LOMONACO, Domenico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 65 (2005)

LOMONACO, Domenico

Mario Crespi

Nato a Bagheria, presso Palermo, il 31 luglio 1863 da Giovanni e da Maria Antonietta Pittalà, compì i suoi studi nel capoluogo siciliano. Terminato il liceo si iscrisse al corso di laurea in medicina e chirurgia dell'Università di Palermo, ove fu allievo di illustri maestri, tra i quali V. Cervello, E. Paternò, E. Albanese, V. Marchesano, S. Fubini e C. De Vincentiis. Subito dopo avere conseguito la laurea, quando frequentava l'ospedale civico palermitano S. Saverio, partecipò volontariamente alla campagna anticolerica operando attivamente, sotto la direzione di Cervello, ad Adernò e a Messina, tanto da meritare la medaglia di bronzo per i benemeriti della salute pubblica. Anche in seguito avrebbe avuto modo di impegnarsi in missioni igienico-profilattiche, come le misure preventive contro la peste bubbonica sui piroscafi della Valigia delle Indie nel 1896 e la campagna antimalarica nella provincia di Grosseto nel 1900-01.

Su consiglio di Cervello, il L. nel 1889 seguì F. Coppola che era stato chiamato giovanissimo a dirigere la cattedra di farmacologia dell'Istituto di studi superiori e di perfezionamento di Firenze. Nominato aiuto, con tale titolo alla prematura scomparsa del Coppola, nel 1890, si trasferì nell'Istituto fiorentino di fisiologia diretto da L. Luciani: poté così formarsi alla scuola del grande studioso della neurofisiologia, che nel 1893 seguì, sempre come aiuto, nella nuova sede dell'Università di Roma. Conseguita la libera docenza in farmacologia nel 1897 e in fisiologia nel 1900, partecipò con esito favorevole ai concorsi per le cattedre di farmacologia delle Università di Padova e di Cagliari e di fisiologia di quella di Genova; quindi, nel 1903, succedendo a G. Colasanti, assunse la direzione della cattedra di farmacologia dell'Università di Roma. In quello stesso anno la facoltà medica romana decise di istituire l'insegnamento ufficiale di chimica fisiologica e di affidare la direzione della nuova cattedra al L., che ne sarebbe rimasto titolare sino alla morte.

Allievo di Luciani, il L. fu essenzialmente un fisiologo e nei vari settori della fisiologia recò i suoi più significativi contributi scientifici con numerose ricerche sperimentali. Suoi privilegiati campi di indagine furono le funzioni di alcune parti del sistema nervoso centrale e di alcune ghiandole a secrezione interna, i rapporti tra zuccheri e secrezioni bronchiali, l'avvelenamento da fosforo, le modalità dell'assorbimento dei gas tossici da parte di vari corpi solidi.

Soprattutto importanti e molto apprezzate nella comunità scientifica furono le sue ricerche di neurofisiologia, che lo hanno fatto annoverare tra i fondatori di questa scienza. Per lo studio sperimentale sugli animali delle parti più difficilmente accessibili del cervello, il L. mise a punto un personale metodo operatorio: superando il tradizionale timore dei ricercatori di recare offesa con le manovre chirurgiche al seno longitudinale, egli procedeva alla doppia legatura di tale formazione e alla sua sezione insieme con quella della grande falce del cervello, così che, divaricati i due emisferi, fosse possibile operare nella profondità della scissura interemisferica e, attraverso la sezione del corpo calloso, raggiungere i gangli della base. Poté così studiare accuratamente la funzione dei seni, dei talami ottici, dei nuclei della base, dell'ipofisi, delle bandellette ottiche: Sulla fisiologia del corpo calloso e sui mezzi di indagine per lo studio della funzione dei gangli della base. Nota preventiva, in Riv. di patologia nervosa e mentale, II (1897), pp. 145-151 e in Bull. della Soc. Lancisiana degli ospedali di Roma, XVII (1897), pp. 163-172; Sulla fisiologia dei talami ottici, in Riv. di patologia nervosa e mentale, II (1897), pp. 354-365; Sulla fisiologia dei talami ottici. Nota II preventiva, in Ricerche di fisiologia e scienze affini dedicate al prof. L. Luciani nel venticinquesimo anno del suo insegnamento, IV, Milano 1900, pp. 265-273; Sulla fisiologia della superficie interna del cervello: ricerche sperimentali, in Riv. sperimentale di freniatria e medicina legale delle alienazioni mentali, XXVII (1901), pp. 132-145, 504-521 (in collaborazione con F. Tomassi); Ricerche sulla funzione della ipofisi cerebrale, in Rendiconti della R. Acc. dei Lincei, classe di scienze fisiche, matematiche e naturali, s. 5, X (1901), 1, pp. 172-180, 212-219 (in collaborazione con R. Van Rynberk); Contributo alla fisiologia del nucleo caudato, in La Riforma medica, XVIII (1902), 4, pp. 74-80, 86-90 (in collaborazione con G. Bellanova); Sulle degenerazioni consecutive all'asportazione delle superfici interne del cervelletto, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, 1904, vol. 3, pp. 120-132 (in collaborazione con G. Gennardi); Sulla fisiologia del nucleo lenticolare, ibid., pp. 154-184 (in collaborazione con A. Befani); Sulle degenerazioni consecutive al taglio longitudinale del corpo calloso, ibid., pp. 475-488 (in collaborazione con A. Balbi); Sulle degenerazioni secondarie ad asportazioni dei talami ottici, ibid., pp. 507-528 (in collaborazione con G. Pitò); Sulle degenerazioni consecutive all'asportazione della superficie interna del cervello (ricerche sperimentali), in Annali di medicina navale, II (1904), pp. 63-76 (in collaborazione con G. Gennardi); Sulla fisiologia dei tubercoli quadrigemini e dei lobi ottici, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, 1913, vol. 16, pp. 355-392 (in collaborazione con G. G. Cosentino); Sulla cecità consecutiva all'asportazione dei lobi occipitali e dei talami ottici, ibid., 1914, vol. 17, pp. 13-78 (in collaborazione con U. Sammartino). Importanti e pionieristiche furono le indagini condotte dal L. sulla fisiologia delle ghiandole endocrine, in modo particolare del timo, la cui estirpazione nelle prime fasi dello sviluppo dimostrò essere causa di varie alterazioni, tra cui ipoevolutismo, anomalie scheletriche, diminuzione dei globuli rossi e dell'emoglobina: Ricerche sperimentali sul timo, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, XXIII (1897), pp. 311-401 (in collaborazione con L. Tarulli).

