CUBA

Enciclopedia Italiana - V Appendice (1991)

CUBA

Giandomenico Patrizi
Carlo Amadei
Luisa Pranzetti
Samuel Montealegre
Manuel Roberto Guido
Nicola Balata
Stefania Parigi

(XII, p. 59; App. I, p. 491; II, I, p. 736; III, I, p. 457; IV, I, p. 556)

Con la nuova costituzione (1976) si è provveduto a modificare la divisione amministrativa del paese, che è stato ripartito in 15 unità (14 province, una delle quali formata dall'area urbana della capitale, più la municipalità speciale dell'Isla de la Juventud).

Popolazione. − Tra i due ultimi censimenti (1970 e 1981) la popolazione è passata da 8.533.404 a 9.723.605 unità, con un incremento medio annuo dell'1,3%; incremento che sarebbe stato un po' più alto se, a partire dal 1980, il governo cubano non avesse consentito l'espatrio di un notevole numero di cittadini (intorno ai 150.000), emigrati negli Stati Uniti e stabilitisi per la massima parte in Florida, a Miami, ingrossando la già massiccia colonia cubana costituitasi al momento della rivoluzione castrista e che conta più di un milione di persone. Nel 1988, secondo una stima, gli abitanti sarebbero saliti a 10.421.000, così che l'aumento medio annuo degli anni Ottanta sarebbe dell'1%.

La natalità è del 13ı, la mortalità si è abbassata fortemente, fin sotto il 6ı; e più ancora è scesa la mortalità infantile, il cui valore (13,6ı nel 1986) si allinea ormai a quelli dei paesi più sviluppati. La densità media è di 95 ab. per km2, con addensamenti notevoli soprattutto nella parte orientale (provincia di Santiago de Cuba, 150 ab. per km2). La popolazione urbana è salita a oltre il 71% (1987), non solo per l'attrazione delle maggiori città (L'Avana ha superato i 2 milioni di ab.), ma anche, e soprattutto, per la trasformazione in centri urbani minori di molti antichi agglomerati rurali.

Condizioni economiche. − L'agricoltura occupa il 19% della popolazione attiva (1989) e concorre con meno del 10% al prodotto interno lordo (1989). Gli indirizzi politico-economici del regime castrista hanno portato, attraverso le due leggi di riforma (1959 e 1963) e una serie di provvedimenti successivi, alla coesistenza di due settori, uno completamente nazionalizzato, che riguarda circa il 60% della terra, e l'altro gestito da cooperative o da piccoli produttori singoli; settore, quest'ultimo, che a rigore non può essere definito statale, ma nel quale lo stato interviene indirizzando la produzione secondo le esigenze dei piani e riservando a sé l'acquisto delle eccedenze. Durante il trentennio post-rivoluzionario sono stati compiuti notevoli progressi tecnici: il consumo dei fertilizzanti e il numero dei trattori si sono raddoppiati, le terre coltivate sono aumentate di un terzo, la superficie irrigua si è quasi quadruplicata. Ma a questi progressi tecnici non ha fatto riscontro un parallelo aumento della produzione, di non molto superiore a quella della fine degli anni Cinquanta.

Il 40% della superficie coltivata è occupato dalla canna da zucchero, tornata in auge dopo il periodo in cui si cercava di svincolarsi dalla sua egemonia: C. è il terzo produttore mondiale di zucchero, dopo Brasile e India, con 8,1 milioni di t (1989), per l'80% destinate all'esportazione. L'altro prodotto agricolo di grande rilevanza per l'esportazione è il tabacco (400.000 q nel 1989), mentre più modeste sono le produzioni di caffè (in riduzione), riso, mais, patate, banane, agrumi, pomodori, le ultime tre in aumento. I bovini ammontano a 5 milioni di capi (1988), numerosi rispetto all'esiguità del territorio e di buona qualità; abbondante è il pollame.

Tra le risorse minerarie solo il nichel ha una reale importanza economica: 35.800 t estratte nella Sierra del Cristal (1987) e raffinate negli impianti di Nicaro, Moa e Punta Gorda. Modestissime sono le riserve di manganese e poco o niente sfruttati i ritrovamenti di petrolio e di minerali ferriferi. L'energia prodotta (13,6 milioni di kWh nel 1987) è per la massima parte di origine termica; essa dovrebbe accrescersi notevolmente se entrerà in funzione la centrale nucleare di Juragua, da tempo in costruzione. Zuccherifici e tabacchifici, i due settori tradizionali, continuano a prevalere nettamente nel panorama dell'industria cubana, che assorbe il 27% della popolazione attiva e concorre per il 45% al prodotto nazionale lordo (1989). Tra le raffinerie di zucchero, numerose in tutte le aree del paese dove si coltiva la canna, si segnalano per importanza quelle di Cienfuegos. Le altre industrie, invece, sono più concentrate: soprattutto nella capitale, che è il maggior centro manifatturiero del paese (in particolare per il tabacco, ma anche per le acciaierie e gli stabilimenti petroliferi), a Santiago (raffinerie di petrolio), a Cienfuegos (cartiere), a Matanzas (tessili).

Commercio internazionale. − La bilancia commerciale è sempre passiva, ma il disavanzo è in progressiva diminuzione. Dal 1972 al 1991 (anno in cui ne è stata decisa la soppressione) C. ha fatto parte del COMECON, e ha stabilito stretti rapporti commerciali con l'URSS. Molto meno intense sono le relazioni con i paesi della CEE, tra i quali prevale la Spagna, per legami tradizionali che non sono mai stati interrotti; non irrilevanti sono le importazioni dal Giappone. Zucchero, nichel e frutta sono le merci più esportate.

