Doratura

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Tecnica che consiste nell’applicazione di un sottile strato d’oro su materiali diversi. È usata in pittura, per la creazione di fondi d’oro o di parti della figurazione, anche a rilievo; nella scultura in metallo; in ebanisteria; nella lavorazione del cuoio e in legatoria, per iscrizioni o fregi d’oro, impressi a caldo, mediante la tecnica a foglia.

Soprattutto su oggetti non metallici, la d. più usata è quella a foglia: sottilissimi fogli d’oro (ottenuti battendo lamine d’oro tra due strati di pelle) sono fatti aderire mediante una terra grassa detta terra d’Armenia o bolo. Successivamente si opera la brunitura, per mezzo di punta d’agata, dente di cane o di lupo; interventi decorativi possono essere ottenuti con un punzone. In ebanisteria tale d. si effettua all’acqua, con preparazioni a gesso, o a base d’olio, con biacca o ocra; è stata usata sui metalli, ottenendo l’adesione mediante battitura sulla superficie resa scabra. La d. ad amalgama (o a fuoco) per i metalli, in uso dall’antichità all’Ottocento, si ottiene stendendo sull’oggetto uno strato di amalgama d’oro e mercurio dal quale il mercurio evapora per riscaldamento. La d. galvanica è un procedimento elettrochimico, che avviene tramite immersione dell’oggetto metallico in bagno galvanico. La d. a placca consiste nel comprimere, a caldo, una sottile lamina d’oro sulla superficie del metallo. Nella d. a missione l’oro in polvere è distribuito con il pennello intriso di una vernice resinosa (missione). La d. a mecca, in uso soprattutto in ebanisteria, è in realtà un’argentatura, a foglia d’argento, sulla quale si passa una vernice giallina (la mecca) a base di una lacca imitante il colore dell’oro.

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