GILARDI, Domenico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 54 (2000)

GILARDI, Domenico (in russo, Dementij Ivanovič Žiljardi)

Maria Lucia Tonini Steidi

Figlio di Giovan Battista e di Maddalena Carreraghi, nacque a Montagnola, nel Canton Ticino, il 4 giugno 1785.

Il padre, Giovan Battista (in russo, Ivan Dementevič), nato a Montagnola il 18 dic. 1755, iniziò gli studi di architettura in Ungheria e si perfezionò in Italia, Francia e Polonia (Beleckaja - Pokrovskaja). Nel 1787 si trasferì, con il fratello minore Giosuè, in Russia al servizio dell'imperatrice Caterina II nel dicastero dell'Orfanotrofio di Mosca dove rimase fino al suo rientro in Italia. L'opera di Giovan Battista presenta in varie occasioni difficoltà di attribuzione poiché egli fu spesso abile esecutore dei progetti di altri architetti e incrociò la propria attività con quella del figlio. Nel 1803 partecipò alla costruzione dell'ospedale Šeremetev a Mosca realizzando il progetto di E.S. Nazarov e G. Quarenghi. Su disegno attribuito ad A.A. Mihajlov portò a termine, fra il 1804 e il 1807, l'ospedale per i poveri detto di Marija (l'imperatrice Marija Fëdorovna); tra il 1802 e il 1807 partecipò alla costruzione dell'ospedale di Pavlovsk, vicino a Pietroburgo, su progetto di M.F. Kazakov. I principî dell'architettura neoclassica in voga in Russia alla fine del XVIII secolo ispirarono Giovan Battista anche nell'esecuzione di progetti propri come quello dell'Istituto di S. Alessandro (1809-11): posto accanto all'ospedale di Marija, esso conserva l'impianto classico dell'edificio di rappresentanza dell'epoca col portico corinzio al centro poggiante su un ordine inferiore di archi; le due ali laterali racchiudono lo spazio di un cortile di parata e lo scalone interno conferisce monumentalità all'insieme. Oltre alle commissioni imperiali ricevette anche numerosi incarichi privati. Tra il 1798 e il 1800, per esempio, seguì i lavori nelle dimore moscovite di N.N. Demidov a Slobodskoe, Mjasnickoe, nel Moskvoreče e a Petrovskoe, dove visse in questo periodo. Lavorò inoltre per i Golicyn nella tenuta di Kuz´minki, fuori Mosca, e per i Glebov. A lui si devono, probabilmente, anche il progetto dell'Istituto di Caterina di Kazan´ e l'esecuzione dell'ospedale dei Ss. Pietro e Paolo a Mosca su idea di Kazakov. Dopo l'incendio di Mosca del 1812 e fino al 1817, partecipò ai lavori di ricostruzione del Cremlino e di numerosi edifici della città entrando a far parte della Commissione di controllo e progettazione edile incaricata delle perizie sullo stato dei monumenti, lavori ai quali chiamerà a partecipare anche il G. all'inizio della sua carriera. Nel luglio del 1817 lasciò definitivamente la Russia e tornò in patria. Morì a Montagnola il 13 febbr. 1819.