Storia. - Gli anni Settanta videro una graduale istituzionalizzazione del sistema politico cubano che, dopo la rivoluzione, aveva mantenuto un carattere provvisorio e relativamente informale: dal 1959, in attesa di una nuova costituzione (quella del 1940 era stata sostituita da una Ley fundamental), organo principale del potere statale era il Consiglio dei ministri, presieduto da F. Castro, il cui ruolo di leader carismatico si accompagnava a una diretta mobilitazione delle masse, chiamate a partecipare alla vita politica soprattutto attraverso i Comitati di difesa della rivoluzione. A partire dal 1970 fu sviluppata la struttura organizzativa, fino allora assai debole, del Partido Comunista Cubano (PCC), i cui membri crebbero da poco più di 50.000 nel 1969 a oltre 200.000 nel 1975. Nel dicembre 1975 il primo congresso del PCC adottava statuto e programma del partito unico e rieleggeva F. Castro primo segretario; il congresso votava inoltre un progetto di nuova costituzione del paese che, approvato da un referendum popolare, entrava in vigore nel febbraio 1976.

La nuova costituzione, che dichiara C. uno stato socialista, stabilisce come organi di base del potere popolare 169 Assemblee municipali, i cui membri, eletti a suffragio universale ogni due anni e mezzo, eleggono a loro volta ogni cinque anni l'Assemblea nazionale, organo supremo dello stato e titolare del potere legislativo. Negli intervalli tra le sessioni dell'Assemblea nazionale le sue funzioni vengono svolte dal Consiglio di stato, che l'Assemblea elegge tra i propri membri. Il presidente del Consiglio di stato (Capo dello stato) presiede anche il Consiglio dei ministri, titolare del potere esecutivo e responsabile verso l'Assemblea nazionale. Il ruolo dirigente del Partito comunista è sancito dalla costituzione.

Dopo l'elezione delle Assemblee municipali (ottobre 1976) e dell'Assemblea nazionale (inaugurata in dicembre) F. Castro fu eletto presidente del Consiglio di stato, affiancando tale carica a quelle, già detenute, di presidente del Consiglio dei ministri, segretario del PCC e comandante supremo delle Forze armate rivoluzionarie.

Queste cariche furono regolarmente riconfermate dai successivi congressi del partito (1980, 1986) e dopo le consultazioni elettorali del 1981 e del 1986, mentre il processo di istituzionalizzazione del regime rafforzò la posizione del fratello di Fidel, Raúl, dal 1976 vicepresidente del Consiglio di stato, vicepresidente del Consiglio dei ministri, vicesegretario del PCC e ministro delle Forze armate rivoluzionarie.

In politica estera, il graduale reinserimento di C. nel contesto latino-americano, sviluppatosi a partire dagli anni Settanta, si accompagnò a un'estensione del suo ruolo nel Terzo Mondo, nel quadro degli stretti legami con l'URSS; presidente del movimento dei paesi non allineati tra il 1979 e il 1982, F. Castro sostenne la tesi della "naturale alleanza" fra questi e il "campo socialista", guidandone il gruppo più favorevole all'Unione Sovietica. In collegamento con Mosca, C. intervenne massicciamente in Africa, inviando truppe in Etiopia (1977), a sostegno del governo di Addis Abeba nella guerra contro la Somalia e successivamente nei confronti dei diversi movimenti separatisti, e soprattutto in Angola, dove contribuì alla vittoria del MPLA (Movimento Popular de Libertaçâo de Angola) nella guerra civile del 1976. Negli anni successivi, tuttavia, il persistere della guerriglia dell'UNITA (Uniâo Nacional para a Independência Total de Angola), sostenuta da Pretoria e da Washington, e le pesanti incursioni del Sudafrica in territorio angolano costrinsero L'Avana a mantenere ingenti forze nel paese per assicurare la difesa del governo di Luanda. Le relazioni con gli Stati Uniti, dopo un relativo miglioramento durante la presidenza Carter, peggiorarono nuovamente negli anni Ottanta, soprattutto a causa della crisi centro-americana, nella quale C., che appoggiava il Nicaragua sandinista, espresse più volte il proprio sostegno alle iniziative di pace del gruppo di Contadora (Messico, Panama, Colombia e Venezuela).

L'esodo negli USA di oltre 120.000 dissidenti cubani nel 1980 rappresentò un ulteriore fattore di attrito tra i due paesi, anche in relazione ai successivi tentativi di Washington di rimandare nell'isola alcune migliaia di ''indesiderabili'', criminali comuni o affetti da malattie mentali. I rapporti con la Chiesa cattolica subirono invece un deciso miglioramento, in particolare dopo il viaggio a C. di Madre Teresa di Calcutta nel luglio 1986.

Assai elevata rimase la dipendenza dall'URSS che, insieme ad altri paesi del COMECON, continuava ad acquistare la maggior parte delle esportazioni cubane e ad assicurare all'isola i rifornimenti essenziali. Nonostante gli aiuti di Mosca, il peggioramento della situazione economica internazionale negli anni Ottanta incise sull'andamento dei conti con l'estero, provocando un abbassamento del tasso di sviluppo e l'introduzione di misure di austerità.

Nel tentativo di far fronte alle difficoltà economiche e di eliminare i fenomeni di corruzione manifestatisi in alcuni settori dell'apparato statale, il governo de L'Avana decise, a partire dal 1986, di rafforzare il ruolo della pianificazione centralizzata e di privilegiare la mobilitazione morale e politica dei cittadini rispetto ai meccanismi di mercato e agli incentivi materiali alla produzione sperimentati negli anni precedenti. Tali misure si accompagnarono a un vasto rinnovamento di quadri politici e amministrativi e alla formulazione, anche in campo internazionale, di proposte ''radicali'', come l'annullamento del debito estero dei paesi del Terzo Mondo. Particolare clamore, nel quadro della campagna contro la corruzione, suscitò lo scandalo esploso nel 1989, quando due ministri e numerosi alti ufficiali furono processati per traffico di droga e malversazione; tra i quattro militari condannati a morte e fucilati in luglio vi era il popolare A. Ochoa Sánchez, già comandante delle forze cubane in Angola.

Il progressivo riavvicinamento di C. agli altri paesi latino-americani trovò conferma nelle visite ufficiali di F. Castro in Ecuador (agosto 1988; la prima in America Meridionale dal viaggio del 1971 nel Chile di Allende), in Messico (dicembre 1988), in Venezuela (febbraio 1989) e in Brasile (marzo 1990), in occasione dei rispettivi insediamenti dei nuovi presidenti della Repubblica; ulteriori successi in politica estera furono lo stabilimento di relazioni diplomatiche con la CEE nel settembre 1988 e l'elezione di C. al Consiglio di sicurezza dell'ONU per il biennio 1990-91.

