Lajòlo, Davide

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Scrittore e uomo politico italiano (Vinchio 1912 - Milano 1984). La cifra della sua scrittura è  un autobiografismo che attraverso la rievocazione di personali accadimenti mira a far luce sulle difficoltà politiche e morali di un'intera generazione: anche l'esperienza della Resistenza divenne oggetto di un libro-testimonianza, Classe 1912 (1945), che documenta anche la maturazione politica di L. nell'adesione al Partito comunista italiano. La sua attività narrativa  proseguì nell'ambito del neorealismo, mentre a una più privata dimensione memoriale è rivolta l'ultima produzione, ispirata soprattutto dall'amore per il paesaggio delle Langhe: I Mè. Racconto senza fine tra Langhe e Monferrato (1977) è da considerare tra le sue prove più riuscite. Vasta è anche la produzione saggistica, a cominciare dal libro più famoso, Il ''vizio assurdo'' (1960), biografia dell'amico C. Pavese.

Vita

Durante la Resistenza diresse il movimento partigiano piemontese, scelta civile e ideologica che raccontò poi in Il voltagabbana (1963). Nel dopoguerra lavorò all'Unità, in qualità di redattore-capo (1945), poi a Milano come direttore dell'edizione per l'Italia settentrionale (1946-58). Nel 1958, e poi nelle due successive legislature, venne eletto deputato nelle liste del PCI (a questa esperienza si riferisce il diario Ventiquattro anni. Storia spregiudicata di un uomo fortunato, 1981).

Opere

L. ha sempre svolto una notevole attività letteraria: si possono ricordare, tra le opere narrative, il già citato Classe 1912, Quaranta giorni, quaranta notti (1955) e Come e perché (1968), dieci racconti esemplari, alcuni condotti in prima, altri in terza persona, del modo di vivere e pensare di un irripetibile mondo contadino. Del 1977 sono Vedere l'erba dalla parte delle radiciI Mè. Racconto senza fine tra Langhe e Monferrato, raccolta di ventidue pezzi, ricordi e descrizioni autobiografiche, in cui il ricorso saltuario al dialetto indica una più intensa ricognizione di un'originaria cultura contadina. A un ambito rigorosamente critico appartengono invece il già segnalato Il "vizio assurdo". Storia di Cesare Pavese, importante contributo esegetico sia per l'amicizia intercorsa tra L. e Pavese sia per la documentazione, anche inedita, che lo correda, e Cultura e politica in Pavese e Fenoglio (1971). Oltre a un secondo libro su Fenoglio (1978) e a Poesia come pane. Incontri e saggi (1973), sono da ricordare, per la saggistica politica, Di Vittorio. Il volto umano di un rivoluzionario (1972), I rossi (1974), resoconto degli incontri avuti dall'autore con alti dirigenti degli stati comunisti, e A conquistare la rossa primavera (1975).

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