AUXERRE, Dama di

Enciclopedia dell' Arte Antica (1958)

AUXERRE, Dama di

L. Vlad Borrelli

Statuetta in calcare, attualmente al Museo del Louvre, probabilmente di orante, trovata dal Collignon (Rev. Arch., 1908, i, 153-170; Mon. Piot, xx, 1913, i-38) nel museo di A. e di provenienza sconosciuta. È vestita di una lunga tunica stretta intorno al corpo da una cintura e di un mantelletto gettato sulle spalle. La capigliatura ha la forma caratteristica di una parrucca geometricamente sezionata.

Il trattamento schematico della parte inferiore del corpo, simile ad un blocco squadrato, che dà alla statua un aspetto "xoanico", la posizione delle braccia di cui uno doveva essere proteso, concordano con la descrizione che fa Pausania (ix, 40, 3) di una statua dello scultore cretese Dedalo, vissuto nella seconda metà del VII sec. a. C., che è stato distinto dall'omonimo personaggio della mitologia (A. Rumpf, Daidalos, in Bonner Jahrb., cxxxv, 1930, pp. 74-83 e in Jahrbuch, xlviii, 1933, pp. 58-59). La statuetta di A. è stata riconnessa a questa corrente della plastica arcaica cretese, detta dedalica, alla cui formazione concorrono sensibilmente elementi orientali (egizî, E. Loewy, Typenwanderung, in Oesterr. Jahreshefte, xii, 1909, pp. 250-251; siriani: F. Poulsen, Orient u. frühgriech. Kunst, Lipsia 1912, pp. 162-164; ionici: L. Kijllberg, Panjonism. oder Pankretism., in Symb. philolog. O. Danielsson dicatae, Upsala 1932, pp. 126-128, ecc.), e che è caratterizzata da strutture quadrate e monumentali e da una rigorosa frontalità. Nella tradizione stilistica dedalica la statuetta di A. si dichiara opera di alta qualità e matura esperienza, databile, con una cronologia stabilita in relazione alla ceramica protocorinzia, al 645-640 a. C. Essa appartiene alla seconda fase del medio gruppo dedalico e rivela, rispetto alla più antica Artemide di Nikandre, un iniziale, parco interesse per la profondità e caratteri di stretta affinità con opere spartane, sicché da taluni era stata ritenuta addirittura un prodotto laconico (A. M. Woodward, in Ann. Br. Sch. Athens, xxvi, 1923-25, p. 271; e in Journ. Sav., 1927, p. 221; R. M. Dawkins, Artemis Orthia, Londra 1929). Ma i confronti più stringenti con opere cretesi (rilievi di pìthoi, situla di Afrati, ecc.) e alcune divergenze da quelle spartane fanno pensare piuttosto ad un'opera cretese nata in un momento di reciproco influsso fra le due scuole.

Bibl.: Oltre alle opere già citate nel testo: E. Kunze, in Ath. Mitt., LV, 1930, pp. 141-162; C. Picard, Manuel de sculpture grecque, Parigi 1935, I, pp. 450-451; P. Demargne, La Crète dédalique, Parigi 1937, p. 253 ss.; F. Matz, Geschichte der gr. Kunst, Francoforte s. M. 1950, pp. 172-174, tav. 29 (ivi bibl. precedente).