FIORENTINI, Domenico

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 48 (1997)

FIORENTINI, Domenico

Graziella Sica

Nato a Sermoneta (Latina) il 4 nov. 1747, si trasferì stabilmente a Roma già dal dicembre del 1768, secondo quanto egli stesso dichiara in un documento stilato in occasione del suo matrimonio con Maddalena Lanciani, avvenuto il 28 ott. 1781 (Roma, Arch. storico del Vicariato, Ss. Quirico e Giulitta ...). Essendo giunto a Roma all'età di soli ventuno anni, è ragionevole ritenere che la sua formazione artistica sia maturata nell'ambito romano. La prima opera conosciuta, il Miracolo del beato Tommaso da Cori, nella navata destra della collegiata di S. Maria della Pietà di Cori, non può essere anteriore al 1786, anno in cuì avvenne la beatificazione. Al decennio successivo appartengono la sovrapporta raffigurante Apollo, nella camera da letto d'estate in palazzo Altieri (1792), e il quadro con S. Francesco e s. Bonaventura (1796), posto sull'altare della terza cappella a destra nella chiesa romana di S. Bartolomeo all'Isola. Sono state attribuite al F. anche le due tele laterali della stessa cappella, S. Francesco riceve le stimmate e Morte di s. Francesco (Angeli, 1912), sebbene il Guattani (IV, s. v.) ricordi un solo dipinto per S. Bartolomeo. Sia nel carnevale del 1803 che in quello del 1804 il F. si occupò della realizzazione delle "macchine" per l'esposizione del Ss. Sacramento per conto dell'oratorio della Ss. Comunione generale (detto anche del Caravita: il F. era uno dei fratelli della Congregazione). Per quanto riguarda le raffigurazioni realizzate per le "macchine", nel 1803 immaginò S. Maria Egiziaca che viene comunicata dal virtuoso Zosimo all'intemo di un paesaggio desertico attraversato dal fiume Giordano, in cui compariva anche un leone nell'atto di scavare la fossa che avrebbe poi ospitato il corpo della santa; nel 1804 il protagonista era, invece, il Buon Pastore che riporta la pecorella smarrita all'ovile (Diario ordinario, 1803; 1804). Nello stesso 1804 il F. compì un intervento di restauro su tre riquadrì del tabernacolo del ciborio di S. Giovanni in Laterano: si tratta dei dipinti raffiguranti la Crocifissione affiancata da quattro santi.

Nel corso del 1805 il pittore fu impegnato nella decorazione ad affresco della chiesa dei Ss. Quirico e Giulitta (nella parrocchia in cui risiedeva); i lavori dovettero essere completati nel 1806, come attesta l'epigrafe marmorea all'interno della chiesa. I dipinti del F., perduti per i successivi interventi del 1856, sono parzialmente descritti in un componimento poetico anonimo (siglato "G.T.R."), dedicato al parroco G.M. Terenzi, che aveva voluto i lavori. Della decorazione, in cui comparivano anche figure molto più grandi del vero, facevano parte: Cristo che mostra al Padre la Croce; la Madonna in gloria; l'Arcangelo Michele che fa precipitare dal cielo Satana; l'Arcangelo Gabriele che annunzia alla Vergine la nascita di Gesù; Davide; Mosè (Roma, Arch. storico del Vicariato, Ss. Quirico e Giulitta, Varia, vol. X). Le reazioni suscitate da questi affreschi furono molto positive, così come chiaramente si legge nel Diario di Roma e come, d'altra parte, afferma lo stesso pittore in una lettera autografa, non datata, indirizzata al Missirini, allora segretario dell'Accademia di S. Luca. Nella lettera F. chiedeva di essere nominato accademico proprio in virtù del successo ottenuto, ma tale richiesta non venne mai accolta (Sica, 1989). Durante gli anni della dominazione napoleonica a Roma, ebbe un ruolo non del tutto marginale, se nell'esposizione al Campidoglio svoltasi nel 1809 vennero accolti tre suoi quadri: Venere che dorme, Diana che dorme, Ritratto di un vescovo greco. Soprattutto, il F. fece parte del gruppo di artisti attivi nell'allestimento del palazzo imperiale al Quirinale: nel corso del 1812, in qualità di restauratore e decoratore nella sala dei Marescialli, nella sala dei Grandi Ufficiali e nella prima anticamera dell'Imperatrice (Natoli - Scarpati, 1989). Non si hanno altre notizie sull'attività del F. oltre questa data.

Morì a Roma il 26 apr. 1820.

Fonti e Bibl.: Roma, Arch. stor. dei Vicariato: S. Lorenzolo ai Monti, Stati d'anime 1771 (casa n. 5); Ss. Quirico e Giulitta, Matrimoni III (1737-1804), n. 999; Licenze matrimoniali (1714-1782); Varia, vol. X, Posizioni matrimoniali, Uff. III, "Notaio Cicconi Giuseppe", parte II; Roma, Arch. della Compagnia di Gesù, Fondo Oratorio del Caravita, Nota dei fratelli ascritti dall'anno 1769 all'anno 1776 (marzo); Nota dei fratelli ascritti dall'anno 1802 all'anno 1820; Diario ordinario, 16 genn. 1803, p. 11; 11 febbr. 1804, p. 3; 14sett. 1805, p. 9; G.A. Guattani, Memorie enciclop. romane, Roma s. d., III, p. 43; IV, Elenco degli artisti; D. Angeli, Le chiese di Roma, Roma 1912, p. 65; G. Matthiae - M. Bosi, Ss. Cosma e Damiano. Ss. Quilico e Giulitta, Roma s.d., pp. 82, 93; P. Parsi, Chiese romane, Roma s.d., p. 53; A. Schiavo, Palazzo Altieri, Roma 1964, p. 130; W. Buchowiecki, Handbuch der Kirchen Roms, Vienna 1967, I, p. 443; La pittura del 1700 a Roma, a cura di S. Rudolph, Milano 1983, p. 765; M. Natoli - M.A. Scarpati, Il palazzo del Quirinale. Il mondo artistico a Roma nel periodo napoleonico, Roma 1989, I, pp. 307, 319, 522, 524; G. Sica, ibid., II, p. 41.

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