Il G. e la madre raggiunsero Giovan Battista a Mosca. Indirizzatosi verso la pittura di paesaggio, nel 1799 venne mandato a studiare a Pietroburgo negli ateliers di vari pittori italiani fra cui Iacopo Ferrari, Antonio Porto e il pittore di storia Carlo Scotti, presso il quale rimase tre anni. Avuta una borsa di studio nel 1803 per interessamento dell'imperatrice Marija Fëdorovna, partì per un periodo di studio in Italia. Nel 1804 entrò all'Accademia di belle arti di Milano e frequentò le lezioni di figura e ornato. Studiò con Giocondo Albertolli che, pur riconoscendogli un'inclinazione per la pittura e per la scenografia, lo indirizzò tuttavia verso l'architettura, campo in cui poteva trovare nel padre un valido appoggio. Approfondì così lo studio della prospettiva ricevendo una solida preparazione teorica studiando i monumenti dell'antichità e del Rinascimento; al termine del corso, nel 1806, soggiornò tra Roma, Firenze e Venezia. Nel giugno del 1810 tornò a Mosca; in questo periodo è probabile che abbia presentato all'imperatrice Marija Fëdorovna, patronessa dell'Orfanotrofio, un grandioso progetto di parco, mai realizzato e oggi andato perduto, cui si possono far risalire alcuni schizzi, non firmati, raffiguranti un padiglione a esedra con cupola piatta e archi poggianti su colonne ioniche, prototipo che ricorrerà in seguito nelle sue realizzazioni (Mosca, Museo di architettura A.V. Ščusev, inv. PI 10753/1, 10758/2). Nel gennaio 1811 venne destinato al dicastero dell'Orfanotrofio come aiuto del padre; e, dopo l'interruzione dovuta alla guerra con Napoleone, si trovò coinvolto nella fervida attività di restauro e ricostruzione della città in cui il padre era impegnato. Alla fine del 1812, col progetto di una colonna celebrativa decorata da bassorilievi, partecipò, con altri venti architetti, fra cui A.N. Voronihin e G. Quarenghi, al concorso per un tempio in memoria degli eroi della guerra. In questi stessi anni fu impegnato col padre nei progetti per il concorso, indetto nel 1816, per la ricostruzione del teatro Petrovskij, poi Bol'šoj, che rientrava nel piano di allargamento del centro di Mosca e di costruzione di una piazza da parata. Nel 1817, anno del ritorno in Svizzera del padre, il G. ricevette il primo incarico importante relativo alla ristrutturazione dell'edificio dell'università, progettato da Kazakov e danneggiato gravemente dall'incendio del 1812. In tale progetto ebbe modo di esprimere le sue capacità di urbanista, nella strutturazione di una nuova zona fra il centro della città e il Cremlino, di architetto di uno degli edifici più significativi dell'epoca, e, infine, di organizzatore dei lavori che durarono due anni. Il corpo principale dell'università fu terminato nel 1819; seguirono gli edifici collaterali fra cui il nuovo teatro anatomico, portato a termine in collaborazione con A.G. Grigor´ev (1772-1868), architetto e disegnatore, già allievo di Giovan Battista e collaboratore del G. per lunghi anni.

Il progetto dell'università risente del nuovo orientamento del classicismo russo verso un maggiore trionfalismo, realizzato attraverso forme monumentali che rifiutano una frammentazione delle superfici ed evidenziano l'imponenza degli ordini. Determinante è anche il consapevole rapporto dell'edificio con gli spazi circostanti che la nuova pianificazione della città stava rapidamente riorganizzando: la piazza Rossa, i torgovye rjady (gallerie commerciali), il maneggio, i giardini di Alessandro. Il progetto, firmato insieme con N. Sobolevskij, rialzava il corpo centrale dell'edificio, allargava e alzava la cupola e sostituiva i capitelli ionici del portico con grandi colonne doriche poggianti su un alto basamento corrispondente al piano terreno. La pregiata decorazione a bassorilievo del portico, rappresentante le Nove muse, fu eseguita da G. Zamaraev, su disegno del G., come altri elementi scultorei esterni colleganti l'edificio con quelli circostanti. All'interno, nella grandiosa sala centrale a emiciclo sormontato da una cupola, nella quale un colonnato ionico sostiene il coro, tornano motivi classici nella decorazione della volta e in un gruppo scultoreo raffigurante Apollo.

Nel 1819 ereditò dal padre l'incarico di sovrintendente ai lavori dell'Orfanotrofio; un anno prima era stato incaricato contemporaneamente di redigere i progetti per una nuova facciata della Casa delle vedove e per alcuni lavori all'Istituto di S. Caterina sull'omonima piazza. Sui due edifici, danneggiati gravemente dall'incendio di Mosca, era già intervenuto il padre con un restauro temporaneo che non ne aveva mutato la fisionomia originaria. Il G. invece trasformò e ingrandì entrambi, attribuendo loro un carattere più accentuato di rappresentanza in sintonia col nuovo orientamento dell'architettura moscovita. Alla Casa delle vedove lavorò dal 1821 al 1823 incorporando il vecchio edificio nell'ala destra, raccordando le varie parti della costruzione con l'aggiunta di un terzo piano e anteponendovi un grande portico centrale di ordine dorico che unisce i due bracci laterali. Nell'Istituto di S. Caterina (destinato all'educazione femminile, poi sede dell'Armata sovietica) su cui intervenne una prima volta nel 1818 e in seguito nel 1826-27, il G. poté contare su una maggiore ampiezza prospettica davanti alla facciata, che realizzò con interventi più incisivi.

