CALANDRA, Davide

Dizionario Biografico degli Italiani - Volume 16 (1973)

CALANDRA, Davide

Rossana Bossaglia

Nacque a Torino il 21 ott. 1856 da Claudio e da Malvina Ferrero. Le tradizioni culturali della famiglia, con particolari interessi per l'arte, e il suo prestigio economico, politico e mondano gli consentirono, come al fratello maggiore Edoardo, di assecondare liberamente le personali disposizioni artistiche, anche se il precoce e facile successo, cui contribuiva il fascino di una natura singolarmente dotata, concorse a distoglierlo dall'approfondimento del discorso espressivo, da una maggiore attenzione alle scelte culturali, e a incoraggiarlo nella ricerca dell'effetto.

Scolaro di A. Balzico e di O. Tabacchi all'Accademia Albertina di Torino, il C., pur essendosi arruolato nel 1875 nel Savoia Cavalleria, continuò ad operare come scultore e a seguire il padre e il fratello nelle predilette ricerche archeologiche. Nel 1880 si presentò per la prima volta a una pubblica esposizione, a Torino, con il bozzetto in gesso Le veglie di Penelope, subito ben accolto: da questo momento la sua carriera artistica si sviluppò con sempre maggiori fortune e pubblici riconoscimenti; pochissime e rare furono le riserve mossegli dalla critica, pur se egli non riuscì a strappare la palma di maggiore scultore italiano vivente all'amico e all'incirca coetaneo Leonardo Bisolfi.

Le prime opere (per lo più bozzetti in gesso o terracotta) furono improntate a un verismo mondano, di tipo scapigliato, il cui carattere è denunciato dagli stessi titoli: dal verghiano Tigre reale (marmo, esposto con successo a Monaco nel 1883; già Torino, propr. Chiesa) a quel Fior di chiostro celebrato con un sonetto da E. De Amicis (1884; il marmo fu acquistato da Umberto I; numerose repliche in materiali diversi furono accolte anche in collez. straniere). Ma presto il C. passò a un verismo pittoresco su temi campestri e rustici - qualche volta storici - che non modificava in sostanza il bozzettismo della maniera precedente (Ilcacciatore di frodo, 1886, bronzo, Torino, propr. Cravero e varie repliche; l'Aratro, 1888, bronzo, Roma, Galleria naz. d'arte moderna); esso venne infine accantonato - con vicenda all'incirca analoga a quella del Bistolfi - per un simbolismo di più alte ambizioni, cui sembrava offrire argomento la grande scultura celebrativa.

Nel 1885 il C. aveva partecipato ai concorsi per il monumento al Foscolo a Firenze e a Garibaldi a Milano, risultando tra gli artisti premiati. Nel 1889 vinse quello per il Monumento a Garibaldi a Parma (realizzato in bronzo nel 1893); nel 1892 quello per il Monumento al principe Amedeo d'Aosta, battendo di stretta misura, dopo una prova di spareggio, il Bistolfi (realizzato nel 1902 a Torino nel parco del Valentino; un Vittorio Emanuele II, frammento del bozzetto, in bronzo, è conservato nella Gall. Sabauda di Torino); nel 1906 quello per il Monumento a Zanardelli a Brescia, in bronzo e marmo, inaugurato con grande risonanza nel 1909; e nel 1907, insieme con E. Rubino, il concorso per il Monumento al generale Mitre a Buenos Aires, realizzato nel 1910. Nel 1908 gli fu commissionato il rilievo bronzeo con l'Apoteosi di casa Savoia, destinato alla nuova aula del Parlamento a Roma, che fu ultimato nel 1912 ed esposto in quell'anno alla Internazionale diAmsterdam. Diede i modelli delle monete da lire 2 e da lire 1, emesse nell'esercizio finanziario 1913-14 (riprodotti in bronzo, sono conservati presso la Zecca di Roma). Nel 194 ebbe l'incarico per il Monumento a Umberto I nella villa Borghese a Roma: la posa della prima pietra avvenne in quell'anno stesso, ma il monumento (in bronzo e porfido) fu terminato dal Rubino dopo la morte del C. e fa inaugurato soltanto nel 1926.

Nel frattempo il C., oltre a eseguire un altro ragguardevole numero di opere, specie ritratti e monumenti funebri e l'estrosa statua equestre Il Conquistatore, che può considerarsi il suo capolavoro (il bozzetto fu esposto alla Biennale di Venezia del 1903; la statua in bronzo, del 1904, si trova nel giardino della Gall. d'arte moderna di Torino), entrava a far parte di varie commissioni di concorsi e comitati ordinatori di mostre in Italia e all'estero (nel 1884 era già membro del comitato per l'esposizione di Torino, partecipando poi all'organizzazione di tutte le grandi mostre nella medesima città); ricopriva una fitta serie di cariche pubbliche (fin dal 1893, quando era stato nominato membro della Giunta superiore delle Belle Arti), ottenendo riconoscimenti ed onorificenze di vari paesi europei. Nel 1902 fu eletto consigliere comunale a Torino, primo nella lista del liberali "puri". Con L. Bistolfi fu tra i fondatori (1902) e direttori della rivista torinese L'arte decorativa moderna, che svolse una funzione importantissima nelle battaglie per l'"arte nuova"; e fu anche, eccezionalmente, architetto e decoratore, progettando, intorno al 1890, la propria casa a Torino, in corso Massimo d'Azeglio 40 (ora demolita), dove la morte lo colse l'8 sett. 1915.

