DANZA MACABRA

Enciclopedia Italiana (1931)

DANZA MACABRA

Ferdinando NERI

. Le più antiche attestazioni di questa voce ricorrono in Francia, tra il sec. XIV e il XV: la danse de Macabré (ricordata nei versi di Jean Le Fèvre, 1376) e la chorea Machabaeorum (di un documento della chiesa di Besançon, 1453) rivelano la stretta connessione ch'è fra questo termine, che subì le più varie e strane interpretazioni, e il nome dei martiri Maccabei, a cui era dedicata una celebrazione ecclesiastica dei defunti. Ancora nel sec. XVII, un testo di Antoine Oudin ci dimostra che si diceva in francese danse Macabée o più volgarmente Macabre. L'aggettivo macabre, senz'accento, ebbe corso sul principio del sec. XIX, al ritorno dei romantici verso le tradizioni e l'arte del Medioevo, per un'errata lettura delle edizioni del Quattrocento; e dalla lingua francese passò nell'italiana e in altre lingue per denotare ogni aspetto lugubre insieme e grottesco.

La danza macàbra veniva raffigurata nei luoghi sacri e nei cimiteri (intorno al 1424 fu dipinta quella degl'Innocenti a Parigi, ch'è la più antica e famosa, e che, alla fine di quel secolo, fu riprodotta per le stampe con rozzi disegni e versi non meno rozzi che ne spiegavano il significato morale): la Morte, effigiata come uno scheletro, o un cadavere scarnito, si presentava successivamente al papa, all'imperatore, e via via a tutti gli "stati del mondo", fino al borghese, al mercante, al contadino, per invitarli al suo ballo: e se avvertiamo che la serie si apriva di solito con un'immagine della Creazione dell'uomo e si chiudeva col Giudizio universale, è facile scorgervi la rappresentazione simbolica della fine di tutto il genere umano: rappresentazione analoga a quella del Trionfo della Morte nel Camposanto di Pisa (v. morte). Il tema della danza si diffuse specialmente, per mezzo delle arti figurative, nell'Europa centrale; una celebre serie di stampe del Holbein, che accompagnava "I simulacri della morte" (1ª ediz., Lione 1538) contribui all'interpretazione satirica di quelle scene ammonitrici, in cui ogni uomo vede interrotte le sue opere e i suoi piaceri dall'improvviso e inevitabile intervento della Morte, che lo schernisce nelle sue vane illusioni. Oltre alle numerose figurazioni plastiche, la danza ispirò alcune scene del dramma sacro, come un preludio al Giudizio finale. In Italia, dove prevalse il tema del Trionfo della Morte, la danza macabra appare in alcuni affreschi della regione settentrionale: il più notevole è quello di Clusone (Bergamo), datato al 1485. Essa fornì argomento anche a composizioni musicali, delle quali la più nota è il poema sinfonico di C. Saint-Saens (1874).

Bibl.: W. Seelmann, Die Totentänze des Mittelalters, Norden e Lipsia 1893; E. Mâle, L'art religieux de la fin du Moyen-âge, P. Vigo, Le danze macabre in Italia, 2ª ed., Bergamo 1901; F. Neri, Fabrilia, Torino 1930, p. 54 segg.

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