DEL FANTE, Cosimo Damiano

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 36 (1988)

DEL FANTE, Cosimo Damiano

Nidia Danelon Vasoli

Nacque a Livorno il 27 sett. 1781 da Gioacchino e da Uliva Buieri (atto di nascita in A. Del Fante, p. 632). I genitori, di umili origini, prestavano servizio come cuoco e governante presso Giuseppe Costantini, nella cui casa appunto il D. era nato. Questi prese a cuore le sorti del fanciullo e, desiderando che gli fosse impartita una buona istruzione, lo fece studiare presso i padri barnabiti.

I biografi ottocenteschi del D., fondandosi in gran parte su notizie orali, narrano come sin da fanciullo rivelasse carattere fiero e generoso; e citano, a prova del precoce coraggio, l'aiuto da lui recato nel corso dell'incendio e dell'esplosione del vascello francese "Scipion" nel porto di Livorno. Riferiscono inoltre che, appena diciassettenne, nel '98, avrebbe sostenuto un duello con un militare delle truppe repubblicane francesi che allora occupavano la città. Ma non parlano, invece, di suoi particolari interessi politici. È probabile però che, come molti altri giovani della sua generazione, anche il D. non fosse insensibile ai grandi eventi politici e militari del tempo ed alle opportunità che si offrivano a uomini di umili origini, desiderosi di affermarsi, soprattutto attraverso la carriera militare, ormai aperta sino ai più alti gradi indipendentemente dallo stato sociale.

Dopo la vittoria napoleonica di Marengo, la rinnovata Repubblica Italiana aveva iniziato a costituire il proprio esercito secondo i criteri ormai invalsi negli eserciti rivoluzionari francesi, che ne facevano una straordinaria occasione di promozione sociale. Anche il D. scelse questa strada: secondo quanto scrisse il Guerrazzi, fondandosi su una testimonianza del padre del D., nell'ottobre 1803 questi si sarebbe arruolato a Reggio Emilia nell'esercito repubblicano italiano. La carriera iniziale fu rapidissima: secondo una patente rilasciata dalla Repubblica Italiana, citata dal Guerrazzi, dopo solo tre giorni sarebbe divenuto caporale, dopo otto sergente e dopo ventuno sottotenente. Certo è, in ogni caso, che il 12 dic. 1803 il D. fu nominato sottotenente nella II brigata di linea (Arch. di Stato di Milano, Ministero della Guerra, Matricole, reg. 25, Manuale ufficiali della Guardia Reale, n. 1, Sottotenenti in secondo). Per il suo comportamento e le capacità militari, pochi mesi dopo, l'11 apr. 1804, su proposta del colonnello Teodoro Lechi, allora comandante della fanteria della Guardia del presidente della Repubblica Italiana, e del colonnello P. L. Viani, comandante la guardia stessa, fu scelto tra gli ufficiali destinati a far parte di quel corpo. Divenne così sottotenente del battaglione dei granatieri della Guardia, allora di stanza a Parigi (ibid., reg. 25, cit.; Personale, cartella 1504, fasc. Del Fante Cosimo). Poco prima di recarsi a Parigi, il D. aveva avuto anche l'incarico di provvedere al reclutamento dei giovani nei dipartimenti dell'Olona, del Lario e del Serio.

Dopo la trasformazione della Repubblica Italiana in Regno d'Italia, durante la guerra della terza coalizione (1805), egli combatté in Baviera come sottotenente della Guardia reale italiana, e fu presente alla resa di Ulm. Partecipò quindi alla campagna d'Austria ed a quella di Moravia, culminata con la battaglia di Austerlitz. Il 27 marzo 1806 fu promosso tenente in seconda, sempre nella Guardia reale (ibid., Matricole, reg. 25, cit.). L'anno successivo, dopo la ripresa delle ostilità e la guerra con la Prussia, il conflitto si estese con l'intervento antifrancese della Svezia; nei primi mesi del 1807, il D. si trovò a combattere nella Pomerania svedese e partecipò all'assedio di Stralsund, sotto il comando del generale Domenico Pino. Per la sua condotta e il valore dimostrato, il 26 maggio fu nominato aiutante di campo dello stesso Pino, che rivestiva allora la carica di primo capitano della Guardia reale (ibid., Manuale ufficiali della Guardia Reale, n. 2, Reggimento fanteria, Tenenti in secondo). Al ritorno in Italia, su rapporto del Pino, il 9 apr. 1808 venne promosso capitano (ibid., cartella 1504, cit.), restando sempre suo aiutante di campo.

Nell'autunno dello stesso anno la divisione Pino era inviata in Spagna, con il compito di cooperare a sbloccare la piazza di Barcellona, investita da diversi corpi spagnoli; durante la campagna in Catalogna il D. ottenne le insegne di cavaliere dell'Ordine della Corona di ferro (ibid., Registri dei militari proposti per l'Ordine della Corona di ferro, regg. 127 e 128; e Bibl. Labronica di Livorno, Raccolta di autografi).

