DIGIONE

Enciclopedia Italiana (1931)

DIGIONE (fr. Dijon; A. T., 32-33-34)

Emmanuel DE MARTONNE
Georges BOURGIN
Cesare CESARI
Jacques VIANOXEN

Città della Francia una delle capitali regionali; capoluogo del dipartimento della Costa d'Oro e della XVIII regione economica. Sede di un'università, di un vescovado e di una corte d'appello. Sorge alla confluenza dell'Ouche e del Suzon, sul Canale di Borgogna, a 246 m. s. m in una posizione geografica che ha fatto la sua fortuna, in parte anche nei tempi passati: al piede orientale delle alture della Costa d'Oro, così rinomata per i suoi ricchi vigneti, in una regione ove dovevano necessariamente stabilirsi i punti di passaggio dalla valle della Saona verso il Bacino di Parigi, dal Mediterraneo verso la Manica. Digione occupa precisamente il punto nel quale il passaggio attraverso la foresta, terrore degli antichi viaggiatori a piedi, poteva compiersi nel più breve tempo. Ai nostri giorni Digione non è soltanto un importante centro amministrativo, giudiziario e militare, bensì anche un centro industriale e commerciale. La sua attività viene evidentemente spiegata sia dalla sua posizione sul canale di Borgogna, in una regione di transito fra le pianure della Saona e il Morvan boscoso, sia dalla vicinanza dei vigneti borgognoni. Digione è infatti un grosso mercato regionale, nel quale vengono a vendere i loro prodotti e ad approvvigionarsi gli abitanti del Morvan, i vignaioli della Costa d'Oro, i coltivatori della valle della Saona. È anche un piccolo centro industriale (mostarda, pan di spezie, conserve alimentari), ma è importante soprattutto come centro di transito: la ferrovia Parigi-Lione-Mediterraneo pone Digione sulla strada da Parigi verso Lione, verso Losanna e verso Ginevra (attraverso la linea del Sempione). Cosi la città è in pieno sviluppo: nel 1845 contava appena 30.000 ab. e nel 1870, 40.000; nel 1882 ne contava più di 60.000 e nel 1926 78.850.

Monumenti. - La chiesa di San Benigno conserva qualche parte più antica (sec. IX). Molto si è disputato intorno alla sua celebre rotonda iniziata da Guglielmo da Volpiano nel 990, considerata come affermazione dell'architettura lombarda nei primordi dell'età romanica. I suoi logori capitelli mostrano gl'inizî delle tendenze della scultura borgognona che si spiegavano nel portale, a noi noto soltanto da stampe. L'attuale cattedrale è del sec. XV, estremamente vasta, ma di povera esecuzione. Resta una parte del monastero: un dormitorio a tre navate coperte da vòlte ogivali che possono ricordare la tinaia che l'abbazia di Chiaravalle fece costruire a Digione nel 1223. Rimangono pure i timpani delle porte del refettorio e del chiostro. La chiesa di S. Filiberto nella nave e nel transetto (seconda metà del sec. XII) apparteneva alle forme cisterciensi. È stata anche messa in luce una parte del tracciato di una basilica. La chiesa di Notre Dame fu costruita dal 1225 al 1245, con una strordinaria rapidità, alla quale deve la sua grande unità di stile. È un capolavoro di equilibrio e di scienza costruttiva, in cui l'architettura gotica, della quale è insigne esemplare, è coscientemente seguita dall'artista. Il portico a due piani, di stile borgognone, è sormontato dalla facciata, magnifica e anormale, poiché non ha connessione con la struttura interna della chiesa, e nasconde sinanche l'innestarsi delle due torri. I doccioni stessi non hanno mai potuto servire allo scolo delle acque pluviali. Celebre anche l'automa delle ore, portato da Courtrai da Filippo l'Ardito. San Michele, consacrata nel 1529, è, per la facciata, uno dei più singolari monumenti di struttura gotica, ricoperta da decorazioni del Rinascimento. Le sue sculture, falsamente attribuite ad Hugues Sambin, sono di Nicolas de La Cour, di Douai.