Il G. schermò il vecchio edificio dietro un portico tuscanico a dieci colonne che collegava i due piani superiori, notevolmente staccato dalla parete ed elevato sulle arcate del piano terreno. Il ritmo della facciata è scandito da una triplice ripartizione regolare in cui la parte centrale, fortemente arretrata rispetto alle ali, è messa in evidenza per contrasto anche dalla mancanza di decorazione di queste.

Alla ricostruzione della Casa delle vedove, come a quella dell'Istituto di S. Caterina, collaborò come esecutore dei progetti anche A. Grigor´ev, fatto ricorrente che rende spesso difficile distinguere il ruolo dei due architetti; nel 1824 per esempio, fu realizzata da Grigor´ev, su progetto del G., una rotonda per i magazzini dell'ospedale dei Ss. Pietro e Paolo a Mosca. La rotonda fungeva da centro di un gruppo di edifici a due piani progettati in precedenza dal padre del G. e dallo stesso Grigor´ev.

Lo stretto rapporto di collaborazione tra il G. e Grigor´ev, l'affinità stilistica e la mancanza di documentazione rendono particolarmente difficile distinguere anche la paternità dei progetti destinati a privati eseguiti dopo il 1812; fra questi, per esempio, quello per la dimora di A.P. Hruèãëv, poi Seleznev, ora Museo di belle arti A.S. Puškin di Mosca. In tale edificio sono infatti presenti motivi e metodologie compositive caratteristiche del G., pur nella mancanza di un'unità progettuale che fa presupporre la compartecipazione dei due architetti.

Le quattro facciate sono diverse fra loro e poggiano su un basamento di pietra che funge da terrazzo sul giardino e sulla via utilizzando strutture preesistenti. Alle doppie colonne ioniche del portico esposto sulla via laterale e sormontato da un frontone si contrappongono stilisticamente quelle disposte sulla facciata rivolta verso la via principale, sormontate da un mezzanino che distanzia l'architrave dal frontone sovrastante. La struttura in legno della facciata è ricoperta di stucco a imitazione della pietra.

Fra il 1818 e il 1823 il G. progettò e costruì anche la casa del generale P.M. Lunin, alle porte di Mosca, divenuta in seguito sede della Banca di Stato. Del progetto il G. era già stato incaricato fin dal 1814; furono costruiti nuovi edifici di servizio e ristrutturata la residenza padronale riutilizzando l'edificio preesistente il cui corpo principale - dopo la vendita effettuata dalla vedova Lunin che aveva scelto per sua dimora l'ala di destra - risultava separato dal resto dell'edificio. Nel 1832 tale edificio venne indicato come modello per l'architettura di abitazione nell'Album della Commissione per la ricostruzione di Mosca in cui venivano presentati i principali edifici della nuova città.

Il G. volse il complesso con il fronte verso la strada e lo strutturò in tre costruzioni diverse, dalla composizione asimmetrica, considerata nella direzione che va dal centro della città verso l'esterno. L'ala di destra, con gli edifici di servizio, è costruita su due piani, con un corpo centrale avanzato e il portico elevato sulle arcate del piano terreno e concluso da un frontone. Le colonne di stile ionico del portico sono disposte irregolarmente, accoppiate alle estremità e distanziate al centro, con una ringhiera che le conclude in basso. Il richiamo all'architettura settecentesca di tradizione inglese nella facciata di quest'ala è in contrasto con l'imponenza e l'unità del corpo principale. In questo edificio il colonnato corinzio al centro unisce i due piani superiori ed è ricavato nel corpo della facciata formando una stretta loggia. Le facciate dei due edifici sono unite in unica composizione dall'uniformità del livello del piano terreno, che continua nel terzo elemento: una semplice costruzione a un piano con la parte centrale leggermente in rilievo e solo un bugnato rustico per il basamento comune ai tre fabbricati. L'interno segue la pianta caratteristica delle dimore nobili con una sequenza di locali di rappresentanza lungo la facciata e stanze di abitazione al terzo piano.