Tanta feconda attività non è tuttavia impressa dai segni di una personalità altamente originale: nonostante egli dividesse le ragioni del giovani artisti impegnati a superare il naturalismo in nome di un simbolismo moderno, e dichiarasse di intendere il monumento in senso architettonico, con assoluta coerenza delle parti - programma non sempre rispettato nella prassi -, le sue opere, anche le più organiche e robuste (specie i bassorilievi che ornano alcuni dei grandi monumenti equestri), sono libere da angustie descrittive ma non sanno uscire da un accademismo retorico, qua e là sfiorato dalla poetica bistolfiana dell'atmosfera o aduggiato da esercizi alla Rodin. Talché egli si tiene ben dentro alla linea tradizionale della scultura celebrativa ottocentesca e il piglio innovatore dello stile è del tutto fittizio.

Elenco delle opere principali (non menzionate all'interno della voce): 1880: Busto di Umberto I (marmo; Torino, Circolo degli artisti); Testa di guerriero gallo (bronzo; Torino, Museo civico); 1881: Angelus Domini (bassorilievo in bronzo; acquistato da Umberto I); Il conte di Carmagnola (terracotta; acquistato da Umberto I); 1882: Aquila ed emblemi in bronzo sul Monumento dei caduti sul colle dell'Assietta; 1885: L'armonia (tomba Secchi, Mondovì, cimitero); 1809, (bronzetto; Milano, Galleria d'arte moderna); 1887: Monseigneur (bronzo; Torino, propr. Cravero); 1888: ritratto di C.Calandra (marmo; Torino, già palazzo Società acque potabili); 1890: cappella famiglia D'Angrogna (San Fiorano, Milano); 1891: Ifratelli Fenatrice (marmo; Costigliole d'Asti, municipio); 1892: Busto del maggiore Varino (marmo; Santo Stefano Belbo), Piemonte reale 1692 (bronzo, già propr. reggimento cavalleria Piemonte reale); 1893: Beato Cottolengo (statua in bronzo; Torino, chiesa del Corpus Domini); lapide a Cesare Vigna (bronzo; Viadana); Minerva (argento; Torino, propr. Soc. canottieri Cerea; varie repliche in bronzo);1896: Busto di Massimo d'Azeglio (bronzo; Azeglio Canavese); Dragone del Re (bronzo, acquistato da Umberto I; varie repliche); 1898: Busto di Carlo Alberto (marmo; Roma, palazzo di Montecitorio); 1900: lapide commemorativa per il bimillennio di Ivrea (Ivrea, ponte Isabella); 1902:lapide a C. Calandra (Levaldigi di Savigliano); 1903: Busto di Vittorio Emanuele III (bronzo; Torino, Opera pia S. Paolo; varie repliche); 1904: Il pensieroso (bronzo; Torino, Galleria d'arte moderna; varie repliche; esposto alla Biennale di Venezia del 1909); lapide a G. Emanuel (bronzo; Torino, teatro Carignano); 1905: Lady Godiva (bronzo; già propr. Balduino, Genova); Busto del senatore G. Bizzozzero (marmo; Torino, istituto di patologia dell'università); 1907: Madonna (marmo; chiesa del Sacro Cuore di Maria, Torino); Busto di E. Ferrero (bronzo; Torino, cimitero); 1908:lapide a G. Giacosa (bronzo; Colleretto Parella, Ivrea); L'impero della morte, tomba Geisser (bronzo; Torino, cimitero); 1909: tomba Casanova (bronzo; Torino, cimitero); 1911: tomba Casana (con l'arch. C. Ceppi; bronzo, Torino, cimitero); tomba Vicari (marmo; Torino, cimitero); 1912, Autoritratto (Firenze, Uffizi); 1913: Purosangue (bronzo; Torino, Galleria d'arte moderna; replica al Rijksmuseum di Amsterdam); Cerimonia funebre greca, tomba Cucullo (Buenos Aires, cimitero); 1914: Monumento al colonnello Pastorelli (bronzo; Briga Marittima, inaugurato nel 1923); Cristo e il figlio della vedova, tomba Molli (bronzo; Borgomanero, cimitero); 1915: Busto di Vittorio Emanuele III (bronzo; Roma, già palazzo di Montecitorio).

Fonti e Bibl.: Necrologi nella stampa quotidiana e in Fotografia artistica, settembre 1915, pp. 108-111 (E. Ferrettini); A. Ferrero, D. C., Milano 1893; G. Giacosa, Ilmonumento al principe Amedeo, in La lettura, II (1902), pp. 516-522; E. Thovez, D. C., in XV (1902), pp. 325-344; L. Callari, Storia dell'arte contemp. ital., Roma 1909, pp. 47, 97, 103, 104; G. G. Porro, L'arte ital. a Buenos Aires, in L'illustr. ital., 23 genn. 1910, pp. 81, 83; U. Ojetti, Ritratti d'artisti ital., Milano 1911, pp. XVI, 278 ss.; C. Ricci, D. C., Torino 1916; Esposizione postuma dello scultore D. C., Milano, galleria Pesaro, aprile 1926 (con elenco generale delle opere); M. Bernardi, L'Ottocento piemontese, Torino 1946, pp. 239-244; U. Thieme-F. Becker, Künstlerlexikon, V, p. 371; Encicl. Ital., VIII, pp. 316 s.

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