SFORAZZINI, Domenico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 92 (2018)

SFORAZZINI, Domenico

Salvatore Carannante

– Nacque il 15 maggio 1686 a Livorno o a Firenze, da Salvadore d’Agniolo di Solimano, attestato nel 1667 come scrivano presso il lazzaretto di Livorno. Non si conosce il nome della madre.

Primogenito di due figli – il fratello, Giovanni Pietro, nacque il 16 gennaio 1690 –, Sforazzini è ricordato nelle Memorie valdarnesi del 1837 (Biografia valdarnese Continuazione, vol. 2, p. 164), tra gli uomini illustri del Valdarno Superiore e, nel breve ragguaglio a lui specificamente dedicato, come «dotto in belle lettere, in archeologia e matematica, e meritissimo maestro delle pubbliche scuole della sua patria» in particolar modo quelle di Terranuova (dal 1862 Terranuova Bracciolini), dove fu attivo nelle vesti di insegnante e sacerdote a partire almeno dal 1740.

«De’ preziosi suoi manoscritti, ne’ quali impiegò molti anni di fatiche e di studi», rimasti inediti e andati in parte perduti, ci è pervenuta anzitutto una Iconologia compendiosa estratta da quelle di Cesare Ripa Perugino, vale a dire un compendio, datato 1713 e articolato in quattro parti, dell’Iconologia di Cesare Ripa (Firenze, Biblioteca Moreniana, Moreni, 141). Al 1740 risale invece il Cantamaggio per l’anime del Purgatorio ad istanza de’ Maggiaioli di Terranova, in quartine di novenari a rima incrociata, redatto sotto lo pseudonimo di «Condemio Frizzanzio Pastor salvatico del Cocollo» e che fu inviato, con una lettera d’accompagnamento, a «Tubalco Panichio Pastore Arcade», vale a dire Domenico Maria Manni, figura di spicco dell’erudizione toscana del XVIII secolo.

Proprio con Manni Sforazzini intrattenne una lunga corrispondenza, dal 1739 fino alla morte, nel 1760 (London, British Library, Add. 22964-22973), anno di stampa, peraltro, di un’opera sulle tessere cavalleresche di bronzo, in cui Manni ricordò e ringraziò «Domenico Sforazzini, meco d’amicizia congiunto», per avergli segnalato la presenza dell’«Arme antica de’ Buondelmonti in un ricco Reliquario donato dal celebre Poggio Bracciolini da Terranuova, e dalla sua moglie Selvaggia Buondelmonti ad una lor Cappella nell’Arcipretato di Terranuova» (L.M. Manni, Lezioni istoriche accademiche delle tessere cavalleresche di bronzo, Firenze 1760, p. 13). Ancora nel 1740, e precisamente nel quinto volume di una delle sue opere più significative, edita a Firenze, le Osservazioni istoriche sopra i sigilli antichi de’ secoli bassi, Manni rese omaggio a Sforazzini per avergli donato «alcuni ossi di gambe d’elefanti impietriti»; nella stessa pagina, Manni richiamò anche «alcune Notizie concernenti il passaggio dell’Esercito d’Annibale per lo Valdarno» che «il pubblico» aspettava dallo Sforazzini, ricerche dei cui risultati si sono però perse le tracce (p. 139).