Una tappa di grande importanza nella carriera del G. fu l'incarico per la costruzione dell'edificio del Consiglio di tutela dell'Orfanotrofio nel quartiere della Soljanka. In questo caso l'architetto non aveva a che fare con costruzioni preesistenti e aveva piena libertà di scelta. L'approvazione del progetto è del 1821; iniziato nel maggio 1823 venne terminato nelle sue parti principali nel 1825, quando il G. inviò a Pietroburgo per l'approvazione i disegni dei bassorilievi e dei gruppi scultorei sui temi della Misericordia, della Maternità, dell'Educazione, adeguati alle funzioni dell'edificio, che vennero eseguiti da I.P. Vitali e S.P. Campioni, mentre la decorazione ad affresco di dodici locali fu affidata a Pietro Ruggio. I lavori, cui nuovamente partecipò A. Grigor´ev, si conclusero nel 1826; ma nel 1846, dopo la partenza da Mosca del G., l'edificio venne ristrutturato e ampliato, e solo la parte centrale del portico e della cupola è rimasta fedele al progetto originario.

La costruzione è volta sul fronte della strada e assolve alla funzione di rappresentanza richiesta dalla sua funzione pubblica, seguendo lo schema classico dell'edificio monumentale con il corpo centrale terminante a cupola e due blocchi laterali raccordati con due ali ad arcate. Il colonnato ionico si eleva su un alto portico le cui dimensioni si ripetono armonicamente nelle varie parti dell'edificio. La facciata rivolta verso il cortile interno è dominata da un grande arco sulla finestra centrale a tre luci. La costruzione è in pietra; e solo la cupola, non collegata costruttivamente all'edificio, è in legno.

La residenza del principe S.S. Gagarin sulla via Povarskaja (divenuta in seguito la Direzione statale degli allevamenti equini), ideata dal G. nel 1822, presenta procedimenti progettuali e artistici simili a quelli impiegati nel Consiglio di tutela. L'edificio si sviluppa in tre corpi paralleli, di cui i due esterni, terminanti ad abside, si affacciano sul parco.

La facciata principale si sviluppa su tre livelli orizzontali; mentre, al centro, tre archi sovrastano tre finestre sormontate da architravi e fiancheggiate da colonne incassate. All'interno una breve scala centrale raggiunge un arco di grande valore decorativo disposto frontalmente all'entrata. A destra e a sinistra archi simili danno l'accesso ad ambienti di rappresentanza disposti lungo il perimetro anteriore dell'edificio.

A partire dagli anni Venti il G. lavorò anche nella proprietà dei principi Gagarin a Kuz´minki, fuori Mosca. In questa dimora di campagna, precedentemente di proprietà degli Stroganov, erano intervenuti svariati architetti appartenenti alla corrente del classicismo russo fra cui V.I. Baženov, M.F. Kazakov e A.N. Voronihin. L'intervento del G. riguardò sia gli edifici sia la natura circostante; egli diede forma simmetrica e regolare alla tenuta accentuando al contempo alcuni spunti pittoreschi nel paesaggio che riflettono il rafforzarsi delle tendenze romantiche dell'inizio del XIX secolo. Il G. mise in evidenza l'asse dell'ingresso di rappresentanza dell'edificio principale allargando e segnando con pilastri e catene di collegamento il viale di accesso che partiva da un doppio colonnato dorico d'accesso su modello di quello costruito da Carlo Rossi a Pavlovsk. All'interno della proprietà, senza toccare l'abitazione principale costruita da R.R. Kazakov e I.V. Egotov nella seconda metà del XVIII secolo, progettò le ali laterali e vari altri padiglioni fra cui le cucine e le orangeries in stile neoegizio. Sull'asse principale, oltre l'edificio padronale, è posto un padiglione a terrazze affacciato sullo stagno e più oltre, sulla stessa linea, al limite dell'appezzamento, un propileo in massicce forme doriche da cui si apre un belvedere. Entrambi gli edifici furono ricostruiti dal G. nel 1830. Seguendo l'asse dello stagno, lungo il quale si svolge il parco, l'architetto fece una serie di interventi (rotonde, ponticelli, piccoli padiglioni) che creano punti di vista particolarmente pittoreschi. Fra il 1820 e il 1823, sulla sponda dello stagno opposta all'edificio principale, furono costruite le scuderie e, all'interno del medesimo perimetro di edifici, il padiglione a esedra per la musica, affacciato sul fiume. La struttura delle scuderie di Kuz´minki ricorre spesso nei progetti del G., per esempio nelle grandiose scuderie, costruite in quegli stessi anni, a Hrenovo, una proprietà di A.G. Orlov-Česmenskij vicino a Voronež.

