DOMENICO di Guzmán, San

Enciclopedia Italiana (1932)

DOMENICO di Guzmán, San

Ludovico FERRETTI
Antonino SANTANGELO

Nacque il 24 giugno 1170 dai nobili Felice de Guzmán e Giovanna de Aza, in Caleruega (Vecchia Castiglia), e fu il minore di tre fratelli. La nascita di D. fu preceduta da una visione della madre, a cui sembrò di dover partorire un cane, che con una face accesa metteva fuoco nel mondo, e alla nutrice parve vedere una stella sopra la fronte di lui mentre era portato al battesimo. A 7 anni fu affidato in educazione all'arciprete di Gumiel de Izán suo zio, a 15 cominciò a frequentare le celebri scuole di Palencia. Era stata poco innanzi stabilita la vita comune secondo la regola di S. Agostino nel capitolo della cattedrale di Osma, ove era vescovo don Diego de Acevedo. Ordinato sacerdote, D. fu membro di quel capitolo di canonici regolari, e presto ne fu nominato sottopriore. A don Diego fu affidata nel 1203 una delicata missione da Alfonso IX re di Castiglia, che voleva maritare suo figlio Ferdinando a una principessa reale di Danimarca. Diego partì e condusse con sé D., ma seppero per via che la principessa accordata era morta. Il passaggio per la Linguadoca rivelò ai due viaggiatori i tristi effetti che l'eresia degli Albigesi produceva in quelle regioni. In quelle contrade D. vide un campo d'azione per sé, e vi lavorò con ardore incredibile, dapprima insieme col vescovo, poi da solo, essendo questi tornato alla sua sede. Sebbene non gli mancassero aiuti, quali in Tolosa il conte di Montfort, e Folco, già lieto trovatore poi monaco cisterciense e infine vescovo di Tolosa, pure i nemici erano forti e parevano invincibili. L'eresia albigese aveva trovato ottimo terreno presso le donne; e per controbattere la pericolosa propaganda D. raccolse sotto buona guida attorno al santuario di S. M. di Prouille le giovinette, specialmente nobili, molte delle quali si consacrarono a Cristo. Così sorse un primo convento di suore domenicane, che professarono la regola di S. Agostino. Nello stesso tempo uomini valenti in lettere e scienze, e forniti di solida pietà, si unirono con D.; Pietro Cellani fu il primo, e gli donò la sua casa in Tolosa. Ma D. si sentiva attratto verso Roma. Sei volte valicò le Alpi. Un primo viaggio fece con Diego a Roma presso Innocenzo III, da cui fu conosciuta e incoraggiata l'opera loro nella Linguadoca. Un secondo viaggio compì col vescovo Folco, che vi si recò per il Concilio lateranense. D. parlò al papa Innocenzo ed ottenne da lui favori per la casa di Prouille; ma per la fondazione di un nuovo ordine di religiosi non ottenne per allora l'assenso. Tuttavia celesti segni riferiti dagli storici, fra i quali l'avere il papa visto il Laterano cadente che veniva sorretto da D., indussero Innocenzo ad accordare ai nuovi religiosi un periodo d'esperimento; frattanto egli stesso diede loro il nome di "frati predicatori". A questo secondo viaggio assegnano gli storici l'incontro di D. con S. Francesco d'Assisi. Un terzo viaggio fu presso Onorio III, che approvò il nuovo ordine il 22 dicembre 1216. Fu questo papa che a D. diede l'ufficio di "maestro del sacro Palazzo", occupato fino ad oggi sempre da un religioso domenicano. Il nuovo ordine si stabilì in Roma prima a S. Sisto, poi a S. Sabina presso al palazzo del papa (Savelli), e a S. Sisto fu aperta la prima comunità di suore sotto la guida di alcune venute da Prouille. Intanto l'ordine si estendeva grandemente in Francia, Spagna e Germania; l'Italia, dopo il convento di Bologna fondato nel 1218, ebbe case di domenicani in tutte le città che possedevano università o erano centri fiorenti di studî. Nei capitoli generali, di cui i primi due, nel 1220 e nel 1221, furono tenuti a Bologna, furono date ai conventi, che già vivevano sotto la regola di S. Agostino adottata fin da principio, nuove norme o "costituzioni", e stabilite osservanze per gli studî e la regolare disciplina vigenti ancora ai giorni nostri (v. domenicani).

D. morì in Bologna, appena cinquantenne, il 6 agosto 1221; la sua tomba, nella chiesa di S. Domenico in detta città, è uno dei tesori più belli dell'arte italiana. Fu elevato agli onori degli altari in Rieti da Gregorio IX, il 3 luglio del 1234. A S. Domenico si deve l'istituzione del Rosario (v.).

Bibl.: B. Giordano di Sassonia, De principio Ord. FF. Praedicatorum, in Berthier, Opera B. Jordani, Friburgo 1891; B. Umberto de Romanis, Vita Beati Dominici, in Mamachi, Annales Ord. FF. Pr., V, 1; Gerardo di Frachet, Vitae Fratrum, Lovanio 1896; Teodorico d'Apolda, Vita B. D., in Acta Sanctorum, 4 agosto. Gli Atti della canonizzazione e i più antichi racconti della vita del santo furon pubblicati da I. Taurisano, Fontes selecti vitae S. D., Roma 1922; id. Catalogus agiographicus O. P., Roma 1918, pp. 8-9; id., La Romanità dei Santi, S. Domenico, Roma 1925; P. Mandonnet, St. Dominique, l'idée, l'homme et l'œuvre, Gand 1921; Van Octroy, Pierre Ferrand et les premiers biographes de St. Dominique, in Analecta Bollandiana, XXX, pp. 1-87; B. Aethanen, Der hl. Dominicus, Untersuchungen u. Texte, Breslavia 1921; A. Walz, Compendium historiae Ord. Praedic., Roma 1930, pp. 1-16; A. T. Drane (1895); I. Guiraud (1906); Lacordaire (1920); Barbieri, Vita, Milano 1931; L. Ferretti, Vita, Roma 1928; Il VII centenario di S. D. (periodico).

Iconografia. - L'arte della seconda metà del Duecento ha dato le prime immagini del santo in figura isolata, con libro e giglio ad attributi, fra altre, nei mosaici dell'atrio di S. Marco a Venezia; e, nell'Arca bolognese, le prime composizioni illustranti episodî della sua vita. Nel ricco materiale iconografico della posteriore arte italiana raramente appaiono aspetti singolari, eccettuata la concettosa allegoria del Cappellone degli Spagnoli a Firenze. Caratteristica è la composizione della Madonna del Rosario, le cui origini risalgono alla fine del sec. XV; spesso è affrontato a santi del suo ordine, a Pietro martire, a Tommaso d'Aquino, a Caterina da Siena; spesso presenzia lo "Sposalizio di S. Caterina".

Bibl.: K. Künstle, Ikonogr. d. Heiligen, Friburgo in B. 1928.

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