Dodici Tavole La più antica opera legislativa di
Stando sempre alla tradizione, il tribuno Terentilio Arsa propose fin dal 461 la nomina di una magistratura speciale a cui affidare la redazione di queste leggi. Vista l’opposizione del Senato, nel 451, sospese tutte le magistrature ordinarie, si nominò un collegio di decemviri legibus scribundis, composto tutto di patrizi che avevano già ricoperto la magistratura suprema. Furono opera loro 10 tavole di leggi, poi sottoposte all’approvazione dei comizi centuriati. Nel 450 fu eletto un nuovo decemvirato, dove, accanto a vecchi membri patrizi rieletti, vi furono anche 3 plebei. Opera di questo secondo decemvirato furono altre due tavole, le quali però – per alcune inique disposizioni contenute, perché non sottoposte all’approvazione dei comizi e del popolo e perché il decemvirato allo scadere dell’anno di carica si rifiutò di dimettersi, assumendo atteggiamenti tirannici – provocarono sommosse di popolo con relativa secessione della plebe. Restaurate le magistrature ordinarie, nel 449 i consoli
Questa tradizione fu attaccata, per le sue molte inverosimiglianze e anacronismi, prima da G.B. Vico, poi da G. Cornewall
Le D. continuarono per lungo tempo a essere oggetto di studio, dapprima da parte dei pontefici, poi, verso la fine del 3° sec. a.C., dei primi giuristi laici, che all’esegesi di esse dedicarono le proprie opere scritte. Quasi certamente si deve proprio a queste opere, e in particolare ai Tripertita di Sesto Elio Peto, la conoscenza che del codice arcaico conservarono i posteri.