Danubio

Enciclopedia Dantesca (1970)

Danubio (Danoia)

Adolfo Cecilia

Il fiume europeo, che nasce dalla Selva Nera e sbocca nel Mar Nero, e il cui nome suona Donau in tedesco, Dunaj in ceco, Duna in ungherese, Dunărea in romeno, Dunav in serbo, è ricordato più volte da D.: che in VE I VIII 4 si serve del Danubio per limitare l'area di lingua ‛ jo ' (" Austria, Bauaria, Saxonia, Germania, Franconia ": Revelli, Italia 52), estesa ab hostiis Danubii sive Maeotidis paludibus, usque ad fines occidentales Angliae.

In Pd VIII 65 quella terra che 'l Danubio riga / poi che le ripe tedesche abbandona è l'Ungheria, sulla quale aveva regnato Carlo Martello; le ripe tedesche sono in effetti le terre d'Austria. Come fiume dell'Austria (Osterlicchi), infatti, D. cita la Danoia in If XXXII 26 (soltanto variante secondaria è qui Danubio), ove se ne serve per meglio illustrare lo spessore del ghiaccio della Caina; qui la denominazione, dal latino Danuvius, è affine al francese Denoe, Danoi). Da ricordare che il fiume, la cui origine i geografi greci ponevano negl'inesistenti Monti Rifei (Revelli, Italia 54; v. RIFE, MONTAGNE), nasce, per il Lana e per l'Ottimo, dal mar della Tana; per il Serravalle esso è " maximus fluvius mundi ", mentre nelle Chiose Vernon si legge che riceve seicento affluenti e che " la più parte dell'anno istà ghiacciato " (in effetti il gelo invernale del fiume dura circa un mese).

Col toponimo latino " Hyster " il D. è ricordato anche da Giovanni del Virgilio (Eg I 31).

Bibl. - B. Guyon, La ‛ Danoia ' di D., in " Il Marzocco " XVII (1912), poi in Balcanica, Milano 1916; E.G. Parodi, in " Bull. " XXIV (1917) 188-189.

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