Delfi

Dizionario di Storia (2010)

Delfi


Località della regione greca della Focide (fino a Omero nota col nome di Pito), sul fianco meridionale del Parnaso, famosa per l’oracolo e il santuario. Tra i più noti dell’antichità, il santuario è inserito nel grandioso paesaggio delle rupi Fedriadi, tra le quali sgorga la fonte sacra Castalia. Fin dal Neolitico legato al culto di Gea-Temi, lo fu in seguito a quello di Posidone; divenne poi sede sovrana del culto di Apollo, il cui oracolo ebbe per tutta la classicità un’enorme importanza religiosa e politica. L’oracolo era esercitato secondo le regole della mantica per ispirazione diretta. Mediatrice di questa era la Pizia, che, posseduta dal dio, manifestava la fenomenologia tipica della medianità: sedutasi sul tripode, posto sulla voragine, e dopo aver bevuto dell’acqua sacra, tenendo in bocca una foglia di lauro e nella mano un ramoscello, entrava in estasi; i suoni e i movimenti di lei erano interpretati dai sacerdoti che redigevano l’oracolo secondo certe tabelle d’interpretazione, dapprima in versi poi anche in prosa. La consultazione in origine avveniva forse una sola volta all’anno, poi una volta al mese. La risposta era data per iscritto, e se consultante era una città, era suggellata negli archivi cittadini. Oltre che alle domande di privati, l’oracolo doveva rispondere anche a questioni riguardanti la vita pubblica; e così si creò una politica delfica, che fu moderatrice degli eccessi delle forme democratiche e di quelle tiranniche. Specialmente in età arcaica l’oracolo esercitò influenza sulla colonizzazione; l’Apollo delfico è archegeta di gran parte delle colonie greche. L’amministrazione del santuario fin dal sec. 8° a.C. fu in mano all’anfizionia pilaico-delfica che, fondata alle Termopili, passò a D. per la fama del santuario. Il trasferimento dell’anfizionia provocò la prima guerra sacra contro Crisa, finita con la distruzione di questa nel 590-589. Da allora si celebrarono ogni 4 anni (dal 586) le feste Pizie con gare musicali, ginniche ed equestri. Il santuario, allora sotto l’influenza tessalica, riceveva offerte da greci e barbari. Sparta, vinta la seconda guerra sacra (448), portò nella sua orbita D. e l’oracolo, che perse così il suo carattere panellenico. Con la terza guerra sacra (356-346), fu l’intervento della Macedonia a esautorare definitivamente l’oracolo, che fu sempre più filomacedone. L’egemonia etolica del 3° sec. ebbe un carattere sempre più restrittivo e con i romani le cose peggiorarono ancora: nell’83 a.C. il tempio subì un incendio, poi fu saccheggiato da Silla; la restaurazione augustea dell’anfizionia e la liberalità di Nerone non fecero che metterne in evidenza l’interna assenza di vitalità. Nel 2° sec. d.C., al tempo di Pausania, il santuario funzionava ancora; nel 395 Teodosio ne ordinò la chiusura.

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