Burke, Edmund

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Scrittore politico inglese (Dublino 1729 circa - Beaconsfield 1797); dal 1758 direttore di The Annual Register, rivista di politica e lettere, fu dal 1765 al 1791 la mente direttiva del partito whig (Thoughts on present discontents, 1770, contro il partito tory). Con American taxation (1774) e Conciliation with the colonies (1775) assunse un atteggiamento realisticamente favorevole alle rivendicazioni delle colonie americane pur senza concedere nulla sul terreno dei principî. Provocò (1788) il processo di Warren Hastings; sostenne (1788-89) l'abolizione del commercio degli schiavi. Ma è soprattutto noto per le vigorose Reflections on the Revolution in France scritte (1790) sotto l'impressione dei moti francesi, in difesa della tradizione storica contro il presunto astrattismo "antistorico" dei rivoluzionarî: di fronte alla Francia, "funestata" dall'assassinio dei sovrani, sta - nel quadro di B. - il mito dell'Inghilterra dalle rivoluzioni pacifiche. L'opera, che inaugurava la storiografia sulla Rivoluzione, fu considerata iniziatrice dello storicismo moderno, di uno storicismo, però, caratterizzato nettamente in senso conservatore.

Della sua produzione letteraria è importante la Philosophical enquiry into the origin of our ideas of the sublime and beatiful (1757; trad. it. 1945), in cui cerca di dimostrare l'universalità del gusto e del giudizio su di esso fondato, dando ampio spazio al concetto di sublime, in una accezione che sarà poi ripresa da Kant nella Kritik der Urteilskraft.

Tra le sue opere si segnalano inoltre: A Vindication of Natural Society (1756); Speech to the Electors of Bristol (1774).

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