Del ritrovamento di numerose ossa d’elefante nel Valdarno Superiore da parte di Sforazzini parlò esplicitamente e Giovanni Targioni Tozzetti nel tomo ottavo delle Relazioni d’alcuni viaggi fatti in diverse parti della Toscana (Firenze 1775, p. 391). Nel 1741, lo stesso Targioni, professore di botanica presso lo Studio fiorentino, scrisse che Sforazzini, sempre impegnato in «curiose ricerche», rilevò la presenza, «in ciaschedun anno la vigilia di S. Michele» di «innumerabili formiche alate» intorno al campanile, sul tetto e all’interno della chiesa di S. Michele Arcangelo, nei dintorni di Terranuova (Lettera [...] sopra una numerosissima specie di farfalle vedutasi in Firenze sulla metà di luglio 1741, Firenze 1741, pp. 24 s.); Sforazzini comunicò le sue osservazioni su queste «certe particolari farfalle, che a gran numero comparvero» e «cagionarono gran meraviglia alli spettatori» in una lettera al solito Manni datata 4 ottobre 1741, stralci della quale furono riportati, il 10 novembre, nelle Novelle letterarie pubblicate in Firenze (XLV, pp. 705-708). Al versante specificamente naturalistico degli studi di Sforazzini fece riferimento, sulla scorta di Manni, anche Giovan Battista Dami, che passando in rassegna, nel 1845, gli oggetti in possesso del Museo dell’Accademia Valdarnese del Poggio, ascrisse a Sforazzini «alcuni [...] scritti su i fossili e sopra produzioni naturali del Valdarno Superiore», testi divenuti poi irreperibili (Memorie valdarnesi, 1855, vol. 4, parte II, p. 36).

Sempre a Manni, Sforazzini inviò nell’estate del 1742 una delle testimonianze più significative della sua variegata attività di ricerca, la biografia di «Marsilio Ficino filosofo e commentatore di Platone»; all’erudito fiorentino, in particolare, Sforazzini affidò il compito di correggere «gli errori di lingua, e di ortografia, che ne troverà moltissimi, e troverà il tutto mal punteggiato, e mal virgolato» (London, British Library, Add. 22966, cc. 313-314v, cit. in Kristeller, 1985-1986, pp. 138 s.). Questo lavoro di revisione sarebbe stato propedeutico a una pubblicazione dedicata a (e potenzialmente finanziata da) Gaetano Antinori, il segretario della reggenza imperiale in Toscana, che a sua volta ricevette copia di questa «vita d’un insigne filosofo», scelta, ci informa ancora Sforazzini, «fra quelle che ho scritto nel present’anno» (ibid., c. 325, cit. in Kristeller, 1985-1986, p. 140).

Sforazzini infatti concepì la biografia di Ficino, rimasta infine inedita (Firenze, Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori, 248, cc. 64-71v, in Kristeller 1985-1986, pp. 141-153), come parte di una più ampia «Biografia generale degli uomini illustri di tutto il Valdarno superiore», per compilare la quale, come riportato dalla Biografia valdarnese del 1837 (cit., p. 165), «dimorò più e più mesi in Firenze, e consultò per lettera i più illustri filologi del suo tempo, tra i quali il celebre Biscioni decoro dell’Accademia della Crusca», vale a dire Antonio Maria Biscioni, prima custode temporaneo e poi, dal 1742, bibliotecario in pianta stabile della Biblioteca Laurenziana (cfr. A. Petrucci, Biscioni, Antonio Maria, in Dizionario biografico degli Italiani, X, Roma 1968, pp. 668-671). Con la biografia di Ficino, in particolare, si sarebbe dovuta aprire la sezione sugli «uomini illustri in Lettere e ragguardevoli per dignità e preminenze», successiva a quella, composta da altre biografie probabilmente già scritte ma non pervenuteci, sugli «uomini insigni nella pietà» (Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori, 248, c. 64, cit. in Kristeller, 1985-1986, p. 141).