La marcia della divisione fu continuamente ostacolata dai soldati e dai guerriglieri spagnoli, e le truppe furono più volte impegnate in duri scontri. Gli scrittori di storia militare, da Camillo Vacani a Cesare De Laugier e a Felice Turotti, citano ripetutamente il nome del D. tra quelli di coloro che si distinsero negli aspri combattimenti in Catalogna e sottolineano il suo coraggio e la sua decisione. In effetti, nel rapporto che il generale Pino inviò al generale francese L. Gouvion - Saint-Cyr, il 18 dic. 1808, dopo la battaglia di Trentapassos, è scritto che il D. aveva meritato i più grandi elogi per essersi particolarmente segnalato in una situazione così difficile. Ma il comportamento audace del giovane ufficiale si rivelò anche negli scontri intorno a Molins de Rey e di Valls e nei fatti d'arme legati alla conquista di Gerona. Il D. viene poi ricordato come uno dei protagonisti dell'azione svoltasi sulle alture dei monti Ramanná che permise di far prigioniero il corpo spagnolo comandato dal colonnello Marshall. Come tutti i combattenti che avevano partecipato all'espugnazione della città catalana e del suo forte, anche il D. ottenne il titolo trasmissibile di nobile dell'Impero.

Le doti militari dimostrate dal D. durante la campagna di Spagna sono confermate dalla proposta del gen. Pino al ministero della Guerra (27 maggio 1811), affinché i suoi aiutanti di campo e, in particolare, il "capitano Del Fante il quale si è giustamente meritato un avanzamento per i suoi distinti servizi resi all'armata di Catalogna", fossero compresi nelle eventuali promozioni da concedere in occasione del battesimo del re di Roma (Arch. di Stato di Milano, Ministero della Guerra, cartella 1504, cit.). La promozione fu concessa il 15 settembre con la nomina a capo battaglione del reggimento dei coscritti della Guardia reale (Livorno, Biblioteca Labronica, Raccolta di autografi); e il D. ebbe anche la croce di cavaliere della Legione d'onore.

Alla fine di febbraio del 1812, la Guardia reale, e poco dopo la divisione Pino ed altri contingenti italiani, partirono da Milano con l'ordine di riunirsi nella Slesia prussiana, dove assunsero il nome di IV corpo della Grande Armée, agli ordini del vicerè: Eugenio de Beauharnais. Con il proclama di Napoleone del 22 giugno 1812 ebbe inizio la campagna di Russia e cominciò anche la lunga marcia delle truppe italiane verso Mosca. Il D. fu in un primo tempo nella divisione della Guardia reale, poi - secondo quanto scrive il De Laugier - nel luglio passò a far parte dello stato maggiore del vicerè. Ebbe modo di segnalarsi particolarmente durante la grande battaglia di Borodino o della Moscova, guidando il IX e il XXXV battaglione. Fece prigioniero il generale russo Likaczev e fu tra i primi a entrare nel "grande ridotto". Per il suo valore fu promosso sul campo al grado di aiutante comandante.

Dopo l'occupazione di Mosca, nella successiva. tragica ritirata, il D. combattè ancora alla battaglia di Malojaroslavec ed ebbe poi parte preminente nel passaggio del fiume Vop, quando, con un piccolo gruppo di volontari, aprì la strada all'armata d'Italia che rischiava di essere circondata da forze russe preponderanti. Poco dopo, il 16 nov. 1812 nella battaglia di Krasnoe, sempre al comando di un esiguo reparto di volontari, riuscì a sfondare l'accerchiamento delle truppe del generale M. A. Miloradovič. Ferito gravemente per due volte in combattimento, fu infine ucciso da un colpo di cannone. Proprio in considerazione del suo eroismo, l'anno seguente fu assegnata alla sua famiglia una pensione privilegiata (Arch. di Stato di Milano, Ministero della Guerra, cartella 1504, cit.).

Il ricordo del D. rimase a lungo vivo nei superstiti delle campagne napoleoniche; e, soprattutto, in Toscana e particolarmente a Livorno, la figura dell'ufficiale dell'armata d'Italia assunse il valore di un simbolo non solo delle rinnovate virtù militari italiane, ma addirittura di opposizione ai regimi della Restaurazione. Il suo compagno d'armi Cesare De Laugier, nelle sue varie narrazioni storiche sulle campagne degli eserciti napoleonici italiani e nel dramma storico C. D. o Nove anni della vita di un livornese (Livorno 1840), più volte rappresentato, ne esaltò il valore, l'abnegazione nei confronti dei propri soldati, presentandolo come la figura ideale del nuovo combattente italiano. Ma già prima l'orazione commemorativa del D. letta da Francesco Domenico Guerrazzi all'Accademia Labronica di Livorno, il 19 giugno 1830, suscitò viva emozione negli ambienti liberali e provocò la reazione del governo granducale che condannò il Guerrazzi a sei mesi di confino a Montepulciano. L'orazione fu, però, pubblicata da G. Mazzini nel primo fascicolo della Giovine Italia ed anche separatamente, a Marsiglia nel '32, con una propria prefazione.

