Domenico di Guzmán, san

Enciclopedia dei ragazzi (2005)

Domenico di Guzmán, san

Raffaele Savigni

Il fondatore dell'ordine dei domenicani, detti predicatori

Lo spagnolo Domenico di Guzmán, nel 12° secolo, raccolse intorno a sé un gruppo di preti poveri ma istruiti, pronti a spostarsi da una città all'altra per predicare il messaggio cristiano. Egli fondò l'ordine dei predicatori, che nel corso dei secoli ha fornito alla Chiesa numerosi uomini di cultura, impegnati nella lotta contro l'eresia e nello studio della teologia, ossia della riflessione su Dio e sulla fede

La vita

Domenico nacque intorno al 1172 a Caleruega, nel regno spagnolo di Castiglia, da una nobile famiglia della regione. Studiò teologia e divenne sacerdote; per aiutare i poveri vendette persino i propri libri. Nella Francia meridionale incontrò gli eretici catari (eresia), che rifiutavano la divinità di Gesù, la Croce e l'autorità della Chiesa. Riuscì a convertirne alcuni, ma si rese conto che solo sacerdoti istruiti, capaci di spiegare la parola di Dio e la dottrina cristiana e pronti a imitare la vita in povertà di Cristo e degli Apostoli, potevano replicare in modo convincente alle loro critiche.

Negli anni successivi fondò una comunità di preti che vivevano insieme, seguendo la regola di sant'Agostino, sostenuti dalle offerte dei fedeli (per cui erano detti mendicanti): essi si distinguevano dai frati minori di san Francesco per il fatto che studiavano intensamente e predicavano.

Dopo aver ottenuto l'approvazione del papa, Domenico si recò più volte in Spagna e a Bologna, fondando diversi conventi. Morì a Bologna il 6 agosto 1221.

La leggenda

Solo un decennio dopo la sua morte i frati avvertirono l'esigenza di valorizzare la sua figura per giustificare la crescente importanza dell'ordine da lui fondato. Nel 1233 il suo corpo fu trasferito nell'attuale basilica a lui dedicata e l'anno seguente fu canonizzato, ossia proclamato santo dal papa.

A partire da questo periodo vennero redatte anche le Vite del santo, che mescolavano notizie attendibili ed elementi leggendari per proporre ai lettori un preciso modello: san Domenico rappresentava ciò che dovevano essere i suoi frati, impegnati nella predicazione, nello studio e nell'insegnamento della dottrina cristiana e nella lotta all'eresia.

Giordano di Sassonia racconta una sfida tra Domenico e gli eretici: il libro del santo, gettato nelle fiamme, restò miracolosamente intatto, e così fu mostrata davanti a tutti la santità della sua dottrina. Secondo un racconto scritto verso il 1248, il papa avrebbe visto in sogno il santo mentre reggeva sulle proprie spalle la Basilica di S. Giovanni in Laterano che stava per cadere, simbolo della Chiesa minacciata dall'eresia e dalla corruzione dei preti. Il nuovo ordine era quindi chiamato a salvare la Chiesa da queste minacce.

Organizzazione e finalità dell'ordine dei domenicani

Mentre i monaci benedettini rimanevano nei loro monasteri, i frati domenicani, come i francescani, potevano spostarsi da un luogo all'altro secondo le esigenze. Inoltre erano organizzati in modo più democratico: le decisioni venivano prese dal capitolo generale, che comprendeva i rappresentanti di tutti i conventi, e aveva il compito di eleggere il maestro, ossia il capo dell'ordine, e di approvare le costituzioni, vale a dire le norme che si aggiungevano alla regola fondamentale, quella di sant'Agostino. I conventi venivano raggruppati in territori chiamati province. L'ordine divenne ben presto molto influente nella Chiesa: i frati insegnarono teologia nelle università e si impegnarono per precisare i punti discussi della dottrina cristiana e per migliorare il livello culturale dei sacerdoti. Secondo una leggenda Domenico iniziò la pratica del rosario, che si diffuse ben presto tra i cristiani e che fu ritenuta un'arma efficace contro l'eresia.

Dopo la morte del santo, i pontefici chiamarono i frati a svolgere anche la funzione di giudici nel nuovo organismo creato per combattere l'eresia, l'Inquisizione. Ancora oggi i domenicani indossano una tonaca bianca con la cappa e un mantello nero con un cappuccio. Nelle opere d'arte Domenico è raffigurato con un libro in mano, che richiama il valore della cultura, e un giglio, che evoca l'ideale della castità e la devozione alla Madonna.

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