L'impegno dell'Avana nel continente africano, malgrado la riduzione a 5000 uomini nel 1984 e a 2000 nel 1988 delle truppe inviate in Etiopia, si mantenne assai oneroso fino alla fine degli anni Ottanta: cospicua, infatti, rimase la presenza in Angola, dove le forze cubane (circa 50.000 uomini nel 1988) sostennero violenti combattimenti contro l'esercito sudafricano − in particolare, il loro ruolo fu decisivo nei primi mesi del 1988 nel respingere una massiccia offensiva di Pretoria (battaglia di Cuito Canavale) − contribuendo a porre le premesse per uno sblocco dei negoziati di pace. L'accordo raggiunto nel dicembre 1988 tra Angola, C. e Sudafrica, con la mediazione degli Stati Uniti, e formalmente sottoscritto dai tre stati il 22 dicembre nel palazzo delle Nazioni Unite a New York, consentiva infine di avviare nel gennaio 1989 il graduale ritiro delle truppe cubane dall'Angola; a tale ritiro, conclusosi nel maggio 1991, venivano ''agganciate'' (secondo la formula statunitense del linkage) la fine dell'occupazione sudafricana della Namibia e la conseguente indipendenza della ex colonia tedesca (raggiunta il 21 marzo 1990). Il ritiro dall'Etiopia era stato completato nell'autunno 1989.

Gli ultimi anni Ottanta videro un aumento delle difficoltà economiche, anche in relazione alla caduta dei prezzi internazionali del petrolio che, ottenuto da Mosca (in quantità superiori alle necessità de L'Avana) a prezzi politici e riesportato a prezzi di mercato, aveva costituito per C. una delle principali fonti di valuta straniera. Ne seguì un'ulteriore crescita della dipendenza dall'URSS e dagli altri paesi del COMECON (sia in termini di scambi commerciali che di indebitamento estero), mentre le riforme introdotte da Gorbačëv e i rivolgimenti verificatisi nel 1989 in Europa orientale tendevano a rimettere in discussione la politica degli aiuti e degli accordi preferenziali tra gli stati membri dell'organizzazione e a sostituirvi rapporti basati sul libero mercato. Nonostante che durante la visita di Gorbačëv a C. dell'aprile 1989 (la prima al massimo livello dopo quella di Brežnev nel 1974) fosse stato stipulato un trattato venticinquennale di amicizia e cooperazione con l'URSS, gli avvenimenti internazionali successivi accentuarono le preoccupazioni e il dissenso de L'Avana nei confronti della nuova politica sovietica, anche in relazione alla persistente tensione con Washington (che manteneva l'embargo verso C.) e al rinnovato protagonismo statunitense in America Centrale (invasione di Panama nel dicembre 1989, seguita in febbraio dalla sconfitta dei sandinisti nelle elezioni in Nicaragua). Tale dissenso si manifestò anche, durante la crisi del Golfo Persico, nel voto contrario di C., in seno al Consiglio di sicurezza dell'ONU, su alcune delle risoluzioni concordate tra le superpotenze, e in particolare la n. 678 del 29 novembre 1990, che autorizzava l'uso della forza contro l'῾Irāq.

La dissoluzione del COMECON nel 1991 ha accentuato il peso preponderante dei rapporti economici con l'URSS, la quale, pur rinnovando alla fine del 1990 gli accordi bilaterali con C., ne ha ridotto la scadenza a un anno (contro i cinque precedenti) e ne ha avviato una radicale revisione; tali sviluppi sembrano destinati ad aggravare le difficoltà de L'Avana, che dal 1990 ha varato misure di razionamento dei generi di prima necessità. Nel settembre 1991 Mosca ha annunciato la decisione di ritirare i propri consiglieri militari da C., mentre gli USA hanno ribadito il rifiuto di restituirle Guantánamo, dove dal 1903 hanno installato una base navale.

Bibl.: C. Mesa-Lago, The economy of socialist Cuba: a two-decade appraisal, Albuquerque (New Mexico) 1981; Cuba in Africa, a cura di C. Mesa-Lago e J. S. Belkin, Pittsburgh 1982; The new Cuban presence in the Caribbean, a cura di B. B. Levine, Boulder (Colorado) 1983; C. Brundenius, Revolutionary Cuba: the challenge of economic growth with equity, ivi 1984; H. Thomas, The Cuban revolution: twenty five years later, ivi 1984; H. M. Erisman, Cuba's international relations: the anatomy of a nationalistic foreign policy, ivi 1985; P. S. Falk, Cuban foreign policy: Caribbean tempest, Lexington (Massachusetts) 1985; M. M. Dymally, J. M. Elliot, Cuba in transition: a new force in the western hemisphere, San Bernardino (California) 1986; W. S. Smith, The closest of enemies: a personal and diplomatic history of US-Cuban relations since 1957, New York 1987; M. H. Morley, Imperial state and revolution: the United States and Cuba, 1952-1986, ivi 1987; Cuba's socialist economy toward the 1990s, a cura di A. Zimbalist, Boulder (Colorado) 1987; L. A. Pérez, Cuba: between reform and revolution, New York 1988; Cuba. Trente ans de révolution, a cura di M. Lemoine, Parigi 1988; J. I. Dominguez, To make a world safe for revolution. Cuba's foreign policy, Cambridge (Mass.) 1989; J. Habel, Ruptures à Cuba, Montreuil 1989; S. Kaufman Purcell, Cuba's cloudy future, in Foreign Affairs, vol. 69, 3, Summer 1990; L. A. Perez, Cuba and the United States: ties of singular intimacy, Athens (Georgia) 1990.

Per ulteriori indicazioni, v. america, bibl.: America Centrale e Caribi, in questa Appendice.

