CUPRA MARITTIMA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

CUPRA MARITTIMA (v. vol. II p. 978)

P. Fortini

Industrie litiche riferibili al Paleolitico Medio e Inferiore sono attestate in varie località dell'attuale territorio di C., specie lungo le terrazze fluviali formate dal torrente Menocchia e dal fiume Aso. Analoghe presenze sono note anche nel comprensorio territoriale dei vicini centri di Grottammare, Massignano, Campofilone e Pedaso.

La facies picena è documentata da tombe a fossa venute alla luce alla periferia della città, in Via Pietà (area Marcantoni), che sulla base del corredo funebre deposto entro pozzetti rettangolari, su due strati, si possono datare alla metà del VI sec. a.C. Altri materiali piceni sono stati ritrovati in contrada S. Andrea; tra questi, ex voto e vasetti miniaturistici da stipe votiva.

La frequentazione dell'area da parte di commercianti ellenici nel periodo classico viene confermata dal recupero di ceramica attica a Marina di Pedaso. Il porto di C. situato a breve distanza da Treazzano di Monsampolo (che ha restituito ceramica micenea) era uno dei pochi approdi naturali esistenti sulle coste dell'Adriatico centrale. La vocazione commerciale del centro spiega anche il recupero di vasellame daunio in contrada S. Andrea.

La città romana si sviluppò soprattutto nei primi due secoli dell'impero. Impiantata su un'altura (Colle di Civita), era cinta da mura in opus vittatum semplice costruite in età augustea. Della porta che si apriva nel settore N del circuito, restano in situ parte degli stipiti e dei cardini. All'estremità occidentale del foro si ergeva il Capitolium. Se ne conserva il podio con gradinata frontale divisa in due settori dall'altare centrale. Lo fiancheggiano due archi costruiti in opus latericium e con specchiature laterali in opus reticulatum policromo. Al di sotto dell'arco di sinistra è stato ritrovato un monolite in arenaria ornato da raffigurazioni incise, tra le quali una probabile capanna, che sembra risalire all'età protostorica.

Sul prossimo e più alto colle di San Basso (o Colle Morganti) si notano i resti di imponenti sostruzioni in opus caementicium appartenenti, con molta probabilità, al famoso santuario della dea Cupra. Il sito, che venne esplorato nel 1774 dal pievano Antonio Trenta, ha restituito oltre a frustuli epigrafici e frammenti architettonici, anche due statue marmoree acefale, una panneggiata e l'altra loricata, attualmente conservate nel Palazzo Comunale di Osimo. Si ritiene di poter escludere l'appartenenza al santuario di Cupra dei resti murari visibili nei pressi della chiesa di S. Martino a Grottammare, resti che un esame delle caratteristiche tecniche collocano in età medievale.

Appena al di fuori della città romana, lungo la Strada Statale Adriatica, sono visibili le strutture di una villa con ninfeo, frequentata fino al IV sec. d.C., e di un edificio termale con mosaici tardo-imperiali.

La feracità della campagna favorì il sorgere di ricche ville extraurbane, oggi documentate grazie alla presenza di cisterne, torcularia (loc. San Michele, Folignano) e vaste aree di frammenti fittili (loc. S. Silvestro).

In quest'ultimo caso il recupero di numerosi marchi di fabbrica impressi su vasellame, laterizi e anfore, ha rivelato lo stretto legame economico intercorso tra l'area cuprense e il settore nord-orientale della penisola (Aemilia, Venetia et Histria, Dalmatici), legame basato sull'esportazione di vino e sull'importazione di olio. C. stessa era poi sede di fabbriche di laterizi e anfore come quella individuata in località Montecantino che ha restituito anfore di forma Dressel 6 di età augustea timbrate da Titus Helvius Basila.

Alla vitale tradizione figulina alimentata da terreni ricchi d'acqua e buona argilla, si collega la produzione di antefisse fittili attestata nel centro. Alcune di queste in particolare recano la firma di un artista greco Dionisios Colophonies che risulta essere stato attivo anche a Rimini (CIL, IX, 6078, 75).

Riferibili a monumenti funerari a edicola sono le strutture in laterizio visibili nei pressi della porta urbica e i c.d. Ruderi Tesei a Massignano. Non mancano interessanti esempi di urne e cippi come gli esemplari con corpo cilindrico embricato a file sfalsate (CIL, IX, 5320), e il tipo ornato sul coperchio da un serpente e sul fusto da una scena complessa nella quale emergono due geni alati appoggiati a una fiaccola rovesciata (CIL, IX, 5336).

Costante è il recupero in tutto il territorio cuprense di materiale epigrafico. Tra l'altro sono stati rinvenuti altri tre frammenti del calendario trovato nei secoli scorsi.

Nessuna novità invece riguarda la documentazione della viabilità del centro improntata sull'asse costiero Ancona- Aternum, che un noto miliario (CIL, IX, 5938) indica transitare per il colle di S. Andrea. Il complesso territoriale di C. continuò a essere frequentato sino all'età paleocristiana. Lo si desume dal titulus epigrafico, rinvenuto a Massignano e ora disperso (CIL, IX, 5347).

Successivamente, il progressivo impaludamento del litorale spinse la popolazione a spostarsi sul più alto colle di Marano dando così vita al centro medievale omonimo. Mentre il materiale archeologico cuprense recuperato in antico risulta disperso in varI musei, anche al di fuori del comprensorio regionale (Verona, Bologna, Perugia, Roma, Lecce), quello rinvenuto negli ultimi decenni si conserva nel locale Antiquarium consentendo così ai visitatori di avere una visione completa della realtà storico-archeologica del centro.

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