CUMA

Enciclopedia dell' Arte Antica (1994)

Vedi CUMA dell'anno: 1959 - 1973 - 1994

CUMA (v. vol. Il, p. 970 e S 1970, p. 273)

F. Ceci

Il significato storico rivestito da C. risente, a livello di indagine archeologica, dei gravi danni subiti negli ultimi decenni dall'impianto della città antica. Il riesame della documentazione degli scavi effettuati alla fine del secolo scorso, ha reso invece possibile precisare la localizzazione e la cronologia delle aree sepolcrali della città.

La sommità del Monte di C., sulla quale sorse l'acropoli, era già interessata, durante il Bronzo Finale e la prima Età del Ferro (XI-IX sec. a.C.), da un insediamento di circa 70 ha (frammenti ceramici dall'abitato e sporadico materiale funerario). L'area sepolcrale preellenica, assegnata all'ambito genericamente e tradizionalmente detto «cultura meridionale delle tombe a fossa», ha restituito trentasei corredi provenienti dagli scavi Osta. Sicuro riferimento cronologico è rappresentato dagli skyphoi a chevrons del Geometrico Medio (tombe 1 e 29), importazioni greche della fine del IX e degli inizi dell'VIII sec. a.C., relative alla fase immediatamente precedente la fondazione della colonia euboica.

Il materiale d'importazione della fase precoloniale non si limita alle coppe mediogeometriche ma comprende collane di pasta vitrea e d'ambra, faïence egiziane e scarabei rinvenuti nelle sepolture, che testimoniano l'importanza di C. nelle rotte mercantili. Contatti con l'ambiente laziale si riscontrano nelle affinità tra i rispettivi repertori di impasto.

Le sepolture, perlopiù del IX sec. a.C. e disposte a NE sino a 2 km dall'acropoli, mostrano un popolamento indigeno già numericamente consistente e con un processo di differenziazione sociale rilevabile a livello di corredo.

La fondazione di C. mostra un carattere marcatamente aristocratico già evidente nel nome degli ecisti, Ippocle e Megastene, le cui radici si richiamano al cavallo e alla grandezza, elementi distintivi di un gruppo sociale eminente e guerriero. Il ruolo assunto dalla colonia - in rapporto con Pithecusa e da questa condizionato (Liv., VIII, 22,6) - si definisce nel duplice aspetto di scalo commerciale in posizione nevralgica lungo le rotte mercantili per l'approvvigionamento di minerali provenienti dall'Etruria e di florido centro agricolo.

Mentre a Pithecusa l'immagine sociale restituita dalla necropoli è uniforme a livello di rito e corredo - gli elementi allogeni (greci e semitici) sembrano coesistere con la popolazione indigena - a C. la classe aristocratica di provenienza greca si distingue nettamente dagli abitanti locali, per i quali si ipotizza o un'assimilazione (tramite matrimoni) o, piuttosto, un asservimento.

Il rituale funerario aristocratico di età orientalizzante mostra precisi rapporti ideologici con quello della stessa classe nella madrepatria, a Eretria, superandolo comunque nella ricchezza del corredo. La zona sepolcrale si estende a Í dell'acropoli sino a una distanza di 3 km. Il rito riflette la differenziazione, all'interno della classe aristocratica, tra i giovani, inumati entro cassa e gli adulti, incinerati. Le ceneri, raccolte assieme agli ornamenti personali in un panno linteo, erano deposte entro un calderone bronzeo o un lebete d'argento ricoperto da uno scudo di bronzo sbalzato e decorato da motivi geometrici. Il contenitore veniva poi racchiuso in un ricettacolo litico, sepolto nel terreno e ricoperto da un tumulo di pietre. Il corredo, posto entro la custodia litica, si compone, per gli uomini, di spade e punte di lancia, a significare il ruolo svolto in vita dal defunto.

L'assenza di ceramica è in questo periodo una costante; fa eccezione la tomba 104 del fondo Artiaco, dal ricco corredo, con materiale corrispondente a quello rinvenuto in tombe principesche dell'Orientalizzante Antico, etrusche e periferiche (Fabriano, Palestrina, Decima, Pontecagnano). La presenza di un'anfora SOS di tipo più antico (730-725 a.C.), indica un compromesso tra la rigida ideologia funeraria aristocratica cumana ed elementi di novità, che hanno fatto pensare, anche considerando il materiale metallico, a un'origine etrusca del guerriero sepolto.

Giova a questo proposito ricordare il ruolo fondamentale svolto da Pithecusa, con le sue officine di orefici (Strab., V, 247 C) e metallurghi, e da C. nella diffusione e trasmissione del repertorio figurativo orientalizzante e delle tecniche metallurgiche assire e urartee nell'Italia centro-meridionale. Questi corredi rispecchiano l'ideologia di una élite dominante, legata al mondo omerico e al «banchetto eroico». Le sepolture dei ceti medi e inferiori, trascurate dagli scavatori del secolo scorso per la «povertà» del materiale rinvenibile, sono analoghe a quelle di Pithecusa.

