DABORMIDA, Giuseppe, conte

Enciclopedia Italiana (1931)

DABORMIDA, Giuseppe, conte

Francesco Lemmi

Nato a Verrua (Torino) il 21 novembre 1799, morto a Buriasco di Pinerolo il 10 agosto 1869. Cadetto d'artiglieria nel 1815, capitano nel 1824, insegnante nell'Accademia militare nel 1828, maggiore nel 1833, fu chiamato a corte nel 1838 come maestro dei principi reali e vi rimase sino al 1841. In quel tempo fu anche, per incarico del governo, in Germania e in Austria a studiarvi i metodi di costruzione delle armi portatili e dei ponti militari. Tenente colonnello nel 1839, colonnello nel 1843, primo ufficiale al Ministero della guerra nel marzo 1848, sostituì effettivamente a Torino, durante tutta la campagna, il gen. Franzini che seguiva il re con funzioni di ministro al campo. Nel giugno fu promosso maggior generale e, dopo l'armistizio Salasco, tra l'agosto e l'ottobre, tenne il portafoglio della Guerra nei ministeri Alfieri-Pinelli e Perrone-Pinelli. Trattò allora con poco riguardo Carlo Alberto al quale tolse, anche di nome, il comando supremo dell'esercito, ed ebbe inoltre la debolezza di mettere a capo della divisione lombarda il gen. Ramorino, che era uomo moralmente e politicamente molto discusso. Nel 1849, a Milano, iniziò, insieme col Boncompagni, le trattative di pace con l'Austria, che furono poi condotte a termine dal conte di Pralormo. Deputato di Avigliana dal giugno 1848, fu fatto senatore il 7 novembre 1852, nel momento stesso in cui assumeva il portafoglio degli Esteri nel ministero d'Azeglio. In quel medesimo anno polemizzò col Gioberti che, a proposito dei fatti del 1848-1849, gli aveva mosso, nel Rinnovamemo, accuse non lievi. Rimase al governo anche sotto il Cavour, ma nel gennaio 1855 si dimise non volendo approvare, nel modo con cui venne conchiusa, l'alleanza per la guerra di Crimea (v. cavour; crimea). Raggiunse in quell'anno il grado di tenente generale. Nel 1856 andò ministro plenipotenziario a Pietroburgo. Riprese il portafoglio degli Esteri dopo l'armistizio di Villafranca, nel ministero Rattazzi-Lamarmora (luglio 1859- gennaio 1860). Nel 1863 fu fatto conte.

Bibl.: L. Chiala, La vita e i tempi del gen. Giuseppe Dabormida, Torino 1896; V. Gioberti, Ultima replica ai municipali, pubblicata per la prima volta con prefaz. e docum. inediti da G. Balsamo Crivelli, Torino 1917.

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