DAGHESTAN

Enciclopedia Italiana (1931)

DAGHESTAN (A. T., 73-74)

Giorgio PULLE'
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Repubblica autonoma sovietica [sigla: ADSSR), costituita il 20 gennaio 1921 con decreto del comitato esecutivo di Mosca; comprende tutto il territorio dell'antica provincia zarista del Daghestan, che fu per qualche tempo detta Provincia Caucasica, l'okrug di Chasav-Jurt, già incluso nella provincia del Terek, la steppa del Karanogaj, che faceva parte delle provincie del Terek e di Stavropol. Ha una superficie di 54.200 kmq., ed è divisa in 11 distretti e 3 zone. È posta fra la Georgia, l'Azerbaigian, il Territorio della Caucasia Settentrionale e il Territono Autonomo dei Calmucchi; si affaccia al Caspio dalla foce del Kuma a quella del Samur. Capitale è la città di Machač-Kala, antica Petrovsk.

Il Daghestan ("Paese della Montagna" o anche "Paese dei Daki"), eccetto una piccola striscia lungo la costa del Caspio e una zona limitata verso N., è interamente regione di montagna, dominata a mezzodì dalle cime della catena caucasica, le cui propaggini vi giungono con numerosi fasci di catene trasversali in direzione di NE. sino quasi alle sponde del Caspio: la catena di Tabasseran, che divide il Daghestan in Settentrionale e Meridionale o Alto e Basso, si spinge sino a Derbent, lasciando adito, fra il suo estremo piede orientale e il mare, a uno stretto passaggio: le Porte Albane (Pylae Albaniae) degli antichi, la Porta delle Porte, per gli scrittori persiani e arabi. I Turchi lo chiamano Demīr-Qapu o Porta di ferro. La stretta di Derbent è uno dei pochi punti ove è facile il passaggio dalla Russia alla regione Transcaucasica, e perciò il possesso di Derbent fu sempre ambito e contrastato. Le maggiori altitudini della Repubblica si trovano lungo la catena principale; esse superano talvolta i 4000 m. e alcuni valichi si spingono sino oltre i 3000 m. I terreni appartengono per lo più al Giurassico in vicinanza alla catena principale del Caucaso; al Cretacico, e in parte all'Eocene, verso la costa del Caspio.

Il clima del Daghestan ha carattere piuttosto continentale; nella zona montuosa è rigido; assai caldo verso il Caspio; ovunque asciutto. I forti calori estivi rendono malsane le regioni di minore altitudine.

Tutti i corsi d'acqua che solcano il Daghestan, sono tributarî del Mar Caspio; i principali sono il Kuma, che segna per lungo tratto la linea di confine, con diversi suoi rami; il corso inferiore del Terek, che termina con diversi bracci a N. della baia di Agrachan; il Koisu, o Fiume delle Pecore, il quale nasce con quattro rami principali (Koisu Andico, Avaro, Cumucco e KaraKoisu) e che nel corso inferiore prende il nome di Sulak. Il Samur segna in parte il confine meridionale. Nella regione stepposa sono frequenti i laghi e gli stagni salmastri.

La vegetazione è ricca nella zona montuosa, mentre la zona di pianura ha una vegetazione steppica, che, durante l'estate, sotto l'azione dei grandi calori e per la prolungata siccità, inaridisce completamente. Anche la fauna è ricca. Gli animali selvaggi più comuni sono l'istrice, il tasso, la faina, l'orso, la lontra; vi sono assai frequenti il lupo, il gatto selvatico e il lupo cerviero; piccole greggi di cervi e varie specie di capre vivono nella zona montana.

Il Daghestan rappresenta, dal punto di vista etnografico, un miscuglio di popolazioni più o meno affini fra di loro. Constano principalmente di montanari detti Lesghi o Lesghini, termine usato sino dalla più tarda antichità, e che Erodoto ricorda nel V secolo a. C., sotto la forma usata dai Georgiani, di Lyghisis. I Lesghi si dividono in un'infinità di piccoli gruppi, riuniti in tribù, ma che vivono quasi isolati gli uni dagli altri. Conseguenza di tale isolamento sono state le alterazioni e modificazioni subite dal loro idioma primitivo, che si è spezzato in una quantità di dialetti o meglio parlate locali, alcune delle quali, anche per la mescolanza con popoli d'altra stirpe, si diversificano al punto da costituire una lingua a sé. Già ai tempi di Strabone si contavano presso gli Albani, odierni Lesghi, ben 26 lingue; e gli scrittori orientali applicavano alla regione del Caucaso orientale la denominazione di Montagna delle Lingue.