Nel ripercorrere le vicende biografiche e l’opera di uno «de’ più illustri filosofi del tempo suo, e della dottrina platonica, allora mal’intesa, o negletta, chiarissimo interpetre, et glorioso ristauratore» (ibid.), Sforazzini impiegò come principale fonte di informazioni, salvo pochi casi in cui si rifece direttamente alle opere del canonico, il Sommario della vita di Marsilio Ficino di Piero Caponsacchi di Pantaneto, pubblicato postumo nel 1604 nei Termini di mezzo rilievo e d’intera dottrina tra gl’archi di casa Valori in Firenze; col sommario della vita d’alcuni a cura di Filippo Valori; questo Sommario, di cui la vita di Sforazzini ereditò anche alcuni errori, rappresenta a sua volta la versione abbreviata di un testo più ampio, identificato da Eugenio Garin con l’anonima Vita secunda contenuta nel codice Palatino 488 della Biblioteca nazionale di Firenze (Garin, 1951) e alla quale forse poté attingere lo stesso Sforazzini (Kristeller, 1985-1986, pp. 132 s.). Per quanto riguarda un episodio specifico, ossia l’apparizione post mortem di Ficino «sopra un cavallo bianco» a Michele Mercati, che si sarebbe dato «tutto all’opere di pietà» dopo essersi sentito rivolgere dal canonico le parole «’Michael, Michael, vera sunt illa’, nempe quae docet catholica fides» (p. 152), Sforazzini si rifece non, come da lui stesso erroneamente riportato, al tomo secondo delle Consultationes Canonicae di Giacomo Pignatelli, ma all’appendice di queste, ossia il Compendium seu index ad consultationes canonicas di Tommaso Pascucci (Venezia 1733, II, pp. 272-274).

A due anni di distanza dalla stesura della biografia ficiniana, vale a dire dal 4 settembre 1744 e per i sei mesi seguenti, Sforazzini ricoprì la carica di podestà di Montevarchi; l’anno successivo, nei «primi giorni d’Agosto», riprese i panni di Condemio Frizzanzio in un secondo componimento poetico (Firenze, Biblioteca Moreniana, Moreni, 304). Nel 1748 Sforazzini venne ringraziato da Luigi Bandini, estensore della biografia di Francesco Petrarca anteposta a un’edizione delle Rime, per avergli fornito alcune notizie su ser Petracco, padre di Francesco, contenute nella Vita d’Arnolfo di Filippo Baldinucci (Rime di Francesco Petrarca..., Firenze 1748, p. XVI).

Con tutta probabilità, Sforazzini passò il resto dei suoi giorni a Terranuova, dove spirò il 9 giugno 1760.

Suo erede universale fu nominato, nel testamento del 28 maggio, il barone Leone Ricasoli, che ne fece approntare, nel 1761, un ritratto accompagnato dalla seguente iscrizione: «Domenico Sforazzini già maestro della comunità di Terranuova, uomo versatissimo nelle matematiche, nelle lettere umane, e in ispecial modo dedito allo studio dell’Antiquaria precipuamente per riguardo a quanto ad illustrare la storia letteraria del Valdarno superiore appartiene, degno perciò di quella stima e credito a lui ben dovuto, in che era vivente, e lo è ancora già morto presso i primarii letterati non solo Fiorentini, ma anco stranieri. Visse da uomo religioso, e negli studii indefesso. Morì nella sua patria in età di anni 76» (Biografia valdarnese Continuazione, cit., p. 165).

Fonti e Bibl.: Firenze, Archivio di Stato, Archivio Ceramelli Papiani, 4387, Raccolta Sebregondi, 4925; Biblioteca Medicea Laurenziana, Antinori, 248, cc. 64-71v; Biblioteca Moreniana, Moreni, 141, 304, 306; London, British Library, Add. 22964-22973.

C. Nardini, I manoscritti della Biblioteca Moreniana di Firenze, I-II, Firenze 1903-1912 (in partic. I, pp. 123 s., 333 s., 346-353); E. Garin, La vita di Marsilio Ficino, in Rinascimento, II (1951), pp. 95 s.; Id., L’anonimo biografo del Ficino, in Giornale critico della filosofia italiana, XXXVI (1957), pp. 410 s.; P.O. Kristeller, D. S. (1686-1760) e la sua biografia di Marsilio Ficino (1742), in Interpres, VI (1985-1986), pp. 124-155; G.M. Crimi, Manni, Domenico Maria, in Dizionario biografico degli Italiani, LXIX, Roma 2007, pp. 94-97; R. Marcel, Marsile Ficin (1433-1499), Paris 2007.

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