Der Golem, wie er in die Welt kam

Enciclopedia del Cinema (2004)

Der Golem, wie er in die Welt kam

Enno Patalas

(Germania 1920, Golem ‒ Come venne al mondo, colorato, 73m a 20 fps); regia: Paul Wegener, Carl Boese; produzione: Paul Davidson per Projektions/AG-Union; soggetto: dall'omonimo romanzo di Gustav Meyrink; sceneggiatura: Paul Wegener, Henrik Galeen; fotografia: Karl Freund; scenografia: Hans Poelzig, Kurt Richter; costumi: Rochus Gliese; musica: Hans Landsberger.

Praga, 16° secolo. Un editto imperiale ingiunge agli ebrei di lasciare la città nel giro di un mese. Al fine di suscitare la comprensione per il destino del suo popolo, il rabbino Löw si reca alla festa delle rose dell'imperatore in compagnia del Golem, la creatura artificiale che ha plasmato con l'argilla sulla base di antiche formule cabalistiche. Il rabbino evoca in una visione la storia degli ebrei, ma i cortigiani scoppiano a ridere davanti ad Ahasverus, l'ebreo errante: il soffitto allora crolla, ma il Golem lo sostiene, salvando così la vita del sovrano. Come gesto di gratitudine, l'imperatore revoca l'editto di espulsione. In seguito, il famulo di Löw, geloso perché la figlia del rabbino ama il giovane Junker imperiale Florian, dirige contro quest'ultimo il Golem, che lo uccide e incendia il ghetto. Mentre il rabbino Löw per mezzo di una formula magica scongiura il fuoco, davanti alla porta del ghetto una bambina strappa per gioco l'amuleto prodigioso dal petto del Golem, che torna così allo stato di argilla inerte.

Come era già accaduto in Russia, dopo la Prima guerra mondiale alcuni giovani scrittori, uomini di teatro e artisti tedeschi si volsero al cinema, campo nel quale sembrava possibile abolire la separazione fra arte d'élite e intrattenimento di massa, infrangere le tradizionali forme artistiche e dare vita a nuove sintesi. Di conseguenza, molti film tedeschi degli anni Venti, sulle orme di una tradizione proveniente dal Romanticismo, si rifecero a fonti anonime popolari, leggende, antiche cronache, Volksbücher ('libri di storie' del 15° e 16° secolo, elevati a dignità di genere letterario in clima romantico). Der Golem, wie er in die Welt kam rientra appieno in questo clima culturale.

Il film nacque in realtà da due diverse spinte creative, quella di un attore e quella di un architetto-scenografo che, passando per il teatro di Max Reinhardt, avevano trovato la loro strada nel cinema, entrambi con un genuino, spiccato senso per le sue peculiarità. Ciò che l'attore Paul Wegener esige dagli interpreti cinematografici non è gesticolazione, bensì "trasparenza". "Il vero poeta del film dev'essere la cinepresa… E come obiettivo ultimo ho in mente una sorta di lirismo cinetico, davanti al quale in definitiva si rinuncia all'immagine oggettiva in quanto tale". Già nel 1913, in Der Student von Prag ‒ Ein romantisches Drama (Lo studente di Praga, diretto da Stellan Rye in stretta collaborazione con Wegener), l'attore aveva evocato Praga e il suo ghetto. Nel 1914 (lo stesso anno in cui apparve anche il romanzo fantastico omonimo di Gustav Meyrink) Wegener aveva scritto un primo film sul Golem, affidato alla regia di Henrik Galeen e ambientato nel presente su richiesta del produttore; poi, nel corso della Prima guerra mondiale, aveva diretto due altri film ispirati a leggende, Rübezahls Hochzeit (1916) e Der Rattenfänger von Hameln (1918). L'architetto Hans Poelzig, un pioniere dell'architettura industriale prima del 1914, da parte sua si batteva contro il rigore formale anticheggiante: "Tutta l'arte tedesca è più o meno barocca, circonvoluta, bizzarra, antilineare, antiaccademica". Le sue scenografie per lo spettacolo di Max Reinhardt Das grosse Schauspielhaus ebbero a loro volta una forte accentuazione drammatico-espressiva. Wegener e Poelzig si incontrarono nella loro dichiarata predilezione per le componenti orientali, slave, irrazionali della cultura tedesca. In Der Golem, wie er in die Welt kam essi misero a confronto il mondo irrigidito della corte cristiana con la viva spiritualità del ghetto. Ma non si tratta affatto di un film storico. Wegener: "Non è Praga ciò che il mio amico, l'architetto Poelzig, ha costruito. È una citta-poesia, un sogno, una parafrasi architettonica intorno al tema del Golem. Questi vicoli e queste piazze non devono rievocare nulla di reale; sono destinati a creare l'atmosfera in cui il Golem respira". Sono la concezione drammaturgica e architettonica a definire la realizzazione del film; in questo processo, il co-regista Carl Boese non è che un esecutore, la cui attenzione si appunta principalmente sugli effetti speciali (ad esempio la proiezione della storia degli ebrei a opera del rabbino Löw).

