le possibilità di applicazione dei metodi husserliani. Tra le opere di H. pubblicate durante la sua vita sono da menzionare, oltre alle già citate, le Vorlesungen zur Phänomenologie des inneren Zeitbewusstseins (1917, edite da Heidegger; trad. it. Per la fenomenologia della coscienza interna del tempo) e Formale und transzendent­ale Logik (1929; trad. it. Logica formale e trascendentale); tra le inedite Erfahrung und Urteil (post., 1939, a cura di L. Landgrebe; trad. it. Esperienza e giudizio). I manoscritti di H. (circa 40.000 pagine), trasportati dopo la sua morte a Lovanio, hanno permesso una riedizione critica delle sue opere nonché la pubblicazione d’importanti inediti, a cura degli Husserl-Archiv, diretti da H.L. van Breda. I volumi finora usciti comprendono tra l’altro gli inediti Die Idee der Phänomenologie (1907), Erste Philosophie (1923-24; trad. it. Filosofia prima) e Phänomenologische Psychologie (1935; trad. it. La psicologia fenomenologica).

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