L'impianto quadrangolare con le stalle per i cavalli e gli edifici domestici lungo il perimetro, è concluso, sul lato principale di accesso, dalla facciata del maneggio, posto al centro, e dai due padiglioni laterali collegati da una nuda parete di cinta. I tre edifici terminanti a cupola, presentano come motivo decorativo dominante un arco fiancheggiato da colonne sormontate da un architrave.

Il G. lavorò nella proprietà dei Gagarin (distrutta da un incendio nel 1915) fino al 1832, anno del suo rientro in patria; la direzione dei lavori fu affidata quindi a suo cugino Alessandro che vi operò fino al 1847 eseguendo, su proprio progetto, le stalle e altri edifici. Durante il lungo periodo che lo vide operante a Kuz´minki il G. fu contemporaneamente impegnato in altri lavori. Nel 1826 ricevette l'incarico dalla Commissione edilizia dell'Orfanotrofio di ristrutturare il palazzo Slobodskij a Lefortovo, destinato ad accogliere l'Istituto di formazione professionale di Mosca. Il progetto prevedeva la ristrutturazione del palazzo, del terreno circostante e di alcuni edifici di servizio. Si trattava di cambiare destinazione a una dimora della metà del XVIII secolo in cui avevano già lavorato G. Quarenghi e M.F. Kazakov. Dopo l'incendio del 1812 l'edificio era stato oggetto dei progetti di ristrutturazione di vari architetti, senza tuttavia trovare una soluzione al suo stato di abbandono. Il G., pur mantenendo la struttura datagli da Kazakov, spostò il fronte del palazzo sulla strada e, sviluppando i corpi laterali, diede forma a un cortile antistante l'ingresso. Nella prima variante del progetto un colonnato libero dalle monumentali forme doriche collegava i due avancorpi dell'edificio centrale a tre piani, tema usato da Quarenghi nel palazzo di Alessandro a Carskoe Selo. Il progetto venne tuttavia bocciato a favore di una più sobria facciata realizzata dal G. a partire dal 1827.

Nella nuova versione torna il motivo decorativo dominante degli archi su finestre a trifora accompagnato da una massiccia scala centrale a quattro brevi rampe simmetriche e da un gruppo scultoreo, eseguito da I.P. Vitali, posto in alto come coronamento. Nell'interno, al piano terra, su lunghi corridoi si affacciavano le aule, le officine e le stanze dell'amministrazione, mentre al primo piano erano le camere degli allievi. La sala centrale, semicircolare, fu divisa in aula magna al piano terreno e cappella al primo piano conclusa all'esterno ad abside, cinta da un colonnato ionico.

La gran mole di lavoro cui fu sottoposto alla fine degli anni Venti, costrinse nel 1828 il G. a tornare in patria per un periodo di riposo e cura; fino al settembre del 1829, anno del suo rientro in Russia, i suoi incarichi di lavoro passarono temporaneamente sotto le direttive di Grigor´ev. A questo ultimo periodo (1829-31) risale la costruzione della residenza di città del mercante P.N. Usačev (nota poi come Casa Najdenov e in seguito sanatorio Vysokie gory), lungo il fiume Jauza, già compresa nel tessuto urbano di Mosca. Nel riordino dell'appezzamento il G. seppe sfruttare sapientemente il rilievo del terreno scosceso, degradante sul fiume e i punti prospettici in relazione alla città.

