Ebla

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Ebla

Pietro Mander

Una grande città dell'antica Siria

Nel 1964 la Missione archeologica italiana in Siria dell'università di Roma 'La Sapienza' iniziò l'esplorazione del sito relativo all'antica città di Ebla. Da allora gli scavi, condotti con regolarità, hanno mostrato che Ebla era il più significativo centro dell'arcaica cultura urbana della Siria interna durante l'Età del Bronzo. Fra il 2500 e il 1600 a.C. circa fu una città grande e potente, con un vasto controllo territoriale e un sistema di alleanze che raggiungeva l'alta Mesopotamia. Ricca grazie ai suoi floridi commerci, ampi squarci della sua vita economica, giuridica, amministrativa e culturale ci vengono testimoniati dalle migliaia di tavolette cuneiformi ritrovate negli archivi reali

La geografia del Vicino Oriente ai tempi di Ebla

La città di Ebla è identificata col sito di Tell-Mardikh, a circa 70 km a sud di Aleppo, nella Siria settentrionale. Gli strati più antichi del tell (in arabo "collina di macerie") non sono stati ancora raggiunti, e quindi non siamo ancora in grado di dire in che epoca nacque la città; tuttavia ci può aiutare il fatto che il vicino sito archeologico di Tell-Afis è sicuramente datato alla fine del 4° millennio a.C., quando la civiltà urbana della città di Uruk (Mesopotamia; Sumeri) raggiunse la Siria.

È comunque certo che Ebla attorno alla metà del 3° millennio a.C. era un centro importante: ne sono testimoni non solo la grandezza dell'area cittadina, ma anche le imponenti rovine del palazzo reale (noto come Palazzo G) e altre vestigia. A quest'epoca sono da attribuire gli archivi di tavolette d'argilla scritte in caratteri cuneiformi (alfabeto): oltre 4.000 testi, per lo più a carattere amministrativo. L'archivio non è sufficiente per consentire una ricostruzione della storia della città e della Siria nella prima metà del 3° millennio a.C., dal momento che esso ci ha fornito registrazioni di singole transazioni economiche (che fra l'altro riguardano l'artigianato e il commercio, e non settori primari dell'economia, cioè agricoltura e allevamento, su cui quindi siamo scarsamente informati) e i pochi testi a carattere storico sono di molto incerta interpretazione. In questo periodo la Siria e la Mesopotamia settentrionale erano divise tra diverse città-Stato, le più potenti delle quali devono essere state la città di Assur ‒ la futura capitale dell'Impero assiro (Assiri e Babilonesi) ‒ e la città di Mari, sul medio Eufrate. La Siria stessa era densamente popolata, e le numerose città che vi fiorivano risentivano della sfera d'influenza di questi grandi centri. La Mesopotamia centrale invece doveva essere sotto il dominio della città di Kish, mentre sull'altopiano iranico si estendeva il potente regno di Hamazi.

Una posizione strategicamente adatta per il commercio

Sembra certo che il confronto con Mari si concludesse ‒ almeno in una prima fase ‒ con l'affermazione di Ebla, che, a quel punto, fu in grado di stipulare un accordo con Assur per il controllo delle vie commerciali. Ebla era infatti una potenza commerciale, avendo l'agricoltura un'importanza ben minore rispetto agli Stati mesopotamici, in cui l'irrigazione fluviale consentiva ricchi raccolti. La merce più apprezzata che Ebla esportava erano i tessuti: una tradizione dell'area che resterà nei secoli, se ancora all'epoca dell'Impero Romano, quando Ebla era ormai scomparsa da più di mille anni, i mercanti siri erano celebrati per le loro stoffe.

La città si trovava in un punto nevralgico lungo i percorsi che, attraversando l'Eufrate nel punto più idoneo per raggiungere la costa del Mediterraneo e i passi della catena montuosa del Tauro, conducevano da un lato in Anatolia (l'attuale Turchia), Palestina ed Egitto, dall'altro in Asia Centrale. Questa felice collocazione determinò il carattere mercantile dell'economia di Ebla, luogo di scambio e di circolazione delle più diverse merci.

Neppure l'organizzazione statale di Ebla è chiara, anche se è stato possibile ricostruire la successione dei nomi dei sovrani. Sembra però che il tipo di regalità che ci è noto dalla Mesopotamia ‒ dove il re costituiva il vertice della società, fungendo da tramite col mondo degli dei e amministrando il paese per loro conto ‒ non fosse esteso anche a Ebla. Qui, infatti, sembra fosse presente una società più 'aperta', basata sul potere del patriziato (assemblea degli anziani), mentre un ruolo di spicco spettava alla regina madre.

