CAMINO, da

Enciclopedia Italiana (1930)

CAMINO, da

Giovanni Battista Picotti

Famiglia d'origine longobardica, probabilmente di stirpe comune con i Collalto; appare la prima volta al principio del sec. XII. I feudi caminesi, per investiture d'imperatori e di vescovi, per eredità, soprattutto per il matrimonio di Guecellone con Sofia di Colfosco (1154, circa) si stendono largamente sui comitati di Ceneda, di Belluno, del Cadore, e hanno centro, meglio che nel castello di Camino, presso Oderzo nel Trevigiano, in quello fortissimo di Serravalle (Vittorio Veneto), che chiude la via da Treviso e da Ceneda al Bellunese e al Cadore.

I Caminesi hanno grande parte nelle guerre della Marca; costretti a giurare fedeltà come cittadini al comune di Treviso (1183 e 1199), entrano nelle lotte interne del comune, talvolta concordi, più spesso discordi, in ultimo (1233) divisi nei due rami, quasi sempre rivali, dei Caminesi di sopra e di sotto. Sostengono la parte guelfa contro la crescente potenza della famiglia da Romano. Guecellone dei Caminesi di sotto (1208 circa-1242) per due volte è padrone della città, la prima, dopo il 1235, da solo, la seconda, fra il 1239 e il 1242, con Alberico da Romano, nemico allora al fratello Ezzelino Guastatisi con Alberico, i Caminesi perdono tutti i loro feudi; ma li riacquistano e ritornano in città alla caduta di lui. Gherardo da Camino, dei Caminesi di sopra, nato circa il 1240, con la sua grande forza di signore feudale nel distretto, con l'autorità di capitano generale di Feltre e di Belluno (1266), congiunge il favore della nobiltà trevigiana di parte bianca o guelfa, stretta a lui contro i rossi o ghibellini, che hanno aderenti soprattutto nel popolo. Nella lotta cittadina del 15 novembre 1283, i bianchi sono vittoriosi; Gherardo è creato dai consigli e dall'arengo capitano generale della città e del distretto di Treviso. Il tentativo suo di estendere il predominio al Friuli conduce a contese e a guerre col patriarca di Aquileia e con i comuni del Friuli, ma senza gran frutto. Migliori le opere della pace. Fedele al guelfismo, Gherardo non entra tuttavia con troppo fervore nelle lotte di parte; anzi si atteggia a moderatore e arbitro nella Marca, e a Treviso stessa raccoglie intorno a sé molti della vinta fazione dei rossi. Signore assoluto, pur mantenendo le apparenze del reggimento comunale, riforma e applica a suo arbitrio le leggi, né ha rispetto a giustizia: se la complicità sua con "quel da Esti" (Dante, Purg., V, 77) nell'uccisione di Jacopo del Cassero non appare provata, è certa la colpa di lui e del figliuolo Rizzardo nella morte di frate Iacopo vescovo di Feltre e Belluno (1297 o 1298). Egli ebbe tuttavia grandi cure per la prosperità pubblica, tenne relazioni buone con la Chiesa, fece della sua città ritrovo gradito di dotti e di poeti. A Dante egli parve uno dei "tre vecchi" "in cui rampogna - l'antica età la nova" (Purg., XVI, (21-22); ma rimane controverso il significato dell'allusione a "sua figlia Gaia" (ivi, 140), se dal nome o dalla vita di Gaia da Camino (1270 circa-1311), che fu moglie di Tolberto de' Caminesi di sotto ed ebbe autorità non piccola presso il padre e il fratello, il poeta volesse trarre nuovo argomento di lode a Gherardo "il gaio" o "il sovrano", o mordere invece la nuova età col ricordo di una donna dissoluta o ambiziosa.

Rizzardo, il signore da "la testa alta" (Par., IX, 50), nato intorno al 1274, già collega del padre fin dal 1301, ne raccoglie la successione nel 1306. Nel governo non è gran fatto peggiore del padre; ma è improvvido nella politica: nel Friuli solleva e patriarca e nobili e popolo contro "el Chamines tiran"; dà sospetti a Venezia, quasi complice della congiura di Baiamonte Tiepolo; pencola a lungo fra guelfi e ghibellini; in ultimo compera da Enrico VII il titolo di vicario imperiale (1311) e rimette in città molti dei ghibellini banditi. La nobiltà guelfa di Treviso sostituisce, d'accordo probabilmente con Padova, all'ucciso Rizzardo, suo fratello Guecellone, con l'antico titolo di capitano (aprile 1312). Guecellone ritorna a politica guelfa e aiuta i Padovani contro Cangrande e i Vicentini. Ma, deluso nella speranza d'avere in Padova la signoria, trama anch'egli con i ghibellini. Una nuova sollevazione, diretta dal vescovo e dagli stessi nobili guelfi abbatte per sempre in Treviso la signoria caminese (15 dic. 1312). L'anno dopo, Guecellone perde anche Feltre e Belluno, che riacquista per poco fra il 1316 e il 1322; muore nel 1324. Con suo figlio Rizzardo, che fu capitano generale della lega contro Giovanni di Boemia, si estinse nel 1335 questo ramo della famiglia: i suoi feudi passarono nel 1337 ai Veneziani.

I Caminesi di sotto, aggregati nel 1339 alla nobiltà veneziana, ebbero parte molto attiva in tutte le guerre della Marca e nella guerra di Chioggia, ora in favore, ora contro Venezia, che allo spegnersi anche del loro ramo (1422) ne ereditò i possedimenti.

Bibl.: Federici, Notizie storiche genealogiche della famiglia da C., in Verci, Storia della Marca Trevigiana, VIII (poco sicure); A. Marchesan, Gaia da C., Treviso 1904; G. B. Picotti, I Caminesi, Livorno 1905; F. Ercole, Comuni e signori nel Veneto, in Nuovo archivio veneto, n. s., XIX (1910), p. 255 segg., ora nel vol. Dal Comune al Principato, Firenze s. a.; articoli di G. B. Picotti, in Giornale dantesco, XII (1904), di G. Biscaro, in Nuovo archivio veneto, n. s., XXVIII (1914), p. 388 segg., in Mem. stor. forogiuliesi, XIX (1923), p. 189 segg., e in Studi medievali, n. s., I (1928), p. 74 segg.

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