L'edificio principale, posto sul punto più alto, volge un fronte alla strada, di cui costituisce il fondale. La facciata su questo lato presenta la tipica ripartizione col portico ionico al centro, la loggia sottostante, simulata in questo caso da finestre ad arco, l'ultimo piano nascosto dal fregio e l'attico. A essa si contrappone la facciata interna sulla quale si evidenzia, all'altezza del primo piano, l'ingresso ad arco sorretto da due colonne doriche e la terrazza da cui parte una pente douce su imitazione di quella di C. Cameron a Carskoe Selo (1783-86). La mole dell'edificio è così collegata al parco degradante a terrazze sul fiume; all'interno del parco sono disseminati padiglioni, fra i quali quello della musica e quello "del Tè", che sfruttano punti prospettici in vista sulla città.

L'ultimo progetto del G. in Russia riguarda il mausoleo di V.G. Orlov a Otrada, grandiosa tenuta di questa famiglia nei dintorni di Mosca. Ideato nel 1832, l'edificio segue il modello del tempio a pianta centrale con portico a quattro colonne doriche chiuso da pareti laterali, una larga scala d'accesso, e cupola poggiante su un alto tamburo in cui si apre una finestra semicircolare. Il colore delle pareti ricorda quelli della tradizione russa: mattoni rossi con dettagli architettonici rilevati in bianco. I lavori furono terminati nel 1835 da Alessandro Gilardi che continuerà anche in seguito a occuparsi del restauro della proprietà.

Nel 1832 il G. lasciò la Russia dove rimasero numerosi allievi fra cui M.A. Bykovskij (1801-85), in seguito accademico e primo presidente della Società di architettura di Mosca. Tornato in Svizzera alternò soggiorni estivi nella sua proprietà con i mesi invernali trascorsi a Milano. La fama raggiunta gli meritò nel 1833 la nomina di membro onorario dell'Accademia di belle arti di Mosca e di membro corrispondente dell'Accademia di belle arti di Milano. Abbandonata l'attività, in Svizzera costruì unicamente una piccola chiesa nei pressi della sua proprietà di Montagnola, sulla strada per il monastero di S. Abbondio.

Il G. morì a Milano il 26 febbr. 1845; fu sepolto in Svizzera nel cimitero di S. Abbondio accanto alla figlia Francesca, avuta dal matrimonio con Maria Farina, nata a Lugano nel 1792 e morta a Mosca nel 1812.

In Russia rimasero i due cugini del G., Alessandro e Girolamo, figli di Giosuè (1766-1835), fratello e collaboratore di Giovan Battista. Alessandro (1808-71), allievo e collaboratore del G., realizzò anche dei progetti propri, fra cui quello della chiesa cattolica di Mosca alla Lubjanka, tuttora esistente. Suo fratello Girolamo (1810-89), che aveva studiato all'Accademia di belle arti di Milano, divenne aiuto dell'architetto I.I. Šarleman. In seguito lavorò a Žitomir nelle proprietà Ljubomirskij e dal 1845 collaborò con suo fratello nel dicastero dell'Orfanotrofio. Anche se non si conoscono i legami di parentela con il resto della famiglia, si sa che un Giuseppe Gilardi arrivò a Mosca nel 1802, da dove, nel 1804, passò a Pietroburgo rimanendovi fino al 1811.

Fonti e Bibl.: Le carte riguardanti i Gilardi sono conservate nell'Archivio di famiglia a Montagnola (in deposito presso l'Archivio del Moderno dell'Accademia di architettura dell'Università della Svizzera Italiana - Mendrisio) e in numerosi archivi in Russia fra cui l'Archivio centrale di Stato per gli Atti antichi (Central´nyj Gosudarstvennyj Arhiv Drevnyh Aktov CGADA), fondo 1262 Gagarin, fondo 1266 Golycin, fondo 1273 Orlov-Davydov; l'Archivio storico centrale di Stato (Central´nyj Gosudarstvennyj Istoričeskij Arhiv CGIA), fondo 127 Consiglio di tutela di Mosca, fondo 733 Dipartimento di Istruzione popolare; l'Archivio storico-militare centrale di Stato di Mosca, fondo 759 Ente dell'imperatrice Marija; il Museo statale di architettura A.V. Ščusev (Gosudarstvennyj Naučno-issledovatel´skij muzej Arhitektury imeni Ščuseva GNIMA) R 1 5224, 5225. G.A. Oldelli, Continuazione e compimento del Dizionario…, Lugano 1811, ad vocem; I.V. 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