Curaro

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Veleno usato dagli indigeni dell’alta Amazzonia e dell’Orinoco per avvelenare frecce e dardi per cerbottana. È ricavato da varie specie di piante delle famiglie Loganiacee e Menispermacee pestandone la corteccia che viene poi lasciata macerare e quindi filtrata; il succo viene concentrato e nel liquido bollente si versano succhi vischiosi di altri vegetali per ottenere sciroppi densi o masse resinose. Si distinguono diversi tipi di c., caratteristici delle zone di provenienza e distinti dal tipo di recipiente entro il quale gli indigeni sono soliti conservarlo: recipienti a forma di tubo ( tubo-curaro) o in vasi o involucri secchi di calebassa ( vaso-c., calebassa-c.). I c. delle diverse provenienze si presentano con aspetto resinoide o sciropposo, di colore bruno, di sapore amaro. I diversi c. contengono numerosi alcaloidi: curina, tubocurarina, protocuridina, neoprotocuridina, curarina, tossiferina ecc., dotati di differente attività; la tossiferina è il componente più tossico, la tubocurarina, principio attivo del tubo-c., è l’alcaloide più conosciuto.

Il c. paralizza la terminazione dei nervi motori mentre lascia intatti i centri nervosi; l’immobilità dei muscoli respiratori provoca rapida morte per asfissia. Ha azione tossica debole se introdotto per via orale (assorbimento lento, eliminazione rapida), mentre è molto tossico se viene a contatto col sangue (attraverso ferite ecc.); viene distrutto dalle soluzioni ossidanti (permanganato ecc.).

I principi attivi del c. hanno trovato qualche impiego in terapia per il trattamento sintomatico degli spasmi muscolari di qualsiasi origine. I composti del c. sono stati usati in anestesiologia (dal 1942) come inibitori funzionali delle sinapsi neuromuscolari (placche muscolari), per produrre completo rilassamento muscolare specie in chirurgia addominale e toracica. Al loro posto sono stati poi introdotti derivati semisintetici e composti curarosimili sintetici anch’essi dotati di azione bloccante sulla conduzione neuromuscolare, di azione competitiva nei riguardi dell’acetilcolina e di trascurabili effetti sul sistema nervoso centrale. Fra i composti semisintetici, importanti quelli ottenuti trasformando la d-tubocurarina nel suo etere di metilico, che è isolabile sotto forma di ioduro o di cloruro. I composti curarosimili a struttura più semplice degli alcaloidi curarici furono ottenuti partendo dal presupposto che l’attività curarosimile si dovesse avere in composti diammonici quaternari con distanza fra i due atomi d’azoto di 14,5 A; D. Bovet riuscì a ottenere nel 1947 la gallamina (come triiodoetilato) preparata per reazione fra sale sodico del pirogallolo e cloruro di dietilamminoetile, dotata di azione simile a quella della tubocurarina. Successivamente sono stati preparati diversi composti (decametonio, sussametonio e altri).

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