Letteratura. - Come spesso è accaduto in altri paesi latinoamericani che avevano visto la propria letteratura uscire dai confini nazionali grazie alla presenza di scrittori di grande rilievo, anche a C. autori della statura di Carpentier, Cabrera Infante, Lezama Lima e Sarduy offuscano la fama degli scrittori delle generazioni successive.

Tra le opere della fine degli anni Settanta ricordiamo La consagración de la primavera (1979), seguito da El arpa y la sombra (1979; trad. it., 1981), entrambi di A. Carpentier. Nel suo ultimo romanzo egli offre una rilettura parodica degli aspetti privati della vita del grande navigatore Colombo, cui la finzione conferisce, dissacrando il mito, un alone di sogno. Sempre negli stessi anni vedono la luce alcune delle opere di maggiore rilievo di G. Cabrera Infante (v. in questa Appendice) e nel 1978 viene pubblicato postumo Oppiano Licario (trad. it., 1981) di J. Lezama Lima. Con Maytreya (1978) e Colibrí (1983), S. Sarduy consolida il successo ottenuto con Cobra (1972).

Non vanno tuttavia dimenticati scrittori come E. Desnoes (n. 1930) e H. Arenal (n. 1927), le cui opere vertono fondamentalmente su tematiche legate alla rivoluzione del 1959 che aveva liberato il paese dalla dittatura di Batista. Su questa stessa linea operano autori come J. Soler Puig e H. H. Pereira. Un cenno particolare meritano N. Fuentes (n. 1943), autore di Condenados de Condado (1968), e R. Arenas, che dopo lo sperimentalismo di Celestino, el ángel del alba (1976), ricostruisce in Un mundo alucinante (1969) la straordinaria vita dell'ideologo messicano del sec. 19° fray Servando Teresa de Mier. Tra le sue ultime opere ricordiamo El palacio de las blanquísimas mofetas (1980) e la raccolta di racconti Terminó el desfile (1981).

Il numero degli scrittori che hanno acquisito fama nazionale è notevole, come notevole è l'impulso dato alle iniziative culturali in genere. Tra gli autori che si sono affermati vale la pena di menzionare L. Otero (n. 1932), del quale si ricordano La situación (1963), Pasión de Urbino (1966) e En ciudad semejante (1970); M. Cofiño, che ne La última mujer y el próximo combate (1971) ricrea letterariamente le contraddizioni e i dubbi del dopo rivoluzione; C. Leante (n. 1928), autore di numerosi romanzi fra cui Padres e hijos (1967), Muelle de caballería (1973) e delle raccolte di racconti Tres historias (1977) e Propiedad horizontal (1979); S. Chaple (n. 1931), critico letterario e romanziere di buon rilievo.

Una collocazione più internazionale si guadagna A. Benítez Rojo con le raccolte di racconti Tute de Reyes (1967) e Escudos de hojas secas (1968). Benítez Rojo ha continuato a privilegiare il racconto, e nel 1976 pubblica Heroica, raccolta di nove storie che ruotano intorno a un tema centrale: il problema della coscienza dell'individuo di fronte alle contraddizioni della società. M. Pereira offre con El Comandante Veneno un esempio di denuncia politica più che di espressione letteraria compiuta. Oltre a questi citati, altri autori di rilievo sono: J. Saruzky, A. Montaner, N. Navarro e G. Eguren.

Il processo rivoluzionario porta all'affermazione di numerosi gruppi che si aggregano intorno al teatro nazionale fondato nel 1959; tra gli autori più rappresentativi ricordiamo V. Piñeira, autore di Dos viejos Pánicos (1967), o anche drammaturghi come C. Felipe (1914-1975) ed E. R. Ferrer (n. 1925); nessuno comunque, neanche H. Quintero che ottiene un buon successo nel resto dell'America Latina, riesce a guadagnarsi fama intercontinentale come J. Triana (n. 1932).

Numerosi sono i poeti cubani che completano il quadro culturale dell'isola: figure di grande rilievo come quella di J. Lezama Lima, intorno a cui si riuniscono gruppi che danno vita a movimenti dei quali il più importante è quello conosciuto col nome di trascendentalismo, tutti collaboratori della nota rivista Orígenes. Di Lezama Lima ricordiamo la raccolta Poesía completa del 1970. Altri poeti di indiscutibile valore sono: C. Vitier (n. 1921), F. G. Marruz (n. 1923), J. Marinello (1898-1977), M. Navarro Luna (1894-1966), R. Pedroso (1897-1983). Tra i più giovani si ricordano R. Fernández Retamar (n. 1930), conosciuto anche come saggista, e F. Jamis, prematuramente scomparso agli inizi del 1989.

Bibl.: H. Alvarez G., La narrativa en revolución, in Revolución y cultura, L'Avana, aprile 1976; S. Chaple, Panorama de la cuentística cubana, in Estudios de literatura cubana, ivi 1980; G. Bellini, Historia de la literatura hispanoamericana, Madrid 1985, pp. 472-88, 624-30, 659-65.

Arte. - Dal 1959, all'interno del nuovo sistema socialista di C., l'arte ha trovato una nuova collocazione. Nell'art. 38 della Costituzione varata nel 1976 è scritto che "le forme di espressione artistica sono libere". Coerente con la volontà di foggiare una società nuova, il regime di Castro ha cercato di potenziare i mezzi di espressione che più agevolmente arrivano al pubblico, come l'incisione e il disegno: espressioni che garantiscono l'innalzamento del gusto estetico popolare e forniscono un originale contributo alla massiccia campagna di alfabetizzazione iniziata nel 1961. Nell'ottica di diffondere la cultura rientrano le vallas, enormi cartelli strutturati secondo il gusto grafico sviluppatosi a C.: realizzati a mano, alcuni effigiano eroi rivoluzionari. Le espressioni artistiche più tradizionali hanno trovato, comunque, il modo di integrarsi ai processi collettivi in lavori interdisciplinari (architettura, pittura, scultura, poesia, di cui è esempio l'Ambasciata di C. a Città di Messico, inaugurata nel 1976) e in realizzazioni che incorporano anche fotografia, cinema, suono.