Grazie ai testi invece conosciamo la lingua, che è molto vicina a uno strato arcaico (o forse è uno strato arcaico) della lingua accadica, la futura lingua babilonese e assira del 2° e 1° millennio a.C. Bisogna dire che l'archivio di Ebla è fra i più grandi dei primi due terzi del 3° millennio a.C., e il suo valore documentario è quindi enorme.

Una città prospera anche sotto la conquista

Chiuso il breve squarcio offerto dai documenti dell'archivio, di nuovo le vicende della Siria sono avvolte dal buio e, per ottenere notizie, ci dobbiamo rivolgere alla documentazione della Mesopotamia. Dai testi della dinastia di Akkadu ‒ fondata dal re Sargon (2335-2279 a.C.) e caduta dopo il 2190 a.C. ‒ apprendiamo che il fondatore intraprese una campagna contro i regni della Siria settentrionale, tra cui Ebla, che assoggettò. Suo nipote Nara´m-Sin (2254-2218 a.C.) riprese la politica espansionistica del nonno, conducendo guerre con maggiore determinazione, tanto da vantarsi nelle sue iscrizioni celebrative di aver distrutto Ebla stessa. Ma la città in qualche modo dev'essere risorta, tanto è vero che Gudea, principe di Lagash ‒ vissuto forse poco prima del 21° secolo a.C. ‒, in un'iscrizione commemora gli esiti delle sue spedizioni commerciali, una delle quali fa giungere nel suo regno legname, materiale raro in Mesopotamia, da Ebla. Durante il 21° secolo a.C., quando la Mesopotamia è unita sotto l'impero della III dinastia di Ur, i suoi testi amministrativi menzionano personaggi (corrieri, mercanti) provenienti da Ebla. La città continuò a prosperare anche nella prima metà del 2° millennio a.C. A questo periodo risalgono: palazzi reali, tra cui il Palazzo P, il cui livello antico risale al 21° secolo a.C. e quello successivo al 1800-1600 a.C., e il Palazzo E; templi, uno dedicato alla dea Ishtar, l'astro del pianeta Venere, uno al dio Rashaf e uno per gli antenati regali; porte delle mura cittadine; tombe di ragguardevoli dimensioni. Ricordiamo il torso della statua del re Ibbit-Lim, che avrebbe regnato attorno alla fine del 21° secolo a.C., iscritto con una dedica alla dea Ishtar. Anche la produzione artistica è ricca e significativa, come attestato dai ritrovamenti.

Caduta di Ebla

Nella seconda metà del 2° millennio a.C. la città viene distrutta. Non sappiamo chi sia il conquistatore, anche se le guerre condotte in Siria in quel periodo dai sovrani ittiti ‒ il cui regno si trovava nell'attuale Turchia centrale ‒ inducono ad attribuire loro la distruzione. Negli archivi della capitale ittita, l'antica Khattushash (odierna Boğazköy) sono stati ritrovati dei frammenti di un poema epico, databile attorno al 15° secolo a.C., in cui si celebrava la vittoria su Ebla. Anche se continuò a essere abitata, in seguito alla distruzione la città non fu mai completamente ricostruita e rimase la pallida ombra di quello che era un tempo. Il santuario della dea Ishtar rimase attivo come centro religioso e di culto, ma, se si esclude questa ultima traccia del passato, Ebla si ridusse a un villaggio di marginale importanza.

Aspetti culturali e religiosi di Ebla

La vita culturale della città della metà del 3° millennio, illuminata dagli archivi, mostra una vicinanza stretta con le tradizioni scribali della Mesopotamia, sia sumerica sia semitica. Testi di scuola e poemi mitologici mesopotamici sono trasmessi e copiati a Ebla. Tra essi, un testo poetico che è stato definito come il canto delle gesta eroiche del 'primo san Giorgio', in quanto narra la lotta del dio Hadda, signore della tempesta, contro un drago a sette teste. Ritroviamo tale motivo secoli e secoli dopo (13° secolo a.C.), presso la città costiera di Ugarit, nella Siria settentrionale, all'interno di testi mitologici che celebrano la vittoria del dio Baal ("il Signore") contro Yam, il mare, e successivamente contro Mot, la morte. Per quanto riguarda la religione della città, si veneravano divinità sconosciute altrove, della lettura dei cui nomi non siamo neppure certi, quali gli importantissimi dei Kura e Nidakul. Oltre a queste, troviamo altre divinità che riscontriamo nei sistemi religiosi semitici (Dagan, Haddu, Ishtar, Rashaf, Ishara, Kamish = Kamosh della Bibbia, e altri) e in quelli anatolici (Adamma, Ashtapi, Ammarik).

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