Più tardi il nome del D. fu assunto da un battaglione di volontari livornesi, durante gli ultimi tempi del triumvirato guerrazziano (1849). Dopo la formazione dello Stato unitario, Cesare De Laugier sollecitava affinché la città di Livorno commemorasse degnamente il compagno d'armi (Livorno, Biblioteca Labronica, lettere di C. De Laugier in Manoscritti autografi di illustri Italiani, fondo Enrico Chiellini); e il 9 marzo del '66, Enrico Chiellini, maggiore della guardia nazionale di Livorno, indisse una sottoscrizione per approntare una lapide commemorativa del D. da porsi nella casa natale. La lapide, scritta da Ugo Chiellini, venne affissa il 22 aprile dello stesso anno, con una solenne cerimonia. Nell'occasione fu anche nuovamente rappresentato il dramma del De Laugier, mentre restò solo allo stato di progetto il monumento che si voleva innalzare alla memoria del D. e che avrebbe dovuto recare una epigrafe, scritta, già diversi anni prima, da Pietro Contrucci (A. Del Fante, p. 681).

Fonti e Bibl.: Ph.-P. De Segur, Histoire de Napoléon et de la Grande-Armée, II, Paris-Bruxelles 1825, p. 198 (trad. it., Storia di Napoleone e della Grande Armata, II, Milano 1950, p. 387); C. De Laugier, Gl'Italiani in Russia. Memorie di un uffiziale italiano per servire alla storia della Russia, della Polonia e dell'Italia nel 1812, Italia [Firenze] 1827, III, pp. 89, 105, 151; IV, pp. 64, 132 (in edizione ridotta, C. De Laugier-G. Bedeschi, Gli Italiani in Russia 1812, 1941-1943, Milano 1980, pp. 72, 131, 146); C. Vacani, Storia delle campagne e degli assedi degl'Italiani in Spagna dal MDCCCVIII al MDCCCXIII, III, Firenze 1827, p. 294; C. De Laugier, Fasti e vicende degl'Italiani dal 1801 al 1815 o Mem. di un uffiziale ital. per servire alla storia milit. ital., VI, Firenze 1833, pp. 95, 97, 184, 186; XI, ibid. 1836, pp. 202 s., 256, 369 s.; F. D. Guerrazzi, Orazione di C. D. D. soldato italiano, Marsiglia 1832; Id., in Orazioni funebri di illustri Italiani, Firenze 1848, pp. 45-78; G. Lombroso, Biografie dei primari generali ed ufficiali la maggior parte italiani che si distinsero nelle guerre napoleoniche in ogni angolo d'Europa, Milano 1843, pp. 159, 170, 206, 446 ss.; A. Zanoli, Sulla milizia cisalpino-italiana. Cenni storico-statistici dal 1796 al 1814, Milano 1845, I, pp. 217, 260; II, pp. 64, 70, 196, 202 s., 325, 387; F. Turotti, Storia dell'armi italiane dal 1796 al 1814, II, Milano 1856, pp. 149, 286, 545, 638; III, ibid. 1858, pp. 602 s., 658, 662, 724; [C. De Laugier], Cenni storici-biografici. C. D. D. generale dell'antico Regno d'Italia, Firenze 1866; U. Chiellini, Parole di elogio a C. D., Livorno 1866; P. Ferrigni, Discorso per la inaugurazione della lapide commemorativa del generale C. D., Livorno 1866; F. Pera, Ricordi e biografie livornesi, Livorno 1867, pp. 359-66; Id., Nuove curiosità livornesi, Firenze 1899, pp. 395 s.; A. Del Fante, Per il centenario di C. D. D. 1781-1812, in Il Risorgimento italiano, V (1912), pp. 630-90 (in estratto, Ricorrendo il centenario del generale napoleonico C. nobile D. cav. della Corona Ferrea e della Legion d'Onore 1781-1812, Milano-Torino-Roma 1912); G. Cappello, Gli Italiani in Russia nel 1812, in Memorie storiche militari, IV (1912), settembre, ad Indicem; A. Comandini, Gli Italiani in Russia, Milano 1913, pp. 42, 56 ss.; G. Cappello, La Grande Armata. Campagna di Russia del 1812-13, Milano 1914, pp. 52 s., 95, 110 s.; N. Giorgetti, Le armi toscane e le occupazioni straniere in Toscana (1536-1860), II, Città di Castello 1916, p. 448; F. Pisani, Con Napoleone nella campagna di Russia, Milano 1942, pp. 45, 68, 218, 237; P. Pieri, Storia militare del Risorgimento, Torino 1962, pp. 8, 10; N. Danelon Vasoli, Cesare De Laugier e la figura dell'eroe militare italiano tra l'età napoleonica e la prima Guerra d'Indipendenza, in Mythes et figures de l'héroïsme militaire dans l'Italie du Risorgimento, Caen 1984, pp. 41 ss.; Dizionario del Risorgimento nazionale, sub voce; Enciclopedia militare, III, p. 416.

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