Tra il VII e la metà del VI sec. C. estende sul golfo il suo controllo (fondazione di Partenope). Durante il VI e il V sec. a.C. le mutate condizioni politico-sociali vedono l'ascesa del dèmos e il «tentativo democratico» di Aristodemo che si riflette anche nella bonifica della piana di Licola (ne rimane, a livello archeologico, un probabile canale per deflusso delle acque ai piedi del Monte Ruscello). Nel rituale funerario, il riscontrato processo di pauperizzazione del corredo è probabilmente da ricollegarsi alle leggi suntuarie greche che in quest'epoca hanno paralleli anche a Roma. Il corredo si limita adesso a pochi pezzi di vasellame ceramico; il calderone bronzeo viene sostituito (fine VI sec.) da un cratere fittile per gli aristocratici, simboleggiante l'appartenenza a un'etairèia, mentre i non nobili adoperano altre forme di contenitori ceramici. L'adozione delle forme del rituale aristocratico da parte di altri gruppi sociali conferma un'ascesa di classi che basano probabilmente la loro forza politica sull'arricchimento e la tesaurizzazione. La presenza nelle tombe sannitiche della scodella, dell'olpe e dello skyphos segna chiaramente il passaggio dalla dominazione greca a quella sannitica.

Dalla prima metà del V sec. la città greca inizia a perdere la forza che le aveva permesso di opporsi agli Etruschi; per difendersi da questi è infatti costretta a rivolgersi a Ierone di Siracusa.

L'acropoli assunse forma monumentale in età arcaica e numerosi dovettero essere i templi e gli edifici pubblici; dell'impianto originario restano, oltre a lacerti di strutture murarie, poche terrecotte architettoniche (seconda metà VI-prima metà V sec. a.C.), affini alle coeve rinvenute in Etruria. Queste si rifanno a modelli greco-orientali, ed è probabile che proprio da C. tali tipologie siano poi passate in Etruria. Il tempio maggiore dell'acropoli, il c.d. Tempio di Giove, sembra invece essere stato consacrato a Demetra Thesmophòros, divinità preminente a Eretria. Era questo uno dei culti più importanti della C. arcaica: Xenocrite, concubina di Aristodemo, venne infatti premiata con questo sacerdozio per aver contribuito all'uccisione del tiranno. Dopo la conquista sannitica, C. riprende una certa vitalità come scalo marittimo e anche come fabbrica di ceramica a figure rosse.

Nel IV-III sec., ha inizio lo sviluppo della città bassa e la risistemazione dell'acropoli nonché il rafforzamento della cinta muraria greca, dovuto probabilmente ai difficili rapporti tra Sanniti e Romani in Campania e alla presenza siracusana e cartaginese nel Mediterraneo. In questo programma difensivo sembrerebbe rientrare la realizzazione del traforo del c.d. Antro della Sibilla, interpretabile come un'opera militare di protezione della zona del porto, parallela alle sovrastanti fortificazioni e analoga ad altre costruzioni difensive magnogreche.

Relativamente alla localizzazione dell'Antro dove fonti del IV-III sec. a.C. (Ps. Aristot., Mir., 95; Lyc., Alex., 1964) ricordavano la presenza della Sibilla, è stato proposto di identificarlo, sia pure con ampio margine di dubbio, nella c.d. Cisterna Greca, nei pressi del Tempio di Apollo e inerente al santuario; si tratta di un ambiente rettangolare con muratura in blocchi di tufo isodomi, le pareti lunghe inclinate verso l'interno e pavimentazione in blocchi di tufo, quasi completamente ipogeo e di incerta destinazione. La tecnica di costruzione, che richiama tratti delle mura arcaiche della città, consente una datazione al VI-V sec. a.C.

Le grotte descritte dalle fonti tarde relative alla sede oracolare della Sibilla (Pseudo-Giustino, Procopio e Agathias, rispettivamente del IV e del VI sec. d.C.) sembrerebbero riferirsi alla galleria, realizzata in età augustea al di sotto dell'ingresso principale dell'acropoli, detta Crypta Romana. Opera viaria con tratti monumentali e ambienti di servizio, era destinata a collegare la città bassa alla zona portuale; successivamente alla guerra greco-gotica (VI sec. d.C.), andò progressivamente a interrarsi.

Scavi effettuati negli anni '70 nell'area delle terme hanno riportato alla luce la base di un labrum donato dalla famiglia degli Heii, con iscrizione osca della fine del III sec. a.C., pertinente al ginnasio della città. Un membro della stessa famiglia, Minio Heio, realizzò la pavimentazione del Capitolium, nella quale era inserita l'iscrizione musiva relativa, in lingua osca, andata distrutta in tempi recenti. I membri della gens vennero a lungo sepolti in una tomba a thòlos in blocchi di tufo rinvenuta nel fondo Artiaco.

Durante i primi secoli dell'impero, C. raggiunge la massima espansione perdendo nel contempo progressivamente la sua funzione commerciale (insabbiamento del porto) che viene assunta da Puteoli.

In età tardo-imperiale si cristianizzano i templi e gli edifici pagani: simboli cristiani si conservano sulle pareti del c.d. Antro della Sibilla e i due templi maggiori dell'acropoli si trasformano in chiese; non mancano inumazioni ad sanctos nel pavimento dei templi, un battistero e un probabile martyrion nel c.d. Tempio di Giove e un riuso di parti dell'Antro della Sibilla e della Crypta Romana come catacombe.

Abitazioni altomedievali e resti di un'officina che produceva ceramica a bande larghe (V-VII sec. d.C.) confermano la persistenza dell'abitato sull'acropoli, mentre la città bassa si ruralizza. L'economia e la circolazione monetaria sono attestate da un tesoretto di duecentotredici monete bronzee rinvenuto negli sterri della Crypta Romana e databile nel VI sec. d.C.

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