È innegabile però che i Lesghi subirono durante secoli interi continue mescolanze (vennero a contatto con popolazioni finniche, georgiane, turche, persiane, armene, arabe), che alterarono le caratteristiche primitive della razza. Essi ci sono rappresentati come individui per lo più di alta statura e corporatura massiccia, dall'aspetto truce, dagli occhi grandi e rotondi, dai capelli abbondanti e scuri; come le altre popolazioni caucasiche hanno carattere fiero, indomito e spesso si abbandonano ad atti di violenza e di ferocia; tuttavia il contatto con i Russi ne aveva ingentilito i costumi e le abitudini. I Lesghi occupano la zona montana del Daghestan; lungo la breve striscia costiera, e nella regione pedemontana settentrionale, vivono gruppi di popolazione d'origine etnica diversa, fra i quali prevalgono i Cumucchi e i Nogai, noti in genere sotto il nome di Tartari. Fra i Lesghi prevalgono le seguenti nazionalità: gli Avari (234.000), i Lachi (90.000), i Dargua (180.000), gli Andi (32.000) e i Curini (132.000). Nel Daghestan, eccettuata Derbent (32.725 ab.; v.) e l'odierna capitale Machač-Kala (31.700 ab.), non si può dire che esistano centri abitati importanti. La popolazione complessiva conta 725.000 abitanti.

Il Daghestan non offre molte risorse economiche, soprattutto per il disordine politico che vi ha regnato, per cui molte iniziative non hanno avuto seguito. La zona più fertile e maggiormente utilizzata dall'agricoltura è quella fra il litorale caspico e il piede dei monti; vi si coltivano cereali, frutta, viti e la produzione, favorita dalle irrigazioni, è abbondante e di buona qualità. All'interno invece, soprattutto nelle zone più elevate, non vi sono che foreste e pascoli, perciò la maggior parte della popolazione si dedica all'allevamento delle pecore. Le industrie sono assai ridotte e si limitano a produrre armi, tessuti di seta e lana, tappeti. Si hanno anche alcuni prodotti minerarî, e cioè rame, zolfo, sale, oltre a varie sorgenti termali. Derbent è il centro commerciale più attivo, Machač-Kala è pure assai attivo mercato per l'esportazione dei cereali e del petrolio. Il Daghestan è collegato alla Russia d'Europa dalla ferrovia Rostov-Derbent-Transcaucasia.

Storia. - La parte meridionale del Daghestan, già occupata dai Romani, passò col sec. IV in potere dei Persiani; mentre al nord del colle di Derbent, che costituì per parecchi secoli il punto strategico più delicato, e cioè nella parte settentrionale del Daghestan, scorrazzavano popolazioni nomadi (i Chazari o Unni). Dai Persiani, il sud del Daghestan passò, all'inizio del sec. VIII, agli Arabi, che s'insediarono fortemente in Derbent. Si diffuse così la religione musulmana, che non riuscì tuttavia a soppiantare del tutto i nuclei cristiani ed ebraici; onde nel sec. X il Daghestan ci appare diviso in piccoli principati, taluni (come Derbent) con a capo un principe musulmano, altri (come Sarīr) con un principe cristiano, altri ancora con un principe ebraico. Nei secoli XIII e XIV i principi locali dovettero riconoscere la supremazia dei Tartari dell'Orda d'oro; e infine nel paese si estese il dominio degli Osmanli, nel sec. XVI.

Ma già sulla fine del secolo stesso si verificavano i primi tentativi russi per impadronirsi del Daghestan, che fu da allora conteso fra Persiani, Turchi e Russi. I principotti indigeni si appoggiavano ora agli uni ora agli altri. Nel 1722 Derbent era occupata dai Russi, che rinunziavano dopo pochi anni alle loro conquiste; ma sulla fine del sec. XVIII l'offensiva russa riprese, e questa volta con pieno successo. La Persia dovette rinunziare alle sue pretese nel 1813; e se assai più lunga e faticosa riuscì la sottomissione dei principi indigeni, tuttavia fra il 1859 e il 1865 il dominio degli zar divenne una realtà riconosciuta. I principi locali abdicarono. E tranquillo il Daghestan rimase, salvo la ribellione del 1877, sino alla fine del 1917-18, quando si fecero avvertire le ripercussioni della rivoluzione russa. Il Daghestan, occupato nell'estate del 1918 dall'esercito controrivoluzionario (o "bianco"), fu occupato dai Turchi sulla fine dell'anno; e vi si costituì una repubblica democratica. Ritiratisi i Turchi e sopravvenuti gl'Inglesi, nell'aprile 1919 la regione veniva affidata al Denikin, controrivoluzionario; ma l'esercito dei Soviet conquistava il paese, nel 1920. Da allora il Daghestan è rimasto repubblica autonoma. (V. tavv. LIII e LIV).

Bibl.: E. kozubskij, Istorija goroda Derbenta, Temir-chan-Šura 1906; W. Barthold, in Encyclopédie de l'Islam, s. v.

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