Nel 1961 il primo congresso dell'UNEAC (Unión de Escritores y Artistas de Cuba ) si pone la necessità di recuperare la tradizione autoctona: un nazionalismo attivo, che già dal nuovo assetto castrista ha dalla sua parte artisti maturi che sono tra gli iniziatori della pittura moderna cubana, la quale ha preso avvio nel 1927 con il ritorno da Parigi di Víctor Manuel, il cui cognome è García (1897-1969), che importa una pittura vicina a Gauguin e ai fauves. Nel 1977 il Museo Nacional di L'Avana realizza una mostra commemorativa della Exposición de Arte Nuevo, tanto importante per il cambiamento di rotta dell'arte cubana, che si era tenuta a L'Avana cinquant'anni prima, nel maggio 1927, patrocinata dalla Revista de Avance, alla quale partecipò Víctor Manuel con altri innovatori, contrari alla linea conservatrice dell'Academia de Bellas Artes de San Alejandro di L'Avana (fondata nel 1818).

Fin dall'inizio dell'esperienza modernista anche la Sociedad Cultural Lyceum ha costituito un fermo appoggio per gli innovatori, incoraggiandoli con varie iniziative ed esponendo le loro opere. Nel 1935 nasce il Salón Nacional de Pintura y Escultura.

Altri iniziatori dell'arte moderna cubana sono: A. Peláez (1896-1968), seguace del cubismo, che nel periodo della serie di quadri Vitrales s'ispira ai vetri colorati disposti a mo' di ventaglio negli archi a tutto sesto sopra porte e finestre di vecchie case de L'Avana (la galleria d'arte nel parco Lenín a L'Avana porta oggi il suo nome); E. Abela (1891-1965); C. Enríquez (1900-1957); M. Pogolotti (1902-1988). Alcuni di loro, dal 1947 al 1950, avevano contribuito a dar vita all'APEC (Agrupación de Pintores y Escritores Cubanos), che si proponeva di affrontare problematiche nazionali. W. Lam (1902-1982) ne è stato membro: il suo surrealismo vagamente cubista rappresenta in modo magistrale gli innesti che danno origine alla cultura cubana, nella quale la componente africana ha forte predominanza. Le arti figurative raccolgono questa componente nella luminosità cromatica, nei ritmi tambureggianti delle composizioni, nella schietta manualità. Il quadro di Lam, La giungla, al Museum of Modern Art di New York, segna negli anni Quaranta il raggiungimento di questa sintesi.

La Escuela de Plata, che riunì i pittori C. Bermúdez (n. 1914), M. Carreño (n. 1913), Mariano (pseud. di Mariano Rodriguez, 1912-1990), R. Portocarrero (n. 1912), F. Orlando (n. 1911) e L. Martínez Pedro (1910-1989), è stata dal 1937 alla fine degli anni Quaranta la base della scuola di pittura de L'Avana, assumendo temi cubani e utilizzando elementi figurativi della propria tradizione.

Nel primo lustro degli anni Cinquanta, Carreño è uno dei principali esponenti della pittura astratta-geometrica a C.; in un certo senso è l'iniziatore dell'astrattismo; poi si stabilisce in Cile. S. Darié (n. 1908), romeno di origine, opera in quegli anni nel campo dell'arte Madì, movimento geometrico originario dell'Argentina, e capeggerà in seguito le ricerche cinetiche. Il Grupo de los Once (pittori e scultori giovani) porta nello stesso periodo una benefica ventata di rinnovamento; tra i suoi componenti figurano H. Consuegra (n. 1930), R. Milián (n. 1914), A. Vidal (n. 1928), F. Jamís (n. 1930), che è anche scultore e poeta. Il gruppo andrà poi allargandosi, assumendo il nome di Pintores Jóvenes Contemporáneos. M. Cerra (1904-1986) è stata una protagonista di questo periodo.

Gli anni Cinquanta si caratterizzano soprattutto per il fervore con il quale gli artisti approfondiscono il loro linguaggio visivo: il periodo della dittatura di Batista (1952-1961) li spinge infatti a isolarsi nella ricerca; mentre, all'indomani della vittoria rivoluzionaria, essi si riversano sulle tematiche originate dal movimento: è il caso, tra gli altri, di Mariano, di Jamís, di S. Cabrera Moreno (n. 1923), di O. Yanes (n. 1926).

La scultura a C. ha conosciuto, come un po' dovunque, un processo evolutivo più rallentato di quello della pittura.

A. Lozano (n. 1912), parte integrante del gruppo La Escuela de Plata, è uno dei primi ad attuare un rinnovamento delle forme. Dal gruppo de Los Once proviene invece A. Cárdenas (n. 1927), che, trasferitosi nel 1955 a Parigi, continua a mantenere l'impronta cubana in forme suggestivamente sensuali. Nel 1978 si realizza il iv Encuentro Nacional de Escultores a Las Tunas, città che promuove un Salón per la scultura e nella quale alcuni artisti, come R. Longa (n. 1912), hanno realizzato lavori nello spazio urbano.

Fino all'avvento di Castro, la vita culturale è concentrata a L'Avana; da quel momento si pianifica l'attività di una rete di gallerie per la diffusione dell'arte in provincia, ed è preposta al compito la Dirección de Artes Plásticas (sezione della Dirección de Cultura, dal 1976 Ministerio de Cultura). Da segnalare è anche l'istituzione di scuole d'arte distribuite nell'isola. Vedi tav. f. t.

Bibl.: L. de Soto, Esquema para una indagación estilística de la pintura moderna cubana, allegato della rivista Universidad de La Habana, 1945; Id., La escultura en Cuba, L'Avana 1945; G. Lauderman, Factores estilísticos de la escultura cubana contemporánea, ivi 1951; Catalogo della Biennale di Venezia 1951, Venezia 1951; L. de la Torriente, Estudio de las artes plásticas en Cuba, L'Avana 1954; Catalogo della Biennale di Venezia 1966, Venezia 1966; AA. VV., Enciclopedia del arte en América, 5 voll., Buenos Aires 1968; M. de Castro, El arte en Cuba, Miami 1970; A. de Juan, Pintura cubana: temas y variaciones, L'Avana 1978; Id., Las artes plásticas en Cuba socialista, in La cultura en Cuba socialista, ivi 1982, pp. 35-62; S. Montealegre, Alcuni apporti dell'arte visiva latino-americana a quella europea, in Terzo Occhio, xii (1986), 2 (39), pp. 24-27; 3 (40), pp. 40-43; 4 (41), pp. 17-20.

