EBIONITI

Enciclopedia Italiana (1932)

EBIONITI (Εβιωναία)

Mario Niccoli

È il nome con cui furono genericamente designati i rappresentanti del cristianesimo giudaizzante o, particolarmente, qualche specifica corrente di essi. Il nome deriva dall'ebraico 'ebhyonīm "poveri" (gr. πτωχοί), ed è probabile che il titolo vada inteso in un significato economico-sociale (gli πτωχοί τῶν ἁγίων ἐν 'Ιερουσαλήμ di Romani, XV, 2b, a favore dei quali San Paolo fa la colletta fra le comunità della Macedonia e dell'Acaia, sono poveri nel più stretto senso della parola) per quanto, sulla base dell'uso della parola "povero" nella letteratura giudaica, si pensi anche che il titolo abbia un significato politico-religioso assunto specialmente ai tempi delle guerre maccabaiche. Altra questione pressoché insolubile, e connessa all'altra dell'etimologia da attribuire alla parola nazarei, è quella dei rapporti fra ebioniti e nazarei, nettamente distinti da Epifanio, ma che qualche autore moderno vuol identificare. Comunque è plausibile pensare che come ebioniti siano stati designati i rappresentanti delle correnti estreme giudeo-cristiane nella comunità gerosolimitana sparsasi, a partire dal 70, nelle regioni della Giudea e della Samaria, a oriente del Giordano, in Siria e, a sud, in Egitto. San Girolamo ce ne attesta l'esistenza ancora sulla fine del sec. IV. Caratteristica di essi era l'estremo attaccamento alle pratiche della legge, ritenute indispensabili a raggiungere la salvezza. Per essi il mondo è opera di Dio e Cristo è figlio di Giuseppe e di Maria (Origene però ci attesta che alcuni di essi credevano alla nascita miracolosa di Gesù). Rifiutavano le lettere di S. Paolo (da essi ritenuto apostata), e adoperavano un Vangelo affine al Matteo canonico e che da alcuni è identificato con il Vangelo dei nazarei, da altri con quello degli Ebrei (redatto agli inizî del sec. II in ambiente egiziano) di cui ci restano numerosi frammenti. Ragioni di critica interna inducono generalmente a tener separati questi frammenti da quelli di un Vangelo adoperato dagli ebioniti e riferiti da Epifanio, che vanno quasi certamente riportati al Vangelo ἐπιγεγραμμένον τῶν δώδεκα ricordato da Origene e redatto probabilmente nel sec. II nelle comunità giudeo-cristiane a oriente del Giordano o della Siria orientale.

Bibl.: G. Hönnicke, Das Judenchristentum im ersten und zweiten Jahrhundert, Berlino 1908, passim; J. F. Bethune-Baker, An introduction to the early history of Christian doctrine, 3ª ed., Londra 1923, pp. 62-65; F. J. A. Hort, Judaistic christianity, Londra 1894. Sul titolo "poveri", cfr. M. Dibelius, Der Brief des Jacobus, Gottinga 1921, p. 37-44. I frammenti dei Vangeli degli Ebrei e degli ebioniti in E. Buonaiuti, Detti extracanonici di Gesù, Roma 1925, pp. 38-63 e la bibl. ivi citata.

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