TAVOULARIS, Dean

Enciclopedia del Cinema (2004)

Tavoularis, Dean

Alessandro Cappabianca

Scenografo cinematografico statunitense, nato nel 1932 a Lowell (Massachusetts). La sua storia creativa è strettamente legata, nei successi e nei fallimenti, a quella di Francis Ford Coppola, con il quale ha condiviso i trionfi delle tre parti di The godfather (1972-1990), ma anche l'affascinante avventura di Apocalypse now (1979) e l'insuccesso commerciale di One from the heart (1982; Un sogno lungo un giorno). Nel 1975, ha ottenuto il premio Oscar per le scenografie di The godfather, part II (Il padrino ‒ Parte II), condiviso con Angelo P. Graham, e George R. Nelson.

Dopo aver studiato architettura all'Otis Art Institute di Los Angeles, lavorò negli studi d'animazione della Walt Disney Productions, acquisendovi quella particolare sensibilità per il lato non naturalistico delle immagini che gli permise, più tardi, di sentirsi a suo agio negli esperimenti di contaminazione tra set costruiti e set elettronici (per es., in One from the heart). Come art director, nel 1965 fu assistente in Inside Daisy Clover (Lo strano mondo di Daisy Clover) e in Ship of fools (La nave dei folli) di Stanley Kramer; divenne titolare con Bonnie and Clyde (1967; Gangster story) di Arthur Penn, storia di una romantica coppia di fuorilegge, in cui l'era della Grande depressione assume toni favolosi, tra ambienti e costumi in rosa e oro, di fascino glamour. Promosso production designer, T. ebbe l'occasione di lavorare con Michelangelo Antonioni in Zabriskie Point (1970). Qui mise probabilmente a frutto le sue esperienze nel disegno animato per la grande esplosione finale al rallentatore, ma risulta memorabile, in tutto il film, la rivelazione di un paesaggio segnato dall'iconografia pubblicitaria pop, tra insegne, cartelloni e manichini giganteschi.

Dopo un'altra collaborazione con Penn per il western Little big man (1970; Piccolo grande uomo), avvenne l'incontro con Coppola, in occasione di The godfather. Per questa vera e propria saga T. condusse, d'accordo con il regista, un'approfondita ricerca su materiali e documenti relativi allo sviluppo storico dell'emigrazione italiana negli Stati Uniti; una ricerca che presenta gli esiti più felici nelle scene che mostrano l'arrivo degli emigranti agli inizi del Novecento, nonché la ricostruzione delle feste religiose popolari trapiantate nel nuovo ambiente di New York. Tra le prime due parti della saga collaborò a The conversation (1974; La conversazione), ancora di Coppola, e poi a Farewell, my lovely (1975; Marlowe, il poliziotto privato) di Dick Richards, in cui T. si impegnò a riprodurre a colori le vecchie scenografie dei noir classici degli anni Quaranta (come avrebbe fatto più tardi per Hammett, 1982, Hammett ‒ Indagine a Chinatown, di Wim Wenders, prodotto da Coppola).

Successivamente, T. fu coinvolto nella travagliata lavorazione di Apocalypse now, onerosissima anche sul piano produttivo, le cui riprese nelle Filippine durarono un anno e mezzo, sottoponendo tutto il cast a pesanti disagi psicologici. Ciò non impedì al regista di imbarcarsi in progetti ancora più megalomani, come One from the heart, dove T. fu incaricato di ricostruire in studio intere zone di Las Vegas, e il lavoro di post-produzione consistette in un continuo sovrapporsi di immagini e trucchi elettronici. L'esito commercialmente fallimentare del film costrinse Coppola a ridimensionare le sue ambizioni, ma T. ha continuato a lavorare per lui, prima in due 'piccoli' film ambientati in un modesto milieu di periferia urbana, come The outsiders (I ragazzi della 56a strada) e Rumble fish (Rusty il selvaggio), ambedue del 1983, poi in Peggy Sue got married (1986; Peggy Sue si è sposata), dove l'improvviso salto indietro nel tempo della protagonista gli ha dato quindi modo di ideare una bella ambientazione anni Cinquanta; quindi in Gardens of stone (1987; Giardini di pietra), in Tucker: the man and his dream (1988; Tucker ‒ Un uomo e il suo sogno), dove ha approntato scene molto eleganti d'ambiente industriale anni Quaranta, nell'episodio Life without Zoe (1989; La vita senza Zoe) del film collettivo New York stories, in The godfather, part III (1990; Il padrino ‒ Parte III), dove il suo apporto ha spaziato tra i monumenti vaticani e una Sicilia di maniera, sino alla grande scena finale al Teatro Massimo di Palermo, e infine in Jack (1996). Prestò la sua competenza anche al figlio di Coppola, Roman, per il suo primo film, CQ (2001). Tra gli altri film cui ha collaborato al di fuori del clan Coppola vanno ricordati almeno Final analysis (1992; Analisi finale) di Phil Joanou, Rising sun (1993; Sol levante) di Philip Kaufman, Bulworth (1998; Bulworth ‒ Il senatore) di Warren Beatty e The ninth gate (1999; La nona porta) di Roman Polanski, dove l'ambientazione moderna è percorsa da suggestioni esoteriche e continue aperture al fantastico.

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