Architettura. - Gli sforzi compiuti dalle autorità, negli anni successivi alla rivoluzione, per far fronte al pressante problema della mancanza di abitazioni si erano rivelati inefficaci a causa di scelte tecniche non calibrate sulle reali condizioni in cui si doveva operare: in particolare il programmato uso su larga scala della prefabbricazione si era arenato di fronte alla mancanza di infrastrutture e di tecnici qualificati. All'inizio degli anni Settanta si assiste così al tentativo di introdurre criteri più rispondenti alle strutture tecnico-costruttive effettivamente disponibili attraverso la costituzione delle ''microbrigate''.

Queste sono formate da un gruppo di almeno 32 lavoratori senza particolari qualifiche che vengono distolti dalla loro normale attività produttiva per essere utilizzati nella costruzione di case, con sistemi semiartigianali, sotto la direzione tecnica di professionisti. Questo primo adeguamento della politica edilizia ha consentito di incrementare notevolmente le capacità produttive nel settore, passando da una spesa di 329 milioni di pesos nel 1970 a oltre un miliardo nel 1980.

Persistendo tuttavia notevoli carenze, nel dicembre 1984 viene varata una diversa strategia denominata "por propio esfuerzo" nell'ambito della nuova "Ley de Vivienda" (legge per l'edilizia residenziale), che dà anche agli inquilini la possibilità di riscattare le case di proprietà statale.

L'obiettivo di tale nuova impostazione è di agevolare la realizzazione diretta degli edifici da parte di singoli o di cooperative: a questo scopo viene fornito un appoggio tecnico tendente a migliorare la qualità di tali manufatti artigianali che, nell'anno precedente all'emanazione della legge, raggiungevano un numero sette volte superiore a quello delle costruzioni eseguite integralmente da imprese statali.

Contemporaneamente a questa situazione di persistenza diffusa di metodologie tradizionali, tra la fine degli anni Settanta e la prima metà del decennio successivo, si continua, attraverso la realizzazione di opere di maggiore rilievo, la sperimentazione delle strutture prefabbricate: è il caso del Centro de Investigaciones de Sanidad Animal a L'Avana, opera di O. Pairol, e del Palazzo Centrale dei Pionieri del Parco Lenin nella stessa città, dove N. Garmendía applica con efficacia la metodologia, comune ai più qualificati architetti cubani contemporanei, consistente nell'integrazione fra tecnologie costruttive avanzate ed elementi tipologici ricorrenti nell'isola, quali cortili e porticati.

Analoghi i criteri ispiratori del Palazzo dell'Assemblea, progettato da A. Quintana Simonetti, dove l'essenziale impostazione geometrica del complesso si coniuga con i materiali dell'architettura coloniale. Nell'Istituto superiore di scienze agrarie, sempre a L'Avana, viene elusa la ripetitività potenziale della griglia modulare attraverso dislivelli del terreno che articolano in profondità gli spazi aperti tra i volumi costruiti. Da segnalare ancora per l'analoga tensione sperimentale l'albergo Pasacaballos di M. Girona, il ristorante La Ruina a L'Avana, di J. Galván, e l'ambasciata di C. in Messico, di F. Salinas.

Un interessante elemento di novità nel panorama culturale cubano degli anni Ottanta è costituito dall'avvio sistematico di ambiziose operazioni di restauro che coinvolgono i più importanti insediamenti urbani antichi dell'isola: Trinidad, Sancti Spíritus, Camagüey, Santiago de C., Bayamo. Il caso più importante è quello del centro storico della capitale, La Habana Vieja, inserito nel 1982 dall'UNESCO nell'elenco del patrimonio mondiale.

Il programma di restauro urbanistico predisposto nel 1981, dopo cinque anni di lavoro, da un gruppo di professionisti del Dipartimento dei monumenti del ministero della Cultura coordinato dall'architetto E. Capablanca, costituisce, insieme al ''sistema verde'' esteso su 1400 ha confinanti con la città, l'elemento più qualificante del piano regolatore del 1983.

La parte storica dell'abitato nei decenni scorsi aveva raggiunto livelli di estremo degrado: in tempi recenti l'innesco di attività culturali negli edifici già recuperati ha dato l'avvio all'operazione di valorizzazione urbanistica globale, la cui conclusione è prevista per gli inizi del prossimo secolo.

I primi interventi sono stati eseguiti su alcuni dei monumenti più significativi dell'epoca coloniale: la Casa dei Conti di Jaruco, il Convento di Santa Chiara, il Palazzo dei Capitani generali e il Templete. La fase successiva prevede il restauro di interi isolati attraverso il risanamento del tessuto edilizio minore anche con la riproposizione delle parti distrutte. Terminati i lavori nella Plaza de la Catedral, nella Plaza de Armas e nella Calle Obispo, si sta attuando la ristrutturazione della Plaza Vieja. Gli evidenti risultati positivi raggiunti da tale operazione sono tuttavia parzialmente offuscati dall'eccessivo zelo nelle ricostruzioni, estese anche ai dettagli d'arredo, che in qualche caso conferiscono agli ambiti urbani interessati l'aspetto di una scenografia teatrale.

Bibl.: G. Fiorese, Architettura e istruzione a Cuba, Milano 1980; Casabella, 466, febbraio 1982 (numero monografico dedicato a Cuba); R. Segre e R. Lopez Rangel, Architettura e territorio nell'America Latina, Milano 1982; La Habana Vieja, in Arquitectura Cuba, 355-56, gennaio-agosto 1983 (numero monografico); AA. VV., Convento de Santa Clara, L'Avana 1985; A. Soccol, La Habana Vieja, in Abitare, 249, novembre 1986.

