DEMETRIO di Scepsi

Enciclopedia Italiana (1931)

DEMETRIO di Scepsi (nella Troade)

Vittorio De Falco

Nacque da nobile e ricca famiglia, probabilmente intorno al 214 a. C. Secondo Strabone (XIII, 609) fu contemporaneo di Cratete e di Aristarco (217-145). Scrisse, per quanto sappiamo, una sola opera, intitolata Τρωικὸς διάκοσμος (Ordine di battaglia troiano) in 30 libri. In apparenza semplice commentario al Catalogo omerico dell'esercito troiano, la dottissima opera si estendeva ai campi più diversi, storia civile e letteraria, geografia, miti, saghe. D. provò vivissimo il sentimento di patriottismo locale, che lo indusse perfino a falsare la verità. L'opera fu molto letta fino al sec. II d. C.; certo, Ateneo, o la sua fonte, la conobbe; in seguito andò perduta. Di essa molto si valsero Apollodoro (nato verso il 180), nel suo commentario (Περὶ νεῶν), Strabone, Alessandro Poliistore, Teone grammatico, ecc. Si è tentato anche di determinare con precisione quali passi di Strabone derivino da D., ma i risultati di tali indagini non possono ritenersi definitivi.

D. si propose d'individuare il luogo in cui era avvenuta la guerra di Troia. E mentre era opinione comune che l'Ilio omerica fosse da identificare col Νέον "Ολιον del periodo alessandrino (Hissarlik), egli la pose lontana 30 stadî da essa (Κώμη 'Ιλιέων). Oggi, dopo gli scavi dello Schliemann, la questione è stata risolta non favorevolmente a D. Egli fu anche critico erudito e acuto della storia letteraria. Si esercitò nella critica testuale con indipendenza di giudizio; sembra oggi dimostrato che, per es., considerò spurie la Teogonia e le altre opere esiodee, meno solo le Opere e i Giorni, delle quali probabilmente ritenne non genuino il proemio.

Combatté Aristarco e Neante di Cizico; e fu piuttosto vicino alla scuola di Pergamo e a Cratete. Però seppe discostarsi anche da quest'ultimo (fr. 68; cfr. Strab., IX, 438). Da identificare col nostro è, con molta probabilità, il D. da Ilio, citato da Eustazio.

Bibl.: A. Kallmann, Pausanias der Perieget, Berlino 1886, p. 156 segg.; F. Susemihl, Gesch. der gr. Lit. in d. Alexandrinerzeit, I, Lipsia 1891, p. 681 segg.; Schwartz, in Pauly-Wissowa, Real-Encycl., IV, col. 2807 segg.; Christ-Stählin-Schmid, Gesch. d. griech. Litt., II, 6ª ed., Monaco 1920, p. 245. I frammenti di D. si trovano raccolti nell'ottima dissertazione del Gaede, Demetrii Scepsii quae supersunt, Greifswald 1880.

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