Grande fu il successo di pubblico e di critica. Quest'ultima elogiò la recitazione degli interpreti perfettamente calibrata al medium filmico, le scenografie fiabesche, la suggestiva fotografia e i brillanti effetti speciali. Insieme a Der müde Tod (Destino o Il signore delle tenebre, 1921) di Fritz Lang e a Madame Dubarry (1919) e Anna Boleyn (Anna Bolena, 1920) di Ernst Lubitsch, Der Golem entra nel novero dei primi film tedeschi a essere esportati dopo la guerra, portando a Berlino dollari preziosi. In una sala 'Criterion' di New York il film rimase in cartellone per dieci mesi di seguito. Con Lebende Buddhas (Il fantasma di Budda, 1924), prodotto in proprio, Wegener tentò di proseguire assieme a Poelzig sulla linea del Golem, ma gli esiti furono disastrosi sia dal punto di vista artistico che finanziario. In seguito Wegener si segnalò unicamente come attore e Poelzig realizzò le scenografie di un solo film, Zur Chronik von Grieshuus (L'erede dei Grishus, 1925) di Arthur von Gerlach. Nelle storie del cinema, quando si parla della cinematografia tedesca, Der Golem viene immancabilmente designato come l'anello di congiunzione fra il cinema dei primordi, 'prima di Caligari', e quello al suo apogeo nel dopoguerra. Nel 1991 la Cineteca del Comune di Bologna, in collaborazione con il Münchner Filmmuseum e la Cineteca Italiana di Milano, ha intrapreso la ricostruzione del film con le didascalie originali (reperite a Mosca) e i colori giunti fino a noi attraverso la copia milanese: verde, blu, rosso, arancione e giallo.

Interpreti e personaggi: Paul Wegener (Golem), Albert Steinrück (rabbino Löw), Lyda Salmonova (Miriam, figlia del rabbino), Ernst Deutsch (assistente del rabbino), Hanns Sturm (rabbino Jehuda), Otto Gebühr (imperatore Luhois), Lothar Müthel (Florian), Loni Nest (bambina), Max Kronert, Dore Paetzold, Greta Schrödter, Fritz Field, Carl Ebert.

Bibliografia

H. Richter, Der Golem, in Das Kinejahrbuch, 3° vol., Berlin-Wilmersdorf 1921.

S. Kracauer, From Caligari to Hitler, Princeton (NJ) 1947 (trad. it. Milano 1954).

L. Eisner, L'écran démoniaque, Paris 1952 (trad. it. Roma 1955).

Paul Wegener. Sein Leben und seine Rollen, a cura di K. Möller, Hamburg 1954.

R. Combs, Der Golem, wie er in die Welt kam, in "Monthly film bulletin", n. 546, July 1979.

E. Ledig, Paul Wegeners Golem‒Filme im Kontext fantastischer Literatur, München 1989.

K. Thompson, 'Im Anfgang war…': alcuni nessi tra i film fantastici tedeschi degli anni dieci e degli anni venti, in Prima di Caligari. Cinema tedesco (1895-1920), a cura di P. Cherchi Usai, Pordenone 1990.

Sceneggiatura: in Masterworks of the German Cinema, London 1973.

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