Musica. - La prima orchestra sinfonica attiva a C., la Orquesta Sinfónica de la Habana, è stata fondata nel 1922 da G. Roig ed E. Lecuona, ed è rimasta attiva fino agli anni Quaranta. Due anni dopo venne istituita la Orquesta Filarmónica diretta da P. Sanjuán e, a partire dal 1932, da A. Roldán, i quali hanno contribuito a farne un'istituzione primaria nello sviluppo della vita musicale cubana.

Nel 1931 M. Muñoz de Quevedo ha dato vita alla Sociedad Coral de la Habana, e nel 1934 è stata la volta della Orquesta da Cámara de la Habana, restata in vita fino al 1952. Dopo la rivoluzione, il nuovo governo ha istituito l'Orquesta Sinfónica Nacional (1960), sotto la direzione di E. Gonzáles Mántici, cui sono venuti ad affiancarsi l'Orquesta da Cámara Nacional, il Coro Polifónico Nacional e il Cuarteto Nacional, le cui attività si sono interrotte nel 1965. Nel 1962 sono stati ufficialmente riconosciuti l'Orfeón Santiago, diretto da E. Silva, e il Coro Madrigalista di Santiago, diretto da M. García. Nuovi gruppi da camera sono sorti più tardi, come il Cuarteto Amadeo Roldán. Nel 1964 venne istituita l'Orquesta Nacional de Ballet y Opera.

Per ciò che riguarda l'istruzione musicale, dopo la rivoluzione i conservatori privati sono stati interamente nazionalizzati, altri ne sono sorti sempre sotto il controllo dello stato, come l'Alejandro García Caturla di Marianao e il Guillermo Tomás di Guanabacoa. In quegli stessi primi anni Sessanta le sei province cubane sono state dotate di scuole di musica locali, mentre a livello nazionale grande importanza hanno ricoperto la Escuela Nacional de Musica (1962), e la Escuela de Canto Coral (1963) presso il conservatorio A. Roldán. Nel 1971 è stato fondato il Museo Nacional de la Música cubana.

Tra i compositori più rappresentativi dei primi decenni del secolo figurano G. Tomás (1863-1933) ed E. Sánchez de Fuentes (1874-1944), che si richiamano all'indirizzo nazionalista; in particolare Tomás ha svolto un'attività preziosa attraverso la creazione di organismi musicali e la divulgazione di opere di autori europei fino ad allora sconosciuti nel suo paese.

Nel corso degli anni Venti si affermarono due tra le figure più significative della musica cubana di questo secolo: A. Roldán (1900-1939) e A. García Caturla (1906-1940), entrambi allievi del compositore spagnolo P. Sanjuán.

Roldán è stato il fondatore del Cuarteto de la Habana (1927) e ha svolto un lavoro notevole alla guida dell'Orquesta Filarmónica. Tra le sue opere più importanti vengono ricordate le composizioni per orchestra Oberturas sobre temas cubanos (1925), Tres pequeños poemas (1926), la Rebambaramba (1928), El milagro de Anaquillé (1929) e Tres toques (1931). Della vasta produzione di Caturla, viene considerata maggiormente rappresentativa l'opera sinfonica La rumba (1933-34); accanto ad essa figurano altri lavori sinfonici, come Yamba-O (1928-31) e Obertura cubana (1938-39).

Roldán e Caturla sono gli iniziatori del cosiddetto ''afrocubanismo'', un indirizzo attraverso il quale le tradizioni musicali cubane furono compiutamente rinnovate; le loro opere conobbero a partire dagli anni Trenta una buona accoglienza nelle città europee e del continente americano. In questa fase di rinnovamento si inserisce la figura di J. Ardévol (n. 1911), compositore di origine spagnola, trasferitosi a C. nel 1930, il quale riuscì a formare diverse generazioni di musicisti cubani.

La sua esperienza di compositore passa attraverso diverse tappe: da quella sperimentale (atonalismo e dodecafonia) alla neo-classica e neo-nazionalista negli anni Quaranta e Cinquanta, fino all'adesione al serialismo e post-serialismo negli anni Sessanta. A quest'ultimo periodo appartengono opere come la cantata La Victoria de Playa Guiron, la Musica para guitara y pequeña orquesta e la cantata Che Comandante.

Sulla musica cubana degli ultimi decenni ha avuto una notevole influenza anche l'esperienza compositiva di alcuni autori che nel 1942 si riunirono sotto la guida di Ardévol per dar vita al Grupo de Renovación Musical: tra essi occorre ricordare soprattutto H. Gramatges (n. 1918), E. Martín (n. 1915) e J. Orbón (n. 1925), le cui opere, accanto a quelle dei maestri, furono accolte con successo nei più importanti festival internazionali d'Europa e d'America tra gli anni Quaranta e Cinquanta. È attraverso la loro scuola che intorno alla metà degli anni Cinquanta venne alla ribalta una nuova generazione di compositori, nella quale spiccano le personalità di C. Fariñas (n. 1934) e L. Brouwer (n. 1939).

Brouwer in particolare costituisce la figura ancor oggi maggiormente rappresentativa della musica cubana dell'ultimo periodo. Direttore dell'ICAIC (Departemento Experimental del Instituto Cubano de Arte e Industria Cinematográficas), presso il quale ha fondato nel 1970 il Grupo de Experimentación Sonora, si è rifatto sia al serialismo che al post-serialismo, facendo uso di procedimenti aleatori nelle sue composizioni più recenti, tra le quali occorre ricordare Metáforas del Amor, per chitarra e nastro magnetico (1974), il Concerto per violino e orchestra (1976) e la sinfonia La Región más transparente (1976-77).

Tra i compositori più giovani occorrerà ricordare infine C. Malcolm (n. 1945), J. Loyola (n. 1941), C. Alvarez Sanabria (n. 1945) e J. Marquez (n. 1945).

Bibl.: J. Ardévol, Introdución a Cuba: la música. Siglo XVI-XX. Organismos y sociedades de conciertos - Interpretes, L'Avana 1969; G. Behague, Music in Latin America: an introduction, Englewood Cliffs 1979; H. Orovio, Diccionario de la música cubana. Biográfico y Técnico, L'Avana 1981.

