TASONE, duca del Friuli

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 95 (2019)

TASONE, duca del Friuli

Marco Stoffella

TASONE (Taso), duca del Friuli. – Figlio maggiore di Gisulfo (II), duca del Friuli, e di Romilde, succedette al padre insieme al fratello secondogenito Cacco.

Le notizie a lui relative si ricavano principalmente da Paolo Diacono (Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann - G. Waitz, 1878, IV, capp. 37 e 38), dove si narrano le vicende che portarono all’elevazione dei due fratelli aduliscentes alla guida del più antico ducato, affidato in origine al nipote di re Alboino e in seguito passato probabilmente alla sua discendenza.

La nascita di Tasone può essere collocata intorno all’ultimo decennio del VI secolo, mentre la sua elevazione a duca fece seguito alla spedizione del khan degli Avari in Friuli, la cui datazione è controversa; collocata tradizionalmente negli ultimi mesi del 610, più probabilmente si svolse all’inizio dell’anno successivo e provocò la devastazione di molti insediamenti fortificati, tra cui la stessa Cividale, la morte di Gisulfo II con molti suoi guerrieri e la cattura di donne e bambini deportati in Pannonia. Anche Tasone fu fatto prigioniero con la sua famiglia, riuscendo però a fuggire insieme ai fratelli minori Cacco, Radoaldo e a Grimoaldo; quattro sorelle e la madre Romilde, invece, rimasero in cattività presso gli Avari andando incontro a diversi destini.

Rientrato in Friuli probabilmente già nel corso del 611, con il consenso di re Agilulfo Tasone occupò il posto del padre, reggendo il ducato insieme al fratello tramite una successione doppia che richiama la saga delle origini e i fratelli e duces Ibor e Aione. La continuità dinastica nel controllo del ducato ebbe concreti risultati: Tasone e Cacco, coadiuvati probabilmente dai due fratelli minori e da altri esponenti del gruppo familiare, difesero validamente le frontiere orientali del regno combattendo con successo contro gli Slavi; a loro è attribuito l’assoggettamento di quelli stanziati lungo la valle del fiume Gail, sottoposti al pagamento di un tributo.

Non sono note altre attività politiche e militari fino alla definitiva scomparsa di Tasone dalla scena politica; Paolo Diacono la fa coincidere con l’alleanza da lui stretta con l’esarca di Ravenna Gregorio (619-625), tradizionalmente datata a poco prima del 625. L’adozione dei due duchi friulani tramite la cerimonia del taglio della barba, sinonimo di un cambio di alleanze nella parte nord-orientale del Regnum, e forse un riflesso delle lotte tra Adaloaldo e Arioaldo, fu fatale a entrambi: attirati a Oderzo dall’esarca Gregorio, Tasone e Cacco furono uccisi dalle truppe bizantine. Come loro successore si preferì Grasulfo II, fratello di Gisulfo II, anziché la seconda coppia di fratelli Radoaldo e Grimoaldo, che fuggirono presso il Ducato di Benevento.

Anche se controverso, è ampiamente accettato il riconoscimento del duca friulano nell’omonimo Tasone menzionato nel quarto libro delle Cronache di Fredegario. Nonostante qui egli sia indicato come titolare di un ducato in Toscana, alcuni protagonisti divergano e la cronologia dei fatti riportati sia cronologicamente spostata in avanti di alcuni anni, i racconti di Paolo e di Fredegario procedono paralleli, come se i due autori avessero potuto attingere a fonti comuni. Le analisi in questo senso hanno negato tale possibilità; è più probabile che Paolo Diacono abbia potuto accedere alle Cronache di Fredegario o ad altri testi a lui ispirati durante il suo soggiorno in Francia. Mancano tuttavia in Paolo Diacono i riferimenti negativi attribuiti a Tasone da Fredegario, il quale ne depreca la superbia e lo ritiene responsabile di un tentativo di avvelenamento di Ariolado con la complicità della regina Gundeperga.

Fonti e Bibl.: Pauli Diaconi Historia Langobardorum, a cura di L. Bethmann - G. Waitz, in MGH, Scriptores rerum Langobardicarum et Italicarum, Hannoverae 1878, IV, cap. 37, pp. 128-132, cap. 38, pp. 132 s.; Chronicarum qui dicuntur Fredegarii Scholastici libri IV, in MGH, Scriptores rerum Merovingicarum, II, a cura di B. Krusch, Hannoverae 1888, IV, capp. 50-51, pp. 145 s., cap. 69, p. 155.

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