Tra i numerosi altri lavori del L. meritano di essere ricordati quelli sull'azione esercitata dagli zuccheri sulle secrezioni: L'azione degli zuccheri sulle secrezioni, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, 1914, vol. 17, pp. 127-177; L'azione degli zuccheri sulla secrezione biliare, ibid., 1916, vol. 21, pp. 49-76 e in Rass. di clinica, terapia e scienze affini, XV (1916), pp. 151-173 (in collaborazione con G. Silenzi); L'azione degli zuccheri sulla secrezione bronchiale, in Giorn. di medicina militare, LXVI (1918), pp. 176-182; L'azione degli zuccheri sulla tubercolosi polmonare, in Rass. di clinica, terapia e scienze affini, XVII (1918), pp. 73-79; L'azione degli zuccheri sulle secrezioni e sue applicazioni, in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, 1921, vol. 31, pp. 33-36; sulle alterazioni metaboliche provocate dall'avvelenamento da fosforo: L'échange respiratoire dans l'empoisonnement par le phosphore, in Archives italiennes de biologie, XIX (1893), pp. 300-303; Lo scambio gassoso respiratorio nell'avvelenamento da fosforo, in Bull. della R. Acc. medica di Roma, XIX (1892-93), pp. 39-56; Le alterazioni degenerative e necrobiotiche per avvelenamento da fosforo in varie condizioni del ricambio materiale, in Lo Sperimentale, sezione biologica, XLVIII (1894), pp. 26-39 (in collaborazione con A. Trambusti); Effetti dell'avvelenamento lento per fosforo sul ricambio materiale, ibid., pp. 24-30; e soprattutto sulla proprietà caratteristica di varie sostanze solide, specialmente se inumidite, di trattenere i gas, la cosiddetta pneumofilia, la cui dimostrazione sperimentale gli consentì di dettare alcune norme che furono allegate, su parere favorevole della commissione governativa, al libretto di istruzioni per i militari combattenti: Ricerche sulla proprietà che hanno i corpi solidi di trattenere i gas (pneumofilia), in Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, 1920, vol. 29, pp. 3-47.

Membro di numerose accademie e società scientifiche, il L. ricevette il premio Baccelli al merito clinico e il premio dell'Istituto lombardo. Dal 1903 fu direttore della rivista Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini. Nel 1929 fu vicepresidente della delegazione italiana al congresso internazionale di fisiologia di Boston.

Il L. morì a Roma il 19 apr. 1930.

Fonti e Bibl.: Necr., in Archivio di fisiologia, XXIX (1930), 2, pp. III-X; Biochimica e terapia sperimentale, XVII (1930), pp. 232 s.; Riv. sanitaria siciliana, XVIII (1930), pp. 652 s.; Annuario della R. Università di Roma, anno accademico 1930-31, Roma 1931, pp. 433 s.; Arch. di farmacologia sperimentale e scienze affini, LII (1931), pp. 1-26 (contiene l'elenco delle pubblicazioni del L.; le pp. 16-26 sono appunti autobiografici inseriti nella preparazione di una conferenza che avrebbe dovuto tenere nel maggio successivo alla sua morte, devotamente raccolti e ordinati dal figlio Giovanni); G. Amantea, Commemorazione del prof. D. L., in Bull. e atti della R. Acc. medica di Roma, LVIII (1932), pp. 186-191; A. Ferrannini, Medicina italica. Priorità di fatti e di direttive, Milano 1935, pp. 71, 85, 179; A. Pazzini, La storia della facoltà medica di Roma, Roma 1961, I, pp. 197-199, 315; II, pp. 501 s.; G. Martino, Elementi di fisiologia, Milano-Messina 1962, pp. 616 s.; I. Fischer, Biographisches Lexikon der hervorragenden Ärzte…, II, p. 939; Enc. Italiana, XXI, p. 445.

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