Cinema. - Il cinematografo Lumière arriva a C. nel 1897 per opera di un francese, G. Veyre, cui si devono le prime vedute girate nel paese. Il commercio cinematografico prende piede rapidamente fin dall'inizio del 20° secolo e negli anni Dieci si sviluppa una discreta produzione di film a soggetto.

E. Díaz Quesada, autore del primo lungometraggio di finzione Manuel García (1913), rappresenta la personalità più rilevante del periodo muto, realizzando pellicole di carattere storico-patriottico basate su personaggi della storia cubana e successivamente una serie di film su temi di scottante attualità come El tabaquero de Cuba (1918), La Zafra (1919) e Arroyto (1922), sua ultima pellicola. Su un altro versante, lontano dai temi sociali, opera invece R. Peón, che può essere considerato il secondo padre della cinematografia cubana. A lui si devono Realidad (1920) e La Virgen de la Caridad (1930), ultimo lavoro prima di emigrare a Hollywood e in Messico.

Nel 1937 esce il primo lungometraggio sonoro, La serpiente roja, firmato da E. Caparros, che ha per soggetto le avventure di un poliziotto cinese. Ma il cinema cubano è ormai in netto declino: alla schiacciante produzione hollywoodiana che ha invaso il mercato dopo la prima guerra mondiale si unisce, con l'avvento del sonoro, l'assalto dei film messicani. La casa di produzione PECUSA, costituita da Peón dopo il suo ritorno a C., è la prima a lavorare su basi industriali moderne, specializzandosi in confezioni di genere, soprattutto commedie musicali realizzate sul modello hollywoodiano e messicano.

Alla fine degli anni Quaranta il governo di Socarrás fonda una Banca del cinema e si costruiscono gli Estudios Nacionales diretti da M. Alonso, autore del più importante film del periodo, Siete muertos a plazo fijo (1949), un thriller girato alla maniera hollywoodiana. Sempre Alonso diventerà successivamente il capo dell'Istituto nazionale per lo sviluppo dell'industria cinematografica, creato da Batista nel 1955. Tuttavia fino alla rivoluzione del 1959 il cinema cubano, caduto definitivamente in mano ai mercati stranieri, non realizza niente di cospicuo, eccetto nel campo della produzione non ufficiale, amatoriale e d'avanguardia, sviluppatasi a partire dalla prima metà degli anni Quaranta. In quest'ambito si formano, oltre allo spagnolo N. Almendros, i futuri protagonisti del cinema rivoluzionario: J. García Espinosa e T. Gutiérrez Alea, che nel 1956 girano El megano, un mediometraggio di denuncia proibito dal regime.

Solo tre mesi dopo la rivoluzione, nel marzo 1959, viene promulgata da F. Castro la legge sulla cinematografia, in base alla quale si fonda l'ICAIC (Instituto Cubano de Arte e Industria Cinematográficas, sotto la direzione di A. Guevara) che segna la nascita del nuovo cinema cubano. In pochi anni si arriva alla completa nazionalizzazione di tutto il processo cinematografico controllato dall'ICAIC e si crea una fitta rete di strutture professionali e culturali: oltre alla scuola di preparazione teorica e tecnica, la cineteca, il museo del cinema, molti cineclub, cinema mobili che garantiscono la diffusione capillare in tutto il paese, infine la storica rivista Cine Cubano, ancora attiva. Sull'onda della rivoluzione arrivano a C. molti cineasti stranieri: J. Ivens, R. Karmen, Ch. Marker, A. Gatti, C. Zavattini. In questo clima di grande movimento e crescita culturale lavorano Gutiérrez Alea (Historias de la revolución, 1960; Las doces sillas, 1962; Muerte de un burócrata, 1966), García Espinosa (El joven rebelde, 1961; Las aventuras de Juan Quin Quin, 1967), J. Massip (Guantanamo, 1965-67) e altri che praticano e teorizzano un cinema di impegno non dogmatico, capace di rappresentare criticamente il processo rivoluzionario in corso.

Nel 1966 esordisce H. Solas con Manuela, un mediometraggio a soggetto ispirato alle reali vicende di una ragazza del popolo che si unisce alla guerriglia rivoluzionaria per vendicare la madre assassinata dai batistiani e a poco a poco scopre l'amore e la coscienza politica. Il suo film successivo, Lucía (1968), è un triplice ritratto della donna cubana ambientato in epoche diverse: la fine del secolo, gli anni Trenta e gli anni Sessanta. Nello stesso periodo escono anche Memorias del subdesarrollo (1968) di Gutiérrez Alea, sulla crisi di un intellettuale borghese che non è riuscito a integrarsi nel processo rivoluzionario, Odisea del general José (1969) di J. Fraga, che ha per soggetto la guerra di indipendenza del 1895, e La primera carga al machete di M. O. Gomez, che racconta con la tecnica del film-inchiesta un altro fatto storico, lo scontro tra gli Spagnoli e i patrioti nel 1868.

Alla produzione di fiction si accompagna un'intensa attività documentaristica in cui si segnalano S. Alvarez e A. Roldán.

Negli anni Settanta, diminuita la spinta propulsiva della rivoluzione, predomina un cinema di ricostruzione storica ad opera di S. Giral, E. Pineda Barnet e M. Perez. Tuttavia non si esaurisce, e anzi si rinnova negli anni Ottanta, l'attitudine all'osservazione critica dei problemi della società in trasformazione che rappresenta il tratto caratterizzante della produzione cubana. Mentre aumentano gradualmente la media dei film nazionali prodotti negli ultimi tempi e il numero delle coproduzioni, continuano a lavorare quasi tutti i vecchi maestri e si affermano nuove personalità come J. C. Tabio, R. Diaz, D. Torres, G. Orlando, L. F. Bernaza, C. R. Diego, V. Casaus e altri.

Bibl.: G. Hennebelle, A. Gumucio-Dagron, Les cinémas de l'Amerique latine, Parigi 1981; AA.VV., Teorie e pratiche del cinema cubano, Venezia 1981.

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