Digione deve all'essere stata assai presto capitale della Borgogna lo splendore dei suoi monumenti pubblici e privati, ancor numerosi. La casa Aubriot è del sec. XIII e ancora di forme romaniche quella dei Griffons è del principio del sec. XIV; quella Chambellan, costruita sulla metà del sec. XV, è ricca di esuberanti e felici partiti decorativi. La splendida serie delle case private e palazzi del Rinascimento s'inizia col terzo decennio del sec. XVI. Ricordiamo la casa di Jacques de Rochefort (circa 1550) e quella di Benigne Serre, dove s'intravede, come in altre costruzioni della prima metà del secolo, l'eclettismo dei maestri che lavoravano alla facciata di San Michele. Sottentrò poi la forte personalità di Hugues Sambin, il famoso ebanista, a dar disegni di facciate. E la casa Milsand somiglia nella facciata (1561) a uno sportello di credenza; il Palazzo di giustizia, nella facciata e nella sala dei passi perduti (1572), costruiti dall'architetto Hugues Brouhée, ha parti squisite dovute alla mano del Sambin, come la porta dell'atrio e la porta della cappella dello Spirito Santo, scolpite in legno. La casa delle Cariatidi, o Palazzo de Vogüé, dovuta ai Pouffier (circa 1614), mostra la sopravvivenza della maniera del Sambin. S'apre quindi il periodo in cui si presero a costruire le famose case dei "parlamentari", per i membri degli Stati di Borgogna: la casa Bouhier de Lantenay, opera di Lenoir-le-Romain; la casa Chartraire de Montigny, ecc.

Il palazzo comunale conserva qualche elemento dell'antico palazzo ducale, tra cui un maschio imponente. Hardouin Mansard delegò l'opera a uno dei suoi allievi, Martin de Noinville, che incominciò nel 1686 l'edificio attuale a due ali con porticati che bene ricordano la maniera del Mansard. Gli Stati di Borgogna, che occupavano l'ala occidentale, fecero costruire nel 1735 dal Gabriel uno scalone monumentale per dare accesso alla sala d'onore. Nel palazzo fu sistemato verso la fine del sec. XVIII il museo, in cui sono raccolte le tombe dei duchi di Borgogna Filippo l'Ardito e Giovanni Senzapaura (dal 1384 al 1464): opere di artisti diversi - Claus Sluter, Claus de Werve, Jean de La Huerta, A. Le Moiturier - capolavori della scultura funeraria medievale. Le tombe provengono dalla vicina certosa di Champmol che ha conservato il portale e il capolavoro del grandissimo Claus Sluter: il "pozzo di Mosè". Il museo contiene anche le pale d'altare commesse dai duchi di Borgogna a Jacques de Baerze e a Melchior Broederlam, importantissime per lo studio dei primordî dell'arte fiamminga e della sua espansione. Tra le sculture del museo sono da ricordare quelle del Caffieri, del Houdon, del Rude; tra le pitture la collezione Dard, ricchissima di primitivi tedeschi; qualche buona tavola delle scuole italiana e olandese, dipinti del Rigaud, del Largillière, del Greuze, del Nattier, del Tocqué, ecc. Il grande soffitto della sala degli Stati, dipinto da P.-J. Prud'hon, imita quello di Pietro da Cortona nel palazzo Barberini.

Storia. - Durante il periodo gallo-romano, Digione, sotto il nome di Divio o Castrum Divionense, era soltanto una città secondaria dei Lingoni. Più tardi fece parte del regno dei Burgundî, di cui seguì la varia sorte. Nel 1015, il re di Francia Roberto il Pio incorporò Digione al ducato di Borgogna, e da allora la storia di Digione, che entra nel suo periodo più glorioso, si confonde con quella della Borgogna. Alla morte di Carlo il Temerario (1477), Digione col ducato di Borgogna di cui s'impadronì Luigi XI, tornò definitivamente alla Corona. Nel 1513, 20.000 Svizzeri, al servizio dell'Impero, assediarono Digione; La Tremoille, non potendo respingerli per il piccolo numero delle sue truppe, pagò la loro partenza con la promessa di 400.000 scudi d'oro, accordo che poi non fu confermato dal re Luigi XII. Digione ebbe a soffrire poco dalle guerre di religione e da quelle civili. Nel 1651 il castello di Digione, in potere del principe di Condé, governatore della provincia e ribelle contro Luigi XIV, fu preso dalle truppe regie. Il vescovado di Digione fu istituito nel 1731.

Il combattimento del 26-27 novembre 1870. - Durante la guerra franco germanica del 1870 i Tedeschi occuparono Digione (29 ottobre 1870). L'armata garibaldina dei Vosgi (costituita di 4 brigate, delle quali la 3ª comandata dal colonnello Menotti Garibaldi e la 4ª da Ricciotti Garibaldi) con un'ardita sorpresa, effettuata da Ricciotti nella notte dal 19 al 20 di novembre 1870 a Châtillon-sur-Seine, aveva fatto aprire i cuori alla speranza di poter ritogliere Digione ai Tedeschi comandati dal generale Werder, provocando cosi la liberazione di Belfort. Il Werder aveva a sua disposizione la divisione bavarese e la brigata prussiana von der Golz; Garibaldi non aveva forze bastanti per affrontarlo e faceva assegnamento sull'aiuto dei Francesi che si trovavano sulla Saone, aiuto che, però, non giunse.

Prendendo la via di Plombières, Garibaldi tentò di avvicinarsi a Digione e in un primo scontro con gli avamposti bavaresi a Prenois, l'avanguardia garibaldina guidata da Stefano Canzio riusci a sospingere indietro il nemico, portandosi poi sulle alture di Darois. Calata la sera tutte le truppe di Garibaldi mossero all'attacco. L'urto fu scatenato sotto una pioggia dirotta e all'alba Garibaldi era coi suoi nel vallone di Lantenay; la brigata Delpech che lo fronteggiava era sulle alture di Pasques.

Numerosi rinforzi inviati dai Tedeschi costrinsero verso mezzogiorno i Garibaldini a ritirarsi. Il nemico non insegui; ma l'armata dei Vosgi ripiegò in direzione di Autun, dove Garibaldi le diede ordine di fermarsi e di appostarsi a difesa. Essa aveva perduto 400 uomini e ne aveva lasciati circa 200 prigionieri. Il generale Werder, incoraggiato da questa ritirata, credette sufficiente d' inviare il giorno dopo la sola brigata Keller (6 battaglioni) per ricacciare i garibaldini anche da Autun; ma quando questa apparve agli avamposti, il 1 dicembre, fu ricacciata con gravi perdite e fu presa poscia di fianco dalle truppe francesi del generale Cremer, provenienti dalla Saône, cosicché il tentativo tedesco fallì, né fu più rinnovato. I Tedeschi sgombrarono in seguito Digione (27 dicembre) e quando tentarono di riconquistarla (20 gennaio) furono respinti nuovamente dalla brigata di Ricciotti Garibaldi.

Bibl.: H. Hauser, Le site et la croissance de Dijon, s. l. e a.; Mairey, Les regions naturelles de la Côte d'Or (Dijon et la Côte d'Or), Digione 1911. Per i monumenti v.: J. J. Maulbon D'Arbaumont, Essai historique sur la Sainte Chapelle de Dijon, Digione 1863; M. H. Clément-Janin, Vieilles maisons de Dijon, Digione 1890; H. Chabeuf, Dijon. Monuments et souvenirs, Digione 1894; A. Kleinclausz, Dijon et Beaune, Parigi 1907; E. Fyot, L'église N.-D. de Dijon, Digione 1910; Cormereau, La statue de Louis XI à Dijon, Digione 1911; E. Metman, L'église Sainte-Michel de Dijon, Digione 1914; L. Chomton, Saint-Bénigne de Dijon, les cinq basiliques, Digione 1923: Congrès archéologique de Dijon, 1928, Parigi 1929; V. Flipo, La cathédrale de Dijon, Parigi 1928; Kömstedt-Adler, in Wasmuths Lexikon d. Baukunst, II, Berlino 1930 (con bibl.); C. Monget, La chartreuse de Dijon, voll. 2, Parigi 1898-1902; E. Tyot, in Revue de Bourgogne, 1921, pp. 297-319. Sullo sviluppo della città v. H. Chabeuf, Dijon à travers les âges, Digione 1897; J. Garnier, Correspondance à la mairie de Dijon, in Analecta Divionensia, Digione 1866 segg.; G. Roupnel, La ville et la campagne au XVIIe siècle. Étude sur les populations du pays